Cinquantamila in piazza a Milano di Susanna Marzolla

Cinquantamila in piazza a Milano Nessun incidente, e i «consigli» chiedono un incontro immediato con Cgil, Cisl e Uil Cinquantamila in piazza a Milano Segnale al sindacato: «E' ora di voltare pagina» MILANO. Soddisfatto? «Caspita», risponde Paolo Cagna, uno dei promotori del «coordinamento dei consigli unitari». Soddisfatto? «Soddisfattissimo», gli fa eco Carlo Ghezzi segretario della Camera del lavoro di Milano. Riuscirà, non riuscirà? Fino a ieri mattina se lo domandavano con un certo patema d'animo. Per lo «sciopero generalizzato» indetto da oltre duecento consigli di fabbrica, iniziativa che ha portato sull'orlo della rottura Cgil, Cisl e Uil, era infatti arrivata la giornata decisiva. Ma quando la manifestazione è partita gli organizzatori hanno tirato un sospiro di sollievo. Che è diventato un aperto sorriso di soddisfazione man mano che il corteo percorreva le strade del centro di Milano. Cinquantamila secondo gli organizzatori, trentamila secondo la polizia. In ogni caso tanti. E soprattutto tanti striscioni dei consigli di fabbrica, di una realtà produttiva disseminata a Milano e in Lombardia. Forse di qualche fabbrica c'era solo una simbolica rappresentanza, ma il consiglio dei delegati ci ha tenuto a portare la sua bandiera. «Questo è stato il carattere della manifestazione che più colpiva - osserva Ghezzi - la presenza unitaria dei lavoratori. Chi, alla vigilia, aveva qualcosa da dire su questo è bene che ora rifletta». Il riferimento è chiaramente a Cisl e Uil che avevano «sconfessato» l'iniziativa. Ma non solo. Il segretario della Cgil milanese ha qualcosa da dire anche al segretario generale aggiunto della sua organizzazione, il socialista Ottaviano Del Turco, che ieri aveva definito «sagra del settarismo» la manifestazione. «Certo che, a Milano, Del Turco non c'era - dice - ma dove l'ha visto il settarismo, dove? Io penso che al di là di tante chiacchiere contino i fatti. C'è stata una grande manifestazione, senza atti concitati, fiera e composta». «Atti concitati» è certo un eufemismo per ricordare le violente contestazioni contro i dirigenti sindacali (Veronese prima, D'Antoni poi) che si erano avvicendati sul palco milanese. Ieri niente di tutto questo: «Che bello essere qua senza tensioni, senza provocazioni», osserva un delegato. E un'altra: «Quando a parlare non sono solo i leader, quando si esprime anche la base non ci sono casini». La base, appunto. Pochi dirigenti, poca enfasi. Un comizio tranquillo cominciato da Giuseppe Ippolito, segretario regionale dei chimici. Della Uil: ha parlato senza neanche un fischio. E poi i delegati di Arden, Maserati e altre fabbriche dove i lavoratori stanno rischiando il posto. Uno sciopero contro le confederazioni? La smentita viene proprio dal palco, quando parla Emilio Colombo, delegato della Maserati: «Non siamo un movimento organizzato; non svuoteremo il sindacato. Siamo qui per dare voce ai lavoratori, per dimostrare che non c'è rassegnazione». Il comizio si tiene vicino alla sede dell'Assolómbarda: è un semplice slargo incapace di accogliere le migliaia di manifestanti. Così il corteo prosegue quasi spontaneamente verso piazza Duomo. Un percorso non preventivato che provoca il blocco del traffico: ma anche in questo caso nessun incidente. In piazza Duomo altro breve comizio, stavolta solo dei rappresentanti il «coordinamento dei consigli», per ricordare che l'obiettivo resta sempre e comunque quello dello sciopero generale nazionale. Per discuterne c'è già un nuovo appuntamento: assemblea il 9 novembre, a Milano. E intanto si chiede un «incontro urgente» con le segreterie confederali. Finito tutto si arrotolano gli striscioni, si torna al lavoro. E si tira il bilancio. Dice Giacinto Botti, del coordinamento: «La manifestazione è riuscita al di là delle previsioni. Alla vigilia eravamo preoccupati perché questi lavoratori stanno sopportando alti costi: sono già decine le ore di sciopero. Invece hanno capito l'importanza dell'iniziativa. Per il sindacato è ora di voltare pagina». Ma Cisl, Uil e l'ala socialista della Cgil, da Roma, fanno sapere che, nonostante il successo dell'iniziativa, la dissociazione resta. «Non mi interessa giudicare se lo sciopero è andato bene o male - dice ad esenti¬ pio Raffaele Morese, segretario generale aggiunto della Cisl era comunque sbagliato». L'unità sindacale resta quindi sul filo: se regge o si frantuma si comincerà a giudicarlo proprio oggi. Dal presidente del Consiglio Amato si ritroveranno infatti i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil: quanto peserà, di fronte al governo, la manifestazione di Milano? Susanna Marzolla Autoconvocati, appuntamento il 9 novembre L'obiettivo è lo sciopero generale: «Nella base non c'è rassegnazione» UHM lo alto la protesta operaia al Nord: a sinistra la manifestazione degli artigiani a Roma

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