Ornella e gli uomini: una guerra di Marinella Venegoni

Ornella e gli uomini: una guerra La Vanoni è tornata in concerto a Bologna con «Stella Nascente», tre ore di musica e un grande successo Ornella e gli uomini: una guerra E ancora femminismo, complice la Maraini BOLOGNA DAL NOSTRO INVIATO «Mio caro uomo non va/ No, non si mangia la buccia gettando via la mela», canta Ornella Vanoni in «Stella Nascente». Parole antimaschiliste scritte da Mogol, il più classico degli autori, sempre straordinario quando scrive di sentimenti ma non certo sospetto di femminismo. Eppure questo tour della grande Ornella approdato con gran successo al Teatro Medica - è all'insegna del femminismo storico. Omelia non più femme fatale, non più austera e lontana nella sua inappuntabile e rigida eleganza; ma donna-donna con le fragilità e il coraggio, le autoironie, i dolori e gli slanci. Se volete, ò un'immmagine vecchia: gente come Madonna o Sinead O'Connor ha superato questa dimensione per proporsi in modo tanto aggressivo da oscurare il sesso forte. Ognuno cammina con le proprie gambe, e insieme con la propria generazione: la Vanoni fior di diva ha trovato - tardi sulla sua strada una femminista storica, Dacia Maraini, e dai loro discorsi è nata almeno per il palcoscenico questa nuova persona che appare vestita in comodo tailleur pantalone Armani e scarpe basse, a raccontarsi, prendersi in giro, narrare da attrice consumata gli storici strumenti di tortura delle donne imprigionate in reggiseni a balconcino, guèpières, reggicalze. Concetti stravecchi, ma qualcuno ancora si innervosisce a sentirli. Musicalmente è cambiato poco. Però le melodie, gli arrangiamenti e l'interpretazione si sono fatti più soffici; il vulcano dei sentimenti che nel passato esplodeva dai dischi si è ridimensionato, in questo «Stella Nascente» prodotto da Mario Lavezzi, fino ad assumere una grazia più complice e disinvolta. Vanoni & Maraini sono una ben strana coppia. La prima è appena passata dalla zona psi a quella de; la seconda è da sempre militante della sinistra. Politicamente convivono benissimo perché, spiega Omelia, la sua de è quella del rinnovamento; e sulla scena del tour il rigore della scrittrice è come sublimato dalla verve acquisita dalla cantante: la quale nel secondo tempo abbandona il look Armani e riappare in stile Versace: lungo abito rosso con decolletée; e in testa un clamoroso cappellino rosso da sciantosa con tanto di piuma. La platea è scioccata: sarà lei, non sarà lei? Omelia si spazientisce e sbotta: «Mi sembrate dei torinesi. Ehi, un po' di brio». Scoppia l'applauso agognato mentre la cantante s'infila in un gustoso medley di brani sudamericani e d'epoca, che vanno da «Acercate Mas» al «Negro Zumbon». Poi Omelia toma la Vanoni di sempre nella parte finale dello show. Elegantissima in nero, con i suoi successi di sempre, da «Vedrai vedrai» a «Mi sono innamorato di te». Gli applausi scuotono il teatro, ma anche qui la Nostra non rinuncia a piccoli, sapienti tocchi di re"gìa (da lei stessa curata): le portano uno specchio mentre canta, si dà il rossetto; ma ancora ci sono siparietti parlati, dedicati agli uomini («Padri, madri, fratelli. Non è che vogliamo troppo da loro, poverini?»), a se stessa («Io ho sempre cantato l'amore, anche nel '68, quando tutti facevano la rivoluzione: come dico io "Ti amo", non lo dice nessuno»). Tre ore quasi in un soffio. Brava Omelia. Marinella Venegoni La Vanoni sarà il 31 a Campione il 2 novembre a Mode -.a il 5 e il 6 a Torino il 9 a Verona il 13 a Ravenna il 13 a Padova, il 14 a Genova e il I7-I8 a Milano

Luoghi citati: Bologna, Genova, Milano, Padova, Ravenna, Torino, Verona