Cassetti a rischio di M. B.

Cassetti a rischio Cassetti a rischio Joyce, Kafka e gli scoop IVIO Garzanti ci confessò qualche tempo fa che proprio lui, ultimo editore di Beppe Fenoglio, aveva rinunciato al Partigiano Johnny per fedeltà o commozione. Gli dava fastidio l'idea di svuotare i cassetti di un amico scomparso, e il romanzo - bellissimo - da lui rifiutato venne edito nel '68 per l'Einaudi. Quello di Fenoglio, pubblicato non proprio contro la sua volontà ma certamente senza che l'autore morendo avesse lasciato istruzioni in proposito, non è un caso eccezionale, anche se molto rappresentativo. Libri come La palude definitiva di Giorgio Manganelli o le Lezioni americane di Italo Calvino non dovevano rimanere nei cassetti dopo la scomparsa improvvisa dei loro autori. E lo stesso vale per le opere di Ennio Flaiano, che Maria Corti cita come un esempio di ottima edizione postuma, aggiungendo in un'intervista su Repubblica che invece fa benissimo la vedova Bilenchi a tenersi stretti, fino all'Opera omnia, due grossi mediti del marito. Non sempre per i libri postumi vale il teorema Kafka; lo scrittore, sapendo di essere condannato dalla malattia, chiese all'amico Max Brod di bruciare i suoi scritti ancora inediti - cioè quasi tutti - ma quello se ne guardò bene: stampò e regalò al mondo uno dei grandi classici del Novecento. Il suo esempio è stato seguito, nel secolo, in un clima crescente di «corsa all'oro», a colpi di scoperte clamorose, e di clamorose polemiche. L'ultima, in ordine di tempo, riguarda James Joyce. Uno studioso irlandese, Danis Rose, ha annunciato a Francoforte d'aver ritrovato fra le carte dello scrittore una raccolta di racconti mediti, perfettamente organizzati e con un titolo scelto dall'autore, Finn's hotel: in pratica, l'incunabolo di Finnegans wake. La scena è stata tutta per lui, oscurando di colpo la felicità dei tedeschi che presentavano un inedito giovanile di Heinrich Boll, L'angelo che taceva. E' scoppiato in nome di Joyce un putiferio accademico: e con un clima degno di un romanzo di David Lodge, che Claudio Gorlier ha ricostruito argutamente su La Stampa. Quei racconti erano materiali scartati o si trattava già di un libro autonomo? Non sarà facile arrivare a una sentenza per la tribù dei joyciani, che dai Tuatha De Dannan e dai Fenian, i mitici dei-guerrieri irlandesi, ha ereditato l'amore per le battaglie e il coraggio della discordia. Hanno dimostrato più fair play, sull'altra sponda del Mar d'Irlanda, i cugini inglesi, quando sono stati trovati i capitoli di Figli e amanti che il primo editore «censurò» a D. H. Lawrence. I critici si sono messi d'accordo abbastanza in fretta: quelle pagine squilibravano l'opera, il taglio era stato provvidenziale. Perché pubblicarli? Ovvia la risposta: per gli studiosi e i lettori più interessati. La regola viene formalmente accettata da tutti. Ogni buon editore è contento se i lettori sono «happy», anche se l'onesto diavoletto del mercato deve suggerirgli ogni possibile sistema perché non siano «few», e cioè pochi. Il problema è quando ascoltarlo. [m. b.]

Luoghi citati: Francoforte, Irlanda