I consigli «ribelli» sfilano a Milano
I consigli «ribelli» sfilano a Milano Oggi nel Nord Italia, assieme ai 750 mila chimici, si fermano anche molte fabbriche I consigli «ribelli» sfilano a Milano Egli artigiani marciano su Roma MILANO. Vigilia nervosa nel quartier generale dello «sciopero generalizzato» proclamato dal «Coordinamento» dei consigli di fabbrica. Gli stessi organizzatori sono prudenti e solo nel pomeriggio, nella sede del consiglio di fabbrica del «Corriere della Sera», da cui è partita la scintila che ha portato sull'orlo della rottura Cgil, Cisl e Uil, i promotori conteranno definitivamente le adesioni di organismi sindacali «unitari» che ieri sera avevano già raggiunto quota 260, escludendo però Cobas e altre rappresentanze di base. «Ripetiamo che la nostra iniziativa nasce dai consigli di fabbrica unitari e in quest'ambito vuole rimanere. La nostra azione sta dentro il sindacato con le regole del sindacato», hanno spiegato i capi del movimento coscienti che se l'iniziativa fallisse, sarebbe difficile contenere la rottura tra i sindacati. Poi hanno spiegato che quelle arrivate in via Solferino «sono adesioni che non riguardano solo il comparto metalmeccanico, né solo l'industria e nemmeno solo un'area geografica». Tra le adesioni spiccano anche quelle fatte pervenire da rappresentanze sindacali di impiegati comunali, dalla Usi 19 di La Spezia, dai poligrafici della «Repubblica» di Roma e dal Cdf Cgil, Cil e Uil della sede Rai di Milano. Sarà dunque Milano la sede vera dell'esame al movimento che ha gelato il dialogo tra le tre confederazioni, dopo l'appoggio di Bruno Trentin e l'adesione attiva di una serie di strutture della Cgil. La manifestazione milanese (che si svolge contemporaneamente allo sciopero nazionale dei 750 mila chimici, proclamato per rivendicare una diversa politica per un settore che rischia di perdere 100 mila posti di lavoro) prenderà il via da Porta Venezia per concludersi sotto la sede dell'Assolombarda, l'associazione milanese degli imprenditori. Al comizio, secondo il calendario messo rigorosamente a punto ieri, interverranno un segretario della Fulc, la federazione unitaria dei chimici, e un delegato della Maserati - lo stabilimento di Lambrate che rischia la chiusura - in rappresentanza dei consigli di fabbrica autoconvocati. In mattinata si fermeranno numerose aziende metalmeccaniche piemontesi che hanno deciso di aderire allo «sciopero generalizzato». In molti casi la protesta è stata decisa unitariamente da Firn, Fiom e Uilm, come è accaduto, per esempio, alla Fiat Avio dove lo sciopero sarà di due ore, ma anche in diverse industrie dell'Alessandrino, del Vercellese e del Novarese. Anche la Cisnal del Piemonte ha proclamato uno sciopero di quattro ore delle aziende metalmeccaniche della regione. Sulla protesta ha espresso «netta opposizione» la Cisl piemontese che, in un co¬ municato, invita «i lavoratori e le strutture di base del sindacato a dissociarsi da iniziative che non fanno altro che rappresentare un grave atto di rottura dell'imita dei lavoratori e del sindacato». Del tutto diversa la posizione di Giorgio Cremaschi, della segreteria della Fiom piemontese, secondo il quale «la decisione di scioperare è una scelta positiva perché dimostra che il movimento di settembre non è finito. E chi non coglie questo segnale è un autolesionista». Ma la tesnsione tra Cgil, Cisl e Uil resta altissima ovunque. Proprio ieri a Milano è saltata la riunione unitaria degli esecutivi regionali delle tre confederazioni. La Cisl ha deciso infatti di non parteciparvi «perché - ha spiegato il segretario, Saverio Pagani - è sbagliata la decisione della Cgil di sostenere lo sciopero: la Cisl si aspetta adesso un chiarimento profondo». «Sciopero con obiettivi velleitari e massimalistici», ha detto a sua vola Walter Galbusera della Uil. Che però critica anche la Cisl: «Un grossolano errore», a suo parere, la decisione di far saltare la riunione unitaria. E la Cgil lombarda? Perfettamente in linea con la maggioranza nazionale e con la Camera del lavoro di Milano: appoggio all'iniziativa. «Che - ha detto il segretario Riccardo Terzi nasce da un vuoto del sindacato confederale». [r. e. s.]
Persone citate: Bruno Trentin, Giorgio Cremaschi, Riccardo Terzi, Saverio Pagani, Walter Galbusera
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