«La massoneria non ha più segreti» di Giovanni Bianconi
«La massoneria non ha più segreti» Intervista al Gran Maestro dopo il sequestro del computer d'archivio «La massoneria non ha più segreti» Logge aperte con la fine della P2 ROMA. Il cancello nero con il simbolo della squadra e compas: so si apre sul viale di ghiaia che conduce a villa Medici del Vascello, nascosta nel verde del Gianicolo. Dentro, su una parete dell'ingresso, c'è il ritratto del Gran Maestro in carica, Giuliano Di Bernardo. Al primo piano c'è il computer con l'archivio della massoneria del Grande Oriente d'Italia, sequestrato su ordine della Procura di Palmi; nessuno lo può toccare fino a nuovo ordine della magistratura. Professor Di Bernardo, perché non ha voluto aprire il computer ai carabinieri? «Abbiamo eseguito quello che era scritto nell'ordine di della Procura di Palmi, fornendo l'elenco delle logge di Lazio e Calabria. Poi ci hanno chiesto l'elenco di tutto i massoni d'Italia, ma questa richiesta non c'era nell'ordine scritto. Ho bisogno di una richiesta formale, devo tutelarmi nei confronti dei fratelli massoni che hanno diritto alla riservatezza». Possibile che sia tutto qui? Sembra che i giudici sospettino che dentro quel computer ci siano tracce di logge segrete. «Io vorrei che venissero qui centinaia di esperti e investigatori, che guardassero non solo nel computer ma in ogni angolo, dalle cantine alle soffitte: non troverebbero nulla di quello che cercano. Logge coperte non ce ne sono, l'ultima è stata la P2; smantellata quella, tutte le altre sono aperte. Aperte in presenza di un ordine della magistratura, si capisce». Ma ci sono dei «pentiti» che parlano dell'esistenza di logge segrete... «Ho saputo di un "pentito" che ha parlato, si chiama Monaco, ma è uscito dal Grand'Oriente all'inizio dell'80, la data precisa non gliela so dire perché non posso consultare il computer. Che cosa può sapere e dire sulla massoneria di oggi uno che non ne fa parte da dieci anni?». Il «pentito» della mafia Calderone ha parlato dei rapporti tra mafia e massoneria, ha detto che «sono due cose che vanno d'accordo». «Ma di quale massoneria parla? Io rispondo solo per il Grande Oriente d'Italia, mentre in Sicilia, come altrove, ci sono più massonerie. Basta che dieci persone arredino un tempio, facciano i rituali, ed ecco che formano una loggia. Si chiamano massoni, ma non hanno niente a che fare con la massoneria regolare di tutto il mondo. Proprio la magistratura ha accertato ad esempio che la loggia Iside 2 di Trapani non faceva parte del Grand'Oriente. Parlare di massoneria come fanno questi pentiti, senza fare nomi, non ha senso». Ecco un nome fatto da Calderone: Giacomo Vitale, «massone, cognato di Stefano Bontade». Trattava con i magistrati di Palermo per assicurare un buon trattamento ai mafiosi. «Vitale non ha mai avuto a che fare con il Grand'Oriente d'Italia. Potrebbe appartenere ad uno di quei gruppi gruppi sparsi che le dicevo prima. Possono esistere "logge deviate", come le chiama il ministro dell'Interno, che nascono proprio per trovare una copertura nella massoneria». E voi «regolari», come vi difendete dal pericolo di possibili infiltrazioni mafiose? «Con una delibera del giugno scorso abbiamo deciso di richiedere il certificato dei carichi pendenti a tutti coloro che vogiono entrare in massoneria nelle regioni "a rischio" come Sicilia e Calabria. Lo richiediamo anche per coloro che ricoprono incarichi direttivi. In generale poi, se la magistratura accerta qualcosa, noi sospendiamo immediatamente i "fratelli", e siamo pronti a buttarli fuori. Un "fratello" di Castelvetrano inquisito, Vaccarino, è stato sospeso. Non posso escludere che mafiosi entrino in massoneria, ma è difficile individuarli. Spetta ai giudici trovarli». I «pentiti» parlano di giudici massoni avvicinati da altri massoni. L'esistenza di giudici «fratelli» è pacifica, come può pensare che non sorga il sospetto di un occhio di riguardo verso inquisiti massoni? «E perché non sorge lo stesso sospetto per i giudici di cui si conoscono le simpatie politiche? O sui giudici iscritti al Rotary? O si vieta per legge ai giudici di entrare in massoneria, oppure lasciateli in pace. Se per lo Stato italiano la massoneria è un'associazione legittima, non se ne possono punire i singoli appartenenti». Quest'estate si è tornati a parlare del «pericolo Gelli»... «E' un probema dello Stato italiano, Gelli ha il suo gruppo di amici e fa ciò che lo Stato gli consente. Sulla massoneria non ha più alcuna influenza». Ma si incontra anche con massoni? «E'-possibile, credo di sì». Allora è un problema pure vostro... «Io ho il polso della situazione, senza la struttura della P2 Gelli non ha alcuna influenza». Ci sono ancora massoni nei «gangli vitali» dello Stato? «No. L'avventura politica della massoneria si è chiusa con Gelli». Giovanni Bianconi A sinistra Giuliano Di Bernardo, Gran Maestro della massoneria italiana. Sopra Licio Gelli, ex capo della disciolta loggia P2
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