Eltsin mette fuori legge gli oppositori

Eltsin mette fuori legge gli oppositori Il suo vice: mi vergogno per la Russia. Il Presidente scioglie le milizie di Khasbulatov Eltsin mette fuori legge gli oppositori Firmato il decreto, mezzo Parlamento in rivolta MOSCA DALLA REDAZIONE A colpi di decreti Boris Eltsin prepara il suo difficile dicembre, quando il governo di Egor Gajdar (a cui ha personalmente confermato la sua fiducia) dovrà affrontare il giudizio del Parlamento e rendere conto della disastrosa situazione economica. Martedì il Presidente della Russia ha sciolto il neonato Fronte di salvezza nazionale; ieri ha messo il suo sigillo sulla decisione di sciogliere anche la milizia di guardia al Parlamento (la Casa Bianca) creata dopo il golpe d'agosto. Ma se questa decisione sembra largamente condivisa anche perché presa dopo l'ultima deviazione (l'occupazione del quotidiano Izvestia) del corpo composto da 5 mila uomini e fedele più al presidente del Parlamento Ruslan Khasbulatov che alle leggi, quella di martedì ha suscitato notevole allarme dopo che l'agenzia Tass, ieri sera, ne ha reso noto non il testo (non ancora pubblicato), ma l'intero contenuto. Secondo la Tass il decreto di Eltsin contiene «misure immediate» per far cessare l'attività delle strutture di questa «organizzazione anticostituzionale» e per «impedire in futuro il ripristino in qualche forma dell'attività di questa e di altre organizzazioni estremiste su tutto il territorio della Russia». Inoltre il decreto conterrebbe un esplicito invito ai ministeri della Giustizia e degli Interni e alla procura di «prendere misure severissime per troncare le attività di altri gruppi ed elementi estremisti che perseguono l'obbiettivo di destabilizzare la società e provocare disordini». Dietro affermazioni così generiche ma così ultimative c'è di fatto una riduzione per decreto delle libertà politiche in Russia, tanto più grave perché rivolta ad una formazione che non vive in clandestinità, ma è composta da organizzazioni legali e comprende anche molti parlamentari. E che inoltre, come dichiarato alla sua costituzione, si proponeva di «lottare per le dimissioni di Presidente e governo osservando rigorosamente la Costituzione». Ciò significa attraverso la via parlamentare del dibattito e del voto al congresso di dicembre. Proprio per questo il decreto di Eltsin appare sempre più come un avvertimento a tutto il Parlamento. Come tale sembra interpretarlo il vicepresidente russo Alexandr Rutskoj, che ha dichiarato ad Interfax di «provare vergogna e indignazione quando apprendo che un gruppo di ministri democratici lancia accuse di intenti anticostituzionali al Soviet supremo e al suo presidente e indica la più grossa organizzazione sociopolitica del Paese, l'Unione civica, come il partito del colpo di Stato. A giocare con il destino del Parlamento non può che finire male: la Costituzione, qualunque essa sia, va rispettata». Il gioco si fa duro. Ieri mattina era in programma la riunione del Consiglio di sicurezza, ma è stata rinviata di una settimana dallo stesso Eltsin per «approfondire le quattro questioni all'ordine del giorno». La dichiarazione di Rutskoj (che del Consiglio di sicurezza fa parte) lascia capire invece che la seduta è stata aggiornata per evitare clamorose spaccature.. A gettare acqua sul fuoco facendo largo uso di pragmatismo sono proprio i rappresentanti di Unione civica, il partito del presidente degli industriali Arkadi Volskij, sempre più influente su Eltsin e probabilmente in procinto di entrare con qualche suo uomo nel governo in un rimpasto che non appare rinviabile ancora per molto. In un'intervista al giornale della sera di Mosca, Volskij ha detto che alla Russia «non serve un golpe, ma una svolta verso il buonsenso», anche perché tra gli obbiettivi di Unione civica e governo Gajdar vi è «coincidenza strategica e solo qualche divergenza tattica». Per Volskij bisogna tenere conto delle esigenze della gente e delle imprese: «Più realismo». L'interlocutore di questo partito del realismo, dentro il governo, sembra essere un altro dei vicepremier, Vladimir Shumeiko, fino a poco tempo fa vicepresidente del Parlamento e come tale buon conoscitore della labirintica geografia parlamentare russa. «Non sono d'accordo - ha detto alla Tass - con chi prevede che il Parlamento sfiducerà il governo. Può votare insoddisfazione per l'azione di governo, ma in ogni caso solo il Presidente può dimissionarlo. Ma cambiare il governo non serve». Tra un decreto e l'altro Eltsin ha trovato il tempo di istituire fondi di difesa sociale per difendere dalle «macchinazioni» i voucher regalati dal governo ai russi per partecipare alla privatizzazione delle imprese statali. Saranno costituiti fondi di investimento in cui riversare i voucher e rivolti a cittadini che hanno bisogno di particolare difesa sociale. Un tentativo di salvare dal discredito queste azioni popolari che già appaiono in svendita sull'Arbat: 7 mila rubli contro i diecimila nominali. A li ^ I presidente Boris Eltsin ispeziona un self-service di Mosca [FOTOAP)

Luoghi citati: Mosca, Russia