Una coniglietta sulla Porta di Brandeburgo
Una coniglietta sulla Porta di Brandeburgo GERMANIA Ma l'assessore alla cultura di Berlino si ribella: «Non si può infangare il simbolo della libertà» Una coniglietta sulla Porta di Brandeburgo Playboy vuole mettere una ragazza nuda sui cavalli di bronzo BONN NOSTRO SERVIZIO La città di Berlino contro Playboy. Chi l'avrà vinta nell'aspra contesa che si svolge attorno al più celebre monumento della capitale prussiana? L'oggetto della tenzone non è difficile ad indovinarsi, conoscendo il carattere della nota rivista americana, che questa volta vorrebbe piazzare una delle sue celebri modelle (nuda naturalmente) nientemeno che in groppa ad uno dei quattro cavalli di bronzo che da duecento anni tirano il carro della dea alata sulla Porta di Brandeburgo. Una coniglietta che fa concorrenza a Nike, dea della Vittoria, con la sua famosa quadriga? L'assessorato alla cultura di Berlino è di ben altra opinione. «Non siamo bigotti - si giustifica l'assessore Ulrich Rohloff-Momin ma il problema è che la Porta di Brandeburgo non è un monumento qualunque, è un simbolo della libertà, simbolo della situazione particolare di Berlino prima e dopo la caduta del Muro». L'idea di Playboy invece sarebbe proprio quella di esaltare i simboli della Storia. Nel suo prossimo numero di dicembre la rivista patinata degli scandali ha in programma la vecchia Europa, un excursus di fanciulle nude su sfondi rappresentativi, carichi di un passato glorioso: dopo tutto bisogna pur farsi venire in mente nuove idee. E per Berlino che scenario si presta meglio della maestosa porta di Brandeburgo, con la quadriga restaurata di fresco? Le trattative tra il governo regionale di Berlino e Playboy proseguono serrate, rivela un quotidiano della città, la Berliner Zeitung, nonostante il «no» al primo capitolo frivolo nella storia della Porta di Brandeburgo da parte dell'assessore alla cultura. Perché finora il famoso monumento, scelto dall'ente del turi¬ smo tedesco a simbolo della Germania, come per l'Italia il Colosseo o per la Francia la Tour Eiffel, di frivolezze ne ha viste pochine. Nata nel 1791 come «Porta della Pace» per volontà del re prussiano Federico Guglielmo II, era destinata per lungo tempo ad altri eventi. Appena quindici anni dopo, la pace è un ricordo e l'esercito di Napoleone marcia vittorioso nella Berlino occupata. La dea della Pace resterà in esilio per otto anni prima di tornare al suo posto, questa volta cautelativamente sotto le spoglie di Nike, dea della Vittoria. I canti e le marce si susseguono sotto i sessantacinque metri di altezza della Porta di Brandeburgo. Dopo la Marsigliese si ritorna a «Gloria alla Prussia» e poi nel 1933 all'inno nazista di Horst Wessel. L'immagine più spettrale di questi duecento anni è proprio il 30 gennaio 1933: il corteo delle SA sfila per quattro ore, il¬ luminando le tenebre con una macabra fiaccolata. E poi finisce la guerra, Berlino è distrutta dai bombardamenti, ma la Porta di Brandeburgo è ancora in piedi e il più celebre viale berlinese, Unter den Linden, che inizia ai suoi piedi, viene trasformato in una pista di decollo per gli aerei dei capi nazisti che abbandonano la città. La carrellata storica continua, nasce la Repubblica democratica tedesca e per la visita di Kennedy nel 1963 la Porta viene chiusa da ampi tendaggi con il simbolo del martello e il compasso che impediscono la vista dall'altra parte. Ci avviciniamo ai giorni nostri, Ronald Reagan che prega «Mister Gorbaciov, apra questa posta», e poi il 9 novembre 1990 crolla il Muro tra l'entusiasmo generale di Berlino e del mondo. Proprio niente di frivolo in tutto ciò. Riuscirà Playboy a spuntarla? Francesca Predazzi
Persone citate: Eiffel, Federico Guglielmo Ii, Francesca Predazzi, Gorbaciov, Horst Wessel, Kennedy, Linden, Ronald Reagan, Ulrich Rohloff-momin
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