Metti fra le macerie una storia di corna di Osvaldo Guerrieri

Metti fra le macerie una storia di corna All'Erba con la Compagnia dell'Atto Metti fra le macerie una storia di corna Interessante regia di Marco Lucchesi per «Il berretto a sonagli» di Pirandello TORINO. Ecco un modo singolare di proporre «Il berretto a sonagli» di Pirandello, commedia di corna e di irriducibile ipocrisia sociale che utilizza il salotto borghese come una graticola. Nello spettacolo diretto da Marco Lucchesi per la Compagnia dell'Atto, in scena all'Erba fino a domenica, il salotto di casa Fiorica non esiste più. Lo scenografo Sergio Tramonti lo ha sostituito con un luogo disastrato, squallidamente vuoto; mattoni bianchi di calce si ammonticchiano contro la parete di fondo squarciata da un ampia breccia, oltre la quale scorgiamo un muro tappezzato di manifesti pubblicitari. Non ci sono arredi scenici. Agli angoli della sala è sistemata qualche sedia. Ma qua e là, poggiate ai muri, si ergono grandi lettere staccate l'una dall'altra: una T, una E, una O spezzata e sghemba. Un teatro, per di più in rovina: ecco dove ci troviamo, nel luogo della simulazione dichiarata, dell'ipocrisia elevata a sistema d'arte. E qui, in questa frana di ruderi, nello sfacelo che può rappresentare anche il nostro presente, si muovono i personaggi di un dramma che gira intorno alle equazioni logiche dello scrivano Ciampa, il quale, tradito nell'onore e non accettando la voce comune secondo cui l'adulterio del cavalier Fiorica è frutto della visionarietà della moglie Beatrice («una pazzia...»), impone alla donna di farsi rinchiudere davvero in manicomio. Soltanto così il proprio onore sarà salvo. Ciampa incarna il conflitto tra verità e menzogna. Con lui l'esse- Renato Campe re e l'apparire sono tutt'uno, non a caso fa vibrare con uguale intensità la corda civile e la corda pazza, quel nodo di opportunismo e di sincerità che lo porterà ad adeguarsi alle convenzioni borghesi e anzi a dominarle senza mai stravolgerle. A questo punto risulta chiaro il carattere fortemente simbolico della scena: quella polvere, quella rovina sono la spia enfatizzata del disastro morale che ci propone Pirandello. Eccessivo? Forse no. Superato il primo sconcerto, la cornice acquista tutto il suo peso e ci mostra gli attori non come presenze naturalistiche ma come marionette (pupi, dice Ciampa) di una società fondata sulla menzogna. Per tutto lo spettacolo r. essi sono sempre t-'ampa visibili in scena, magari seduti in un angolo in attesa del turno. E affrontano i personaggi con indiscutibile impegno. Il Ciampa di Renato Campese se ne sta incastonato in un incavo della breccia, pencola sul palcoscenico come se, da un momento all'altro, dovesse precipitare nell'abisso. Sa essere logico, paradossale e crudele al punto giusto. La Beatrice di Loredana Martinez appare posseduta dalla febbre della donna tradita, dal piglio della dominatrice passa alla sbigottita fragilità di chi si scopre sconfitta. Giustamente untuoso il delegato Spanò affidato a Aldo Puglisi. Completano il cast Zoe Incrocci, Hilde Maria Renzi, Pierluigi Cuomo, Zora Velcova e Francesca Micheli. Applausi per tutti. Osvaldo Guerrieri Renato Campese r. t-'ampa

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