A pugni, per battere la vita di Luciano Borghesan

A pugni, per battere la vita Una cinquantina di giovani ogni anno si avvicinano alla boxe, perché? A pugni, per battere la vita Vivono in quartieri difficili, sperano di sfondare Uno sport violento? «Fanno più male droga e alcol» I SENTIERI DEI RAGAZZI IL MIRAGGIO DEL RING OVE vanno i ragazzi quando non lavorano? I punti di incontro sono sempre meno. Molti frequentano le discoteche, molti passano le ore al bar. Qualcuno ha scelto 10 sport, magari giocando al pallone in piazza. E c'è anche chi ancora crede nel pugilato, anche se non è più di moda. Emanuele Lopes ha 18 anni e 11 pugno proibito. Abita a Barriera Milano. Al mattino lavora al mercato e il pomeriggio corre al Boxing Club di via Filadelfia per prendere a botte un sacco pieno di segatura. Tutti i giorni, da due annni. E' una delle tre palestre torinesi dove ragazzi di periferia continuano a sognare il colpo della vita. Una cinquantina di adolescenti ogni anno si avvicinano a questo sport. I pugni fanno male: «La passione te li fa sentire un po' meno, ma certo che fanno male» dice Iuri Campanella, 20 anni, anche lui di Barriera Milano, un titolo interregionale vinto come novizio nei pesi gallo. «Sul quadrato ci sali sempre con la paura, e una volta lì, se non vuoi farti suonare, devi darle». Un giorno spera di guadagnare: «A nessuno piace prenderle gratis». Ragazzi che picchiano duro perché temono di perdere. Giocano anche una particolare rivincita con il destino che li ha portati al mondo in famiglie con tanti problemi, a cominciare dalla difficoltà a sbarcare il lunario. Il maestro Saverio Taverna nega che il ring sia un posto per disadattati. Non vuol raccontare le peripezie capitate ai piccoli Marciano torinesi che, raggiunti i limiti di età senza aver conquistato podi e borse, si sono incamminati per pericolose scorciatoie: furti, scippi, rapine. «E' vero - dice - di ragazzi finiti in galera ne ho conosciuti, ma mai si sono comportati male quando erano pugili». «La boxe è una lezione di vita»: lo slogan campeggia su una parete della palestra di via Foligno. Una via tra Lucento, Madonna di Campagna e Vallette. Portano qui, ogni anno, i sentieri di decine di ragazzi che abitano la periferia Ovest della città. Molti hanno trovato la via maestra e alcuni anni da campione, anche professionistico (i più recenti? Cipallino, Castrovilli, Grasso), altri si sono forgiati co¬ me uomini disposti al sacrificio, alla disciplina, alle regole, alcuni non si sono ripresi dall'ultimo ko della delusione, e sono facili prede di attrazioni pericolose. Nel piccolo sottoscala del club Baroni le facce d'angelo sfogano rabbia ed energie. Corrono intorno a muri che non vedono il bianco da decenni, tappezzati da manifesti degli Anni 70. Si riconoscono i volti di Arcari, di Tiger, di Clay. Sono gli idoli, il miraggio. E' un locale che ricor¬ da film in bianco e nero, con copioni intrisi di miseria e illusioni, di violenza e romanticismo. I ragazzi di borgata sperano. Il naso rotto? Una diceria. «Lo facevano una volta, per vedere se uno aveva la tempra del pugile. Ma oggi non più, chi dice che ha il naso rotto per la boxe, il ring non lo ha mai visto» dice il trainer Salvatore Zingariello. Ma perché non cercare la fortuna con il calcio, ad esempio? «Mi sento portato» dice Luca Orsolon, 16 anni, di borgo San Paolo. Per darti più sicurezza? ((Anche». Tu usi i pugni quando litighi? «Solo per difendermi». Zingariello scuote la testa: il pugile difficilmente litiga, chi lo fa è sulla strada sbagliata. Interviene Donato Dante, 17 anni, campione d'Italia nel '91 per i I novizi pesi welters: «La boxe non è uno sport crudele. E' più crudele bere alcol, farsi con la droga o con il fumo. Qui noi ci battiamo uno contro uno». Donato rimette i guantoni e insegna ai compagni: il più piccolo ha 12 anni, lo attendono 24 mesi di esibizione prima di un vero match. La selezione è massacrante. Provata in allenamenti quotidiani, ritmata da gong, gettata con spugne in combattimenti già segnati, sancita sul tappeto. E, intanto, cazzotti sul muso. «Sono abituato a incassare. Tanto valeva affrontare i concorrenti con i guantoni. Se va bene, per me ci sarà un'altra strada» dice Ivlianton, 18 anni. Lui il sentiero l'ha preso 7 mesi fa scappando dalla sua Romania. Luciano Borghesan «Alcuni sono finiti in galera, ma mai quando erano in attività» A fianco, il maestro Saverio Taverna; sopra, Iuri Campanella, 20 anni; sul ring i diciottenni Emanuele Lopes e il romeno Ivlianton (a destra) mmmmmx Ititi

Luoghi citati: Italia, Milano, Romania