Una «bomba» dagli archivi
Una «bomba» dagli archivi Una «bomba» dagli archivi Lo storico Volkogonov promette «Tutto sui rapporti Hitler-Stalin» MOSCA DAL NOSTRO INVIATO Generale in pensione, storico, membro del consiglio presidenziale di Boris Eltsin, membro (invitato) del potente Consiglio di sicurezza, presidente della commisione parlamentare che si occupa degli archivi dell'ex pcus. Dmitrij Volkogonov è uno degli uomini che più conosce quello che accade nelle segrete stanze. «Dicono che sono un monopolista, che uso i documenti a mia discrezione. Ma che ci posso fare? Tocca a me vederli per primo. Una volta alla settimana esaminiamo 50-60 fascicoli. Il 90% li apriamo. Gli altri, quelli che concernono segreti di Stato, questioni militari, servizi segreti, rimangono chiusi. Sono io che decido quelli che si possono aprire e poi riferisco al Presidente». Comunque oggi è un giorno speciale. Volkogonov - che mi riceve nel suo ufficio della via Ilinka - è galvanizzato dall'ultima scoperta. Proprio oggi ha trovato nell'«archivio presidenziale», quello che fu di tutti i segretari generali del pcus, da Lenin a Gorbaciov, il segreto più importante, «due fascicoli sensazionali», dice. Di che si tratta non vuole rivelare fino in fondo. «Convocherò domani (oggi, ndr) una conferenza stampa. Li renderò pubblici immediatamente. Posso solo dir- le che uno dei misteri più grandi della storia di questo secolo, quella che precedette la seconda guerra mondiale, è ora pienamente risolto. C'è tutto quello che decine di storici hanno cercato per decenni senza trovarlo». Ardo dal desiderio di avere qualcosa di più, un dettaglio almeno. Ma Volkogonov è irremovibile. Si può solo arguire che riguardino i rapporti tra l'Urss e la Germania nazista. Dovrò aspettare, come tutti. Ma una cosa Volkogonov anticipa: «Dalle schede dell'archivio risulta che i plichi sono stati aperti e consultati nel 1987 da Valéry Boldin, il capo del gabinetto presidenziale di Gorbaciov, uno dei golpisti di agosto». E Gorbaciov li ha visti? «Ho ragione di pensare che questi non li abbia visti, a differenza di quelli del massacro di Katyn». Dunque lei non crede alle smentite sdegnate di Gorbaciov? «Guardi, quei documenti li hanno sicuramente visti sia Boldin che Falin (allora responsabile del dipartimento esteri del Comitato centrale, ndr). E' molto strano che non ne abbiano informato il segretario generale del partito e Presidente del Paese. Comunque è un vero peccato che Gorbaciov non si sia presentato al processo. Se avesse denunciato le malefatte del partito, se avesse detto tutta la verità, ne avrebbe ricavato un enorme prestigio. Invece ha avuto paura. So che in Occidente lo considerano un eroe, colui che ha distrutto il sistema». Non è così? «Io ho di lui un'altra opinione. Ha solo evitato di impedire che il sistema si autodistruggesse. Ci ha giovato la sua debolezza, la sua irresolutezza, nient'altro. Non aveva previsto nulla di quanto è accaduto, voleva solo una riparazione cosmetica del sistema. Lo prova il fatto che, appena poche settimane prima del crollo, ancora conferiva onorificenze a Ceausescu e andava a Berlino a baciare Honecker». E ora che succede? Il VII Congresso si terrà? Cosa prevede per dicembre? Cosa significa il decreto che scioglie la milizia di Khasbulatov? «Io mi occupo di archivi e non di milizie. Ma a dicembre ci sarà uno scontro drammatico. Sotto tiro non c'è solo Gajdar o Eltsin, c'è la riforma intera. Vogliono cancellarla. Secondo i nostri calcoli il 65% dei deputati del Congresso voteranno con questo spirito e solo il 35% difenderà governo e riforma». Mi faccia capire. Questo Parlamento è lo stesso che nel 1990, seppure di stretta misura, elesse Boris Eltsin presidente del Soviet supremo. Cos'è successo per rovesciare a tal punto i rapporti di forza? «E' successo che il corso strategico della riforma è stato giusto, ma sono stati fatti troppi errori tattici. Gajdar e la sua squadra hanno applicato regole troppo rigide, senza tenere conto della gente e dei suoi problemi. Se vuole la mia franca opinione, penso che Eltsin avrebbe dovuto cambiare non uno ma due premier. Ci voleva una correzione tattica tempestiva. Comunque io penso che Eltsin la farà ora, prima del Congresso...». Giuliette Chiesa
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