Caro Goethe, oggi sono eccitata

Caro Goethe, oggi sono eccitata L'operaia di Weimar che accese di passione il Maestro Caro Goethe, oggi sono eccitata La storia vera di una disinibita moglie amante fall UTTA curve e procace, la '■'piccola operaia di Weimar sapeva il fatto suo. Conobbe il grande Goethe JJin un torrido pomeriggio di luglio e senza cerimonie trascorse quella stessa notte con lui. Gli fece prendere una solenne sbornia di sesso e lo conquistò per sempre. Travolsero il Maestro i chiassosi ventitré anni di lei, tutti allegria monellesca e, soprattutto, accesa carnalità. Sul conto della moretta Christiane Vulpius, testina di riccioli maliziosi e occhioni ardenti, la buona società di Weimar provvide a dirne di tutti i colori. Dava scandalo che il poeta se la tenesse in casa senza sposarla. Ostinato Goethe: diciassette anni ci mise, per portarla all'altare. Diffamata dai contemporanei, snobbata dai biografi, la compagna di Goethe ha goduto di dubbia reputazione per duecento anni. Oggi un saggio prende finalmente le sue parti: Christiane, pubblicato in questi giorni in Germania da Artemis & Winkler, è un amorevole ritratto della donna che l'autore del Wilhelm Meister chiamava «esserino della natura», o, più intimamente, «tesoro del mio letto». Questa la tesi dell'autore, Eckart Klessmann: fu un legame vero, tenace, «indistruttibile». Alla faccia di tutti quelli che, a incominciare da Schiller, si domandavano come avesse fatto quel grande spirito di Johann Wolfgang a scegliere una donna così comune. «Ho inteso dimostrare che i pregiudizi su di lei sono sempre stati infondati - dice Klessmann, con ardore -. Era tutt'altro che stupida, ed era molto più sensibile di coloro che la denigravano. E non è vero, come molti tuttora credono, che non aveva mai letto un rigo di Goethe. Certo, non era un'intenditrice». Ignorante, la piccola Christelchen - un nomignolo goethiano affettuoso come un buffetto - lo era senz'altro. Prima di incontrare il poeta, lavorava in una fabbrica di fiori finti. Aveva ricevuto un'istruzione poco più che elementare. Ma da questo saggio emerge un Goethe a cui le ap- prossimazioni culturali (e ortografiche) della sua amica non importavano un bel nulla. Lui si beava della freschezza e della spontaneità di Christiane. Gli bastavano la sua vitalità e la sua sana, schietta irruenza. Un refrigerio per gli umori neri e ipocondriaci del Maestro. «Di lei amo il fatto che, dopo tanti anni, è rimasta così com'era», confidava spesso Goethe. Così com'era: voluttuosa e pepata. Il volume, che stralcia a ritmo incalzante il carteggio della coppia, riporta brani di due lettere inviate da Christiane al compagno assente perché al seguito del duca di Weimar: «Oggi sono arrapata - gli scrive nel marzo 1799 - senonché mi sono venute le mie cose (...)». Piccola sfacciatella: non vede l'ora che Johann Wolfgang tomi, «così possiamo prenderci un paio di belle orette per gozzovigliare». Ciarliera ed esplosiva, in un'altra occasione gli confessa: «Mio caro tesoro, devo dirti che ti voglio un bene d'inferno e che oggi sono molto in fregola». E ancora: «Volevo prendere la diligenza e correre a trovarti, per la semplice voglia di fare l'amore». Va matta per il ballo: e lui, tenera bizzarria, la prega di spedirgli le scarpine sfasciate dalle danze. Dà in smanie, Goethe, la prima volta che deve allontanarsi da Christiane: a Venezia, neL 1789, sublima il desiderio scrivendo 34 epigrammi, alcuni dei quali decisamente audaci, come le Elegie romane appena terminate. Il fatto è che Johann Wolfgang von Goethe aveva conosciuto l'amore fisico a 39 anni durante il suo soggiorno romano, due mesi prima di incontrare Christiane. Prima aveva dovuto limitarsi a un rapporto tanto spirituale quanto disincarnato con Charlotte von Stein, maritata, «frigida», sostiene Klessmann, e dunque per nulla incline a concedergli qualcosa di più di uno sguardo innamorato: aveva persino proibito a Goethe di darle del tu, e lui se l'era legata a un dito. Fu proprio Charlotte ad attizzare la «campagna diffamatoria» contro Christiane. Mossa da un odio tenace per la donna che le aveva sottratto Goethe, le mise contro tutta Weimar. Calunniava i suoi trascorsi: «E' una comune puttana», era solita dire, quasi che il poeta l'avesse raccattata in un bordello. Melodrammatico il tono di Charlotte von Schiller, moglie del famoso drammaturgo: «Come mi addolora la sorte del maestro: poiché, glielo leggo nell'anima, egli sa di sbagliare. Quale demone gli ha forgiato una donna così? E' uno degli enigmi dell'arbitrio umano». Grazie alla sistematica opera denigratoria di Frau von Stein, Christiane si guadagna la fama di una baccante pronta ad organizzare festini orgiastici non appena Goethe gira l'angolo: «Si dice che Mademoiselle Vulpius scrive nel 1801 Caroline Schlegel - abbia riunito gli amici in casa ieri sera, all'indomani della partenza di Goethe, e gli "Evan Evoé" dei convitati siano risuonati tutta la notte». Che Christiane alzasse volentieri il gomito risponde a verità, ma che fosse brilla dalla mattina alla sera è un'esagerazione suggerita da Charlotte: «L'amante di Goethe si ubriaca tutti i santi giorni - soleva dire la nobildonna al figlioletto Fritz - e ingrassa. Povero Goethe, avrebbe meritato compagnie più nobili!». Non meno perfido il filosofo e linguista Wilhelm von Humboldt: «Tra le curiosità di questa città - scriveva nel 1812 - c'è an¬ che "la donnicciola". E' una delle cose più spaventose del matrimonio, che marito e moglie, attraverso l'abitudine e il soddisfacimento di piccoli bisogni fisici, non riescano più a fare a meno di ciò che è mediocre e dozzinale». Tutte sciocchezze, vuole dimostrare oggi Eckart Klessmann, che cita a testimonio amici e conoscenti del Maestro. Valga per tutti il ricordo di Luise von Knebel, amica fraterna di Goethe: «Christiane era molto invidiata e perciò fu calunniata», ci spiega. E aveva un bellissimo carattere: «Era sempre molto allegra, sapeva rasserenare il suo compagno. Trovava sempre il tono giusto, con lui. Aveva un'intelligenza limpida, naturale, anche se non era colta». E lui, che in pubblico le dimostrava sempre grande considerazione, si consultava spesso con lei quando non riusciva a raccapezzarsi in una situazione: «L'intuito di lei lo aiutava a veder chiaro». Christiane, la ilare, la calorosa, la compagna istintiva e pratica, traboccante di premure e di delicatezze, ha subito un ingeneroso trattamento anche da parte dei biografi. Wolfgang Vulpius, autore nel '56 di un celebre saggio su di lei, scrisse: «Si fa fatica a credere che Goethe non abbia talora sofferto il suo rapporto di coppia: a volte, anzi, ne soffrì molto». A nessuno venne in mente, incalza Klessmann, che Christiane assicurasse a Goethe, oltre alle gioie del sesso e della casa, anche una genuina complementarietà di carattere: «Era la sua parte femminile», sostiene, e cita una lettera in cui il poeta la prega di «sistemare le cose con la tua solita abilità e operosità». * La «piccola fioraia, molto carina e sostanzialmente ignorante» di cui Thomas Mann parlava, con un'ombra di divertito disprezzo, nella sua Fantasia su Goethe del 1948, il «bel pezzo di carne» (in italiano nell'originale) che il maestro si era messo in casa era dunque ben più di una femmina con cui avere «un rapporto di provocante libertinaggio». Goethe decide di legalizzare la loro relazione da un giorno all'altro, il 14 ottobre 1806, nel bel mezzo dell'occupazione napoleonica di Weimar: forse per legittimare il loro unico figlio, August, che aveva ormaidiciassetteanni. A riprova del fatto che l'aveva sempre amata, Goethe suggella il matrimonio con queste parole: «Christiane è sempre stata mia moglie». Quando, dieci anni dopo, 1'«esserino della natura» muore di blocco renale tra atroci sofferenze, il maestro non tollera più neppure la vista della sua stanza. Scrive: «Sono alla disperazione». I ventotto anni a fianco di quella donna furono i più felici della sua vita, conclude Klessmann. Le era sempre rimasto fedele: ricambiato. Christiane, l'amante, la sorella, l'affinità elettiva: «Eravamo, fin dal principio, un uomo e una donna». Maria Chiara Bonazzi Lei lo conobbe ventitreenne e lui la sposò solo dopo 17 anni di felice convivenza Un biografo prende le parti della donna diffamata da Mann Anche Frau Schiller diceva: «E' solo una volgare puttana» : Due disegni e un ritratto di Frau Goethe: Christiane Vulpius godette di dubbia reputazione per circa duecento anni. Il marito la chiamava teneramente «tesorino del mio letto» e «esserino della natura» cosi com era»

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