Pasquarelli contro Amato «L'azienda non è in crisi» di Maria Grazia Bruzzone

Pasquarelli contro Amato «L'azienda non è in crisi» Coro di no a Palazzo Chigi: niente commissario in Rai Pasquarelli contro Amato «L'azienda non è in crisi» ROMA. Un commissario alla Rai? Il giorno dopo l'intervista di Amato a Mixer, l'azienda tutta insorge, con alla testa il direttore generale. «Governo e Parlamento decidano quel che vogliono, ma la Rai non è affatto in crisi. Vince in ascolto e sul piano economico è in equilibrio», dichiara Pasquarelli. E in un eccesso di zelo difensivo, il direttore di Rail Carlo Fuscagni rilancia: «Perché allora non commissariare anche la Fininvest, ben più indebitata della Rai?». Eppure, il presidente del Consiglio conferma. «La mia era la risposta a una domanda, non un indirizzo di governo: però, a pensarci bene, non è che sia una follia. Anche se - aggiunge - questa è una materia che, l'ho detto fin dall'inizio, ò bene che sia trattata dal Parlamento». Poi Amato, «a titolo personale», spiega: «Se uno dicesse che la Rai è da commissariare, darebbe una sensazione sbagliata che non vorrei mai dare. Ma se si pensa che quel che il Parlamento si accinge a fare è dare alla Rai un consiglio di amministrazione fatto di galantuomini della cultura, deve dire che questo è un bene perché è il futuro. Fra un anno. Nel frattempo, un commissario potrebbe consegnare l'azienda a questi galantuomini in una condizione di maggiore efficienza». Ma intanto la bomba è partita, innescando reazioni a cate¬ na. Pasquarelli, solitamente silenzioso, parte in quarta snocciolando cifre: «L'ascolto dei tg Rai supera la concorrenza di quasi 3 volte. I programmi Rai distaccano di 3 punti gli avversari sia nelle ore di massimo ascolto sia durante l'arco della giornata. Rail è la rete più vista in Italia e la seconda in Europa. L'indebitamento medio aziendale è sceso l'anno scorso da 1400 a 1200 miliardi. La Rai l'anno scorso era in attivo e quest'anno chiuderà in equilibrio. E questo con un personale ridotto di 500 unità, e malgrado paghi un canone di concessione di 160 miliardi contro il miliardo della concorrenza». Dentro la Rai, il commissario non piace nemmeno a Pippo Baudo e a Gad Lerner. «Bisogna vedere se non si tratta piuttosto di un liquidatore, - scherza il conduttore di "Partita Doppia" la Rai in questo momento è in grande ripresa e non si fa che parlare di crisi». E il conduttore di «Milano Italia»: «La storia del commissariamento mi ha ricordato molto la richiesta dello stesso Amato di pieni poteri per risanare l'economia italiana. Soluzioni che rappresentano una cultura di governo autoritaria e di destra, nonostante vengano da un uomo di sinistra». E Arbore: «Almeno, ridateci Biagio Agnes». D'accordo con Amato è invece il direttore di Rai2, il craxiano (oggi tiepido) Gianpaolo Sodano, che chiosa: «Amato ha parlato di un necessario mutamento dell'assetto che presuppone un momento transitorio, durante il quale un organo straordinario con poteri straordinari possa procedere alla ristrutturazione». Un'eccezione? Fuori dall'azienda i «no» sono un coro, dalla de al pds, ai Verdi, ai liberali, a Rifondazione, al msi. Contraria anche la federazione della Stampa, il cui segretario Santerini scrive ad Amato ricordandogli che «la Rai non è l'Efim». Il ministro delle Poste Pagani, psdi, rifiuta di considerare quella di Amato una proposta: «E' solo una considerazione, che comunque deve scontare un passaggio parlamentare», si limita a dire. Tanta ostilità sorprende Giorgio La Malfa, alleato inatteso. «Che lo facciano il commissario, vedremo come sarà. E' sconfortante che proprio quando il presidente Amato apre un'ipotesi di commissariare la Rai, gli altri si chiudano a testuggine» scrive la Voce. Ma gli stessi socialisti sono discordi. Se Ugo Intini spezza una lancia a favore di Amato, sia pure con riserva. («Una soluzione del genere sarebbe scontata e inevitabile se non si riuscisse rapidamente ad affrontare e risolvere il problema della governabilità della Rai»). Ottaviano Del Turco taglia corto: «Un commissario alla Rai senza regole nuove rischierebbe di essere eterno. E, alla Rai come altrove, sarebbe molto pericoloso». Maria Grazia Bruzzone Il direttore generale della Rai Gianni Pasquarelli difende l'azienda: non serve il commissario1

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