E' sciopero al Palagiustizia

E' sciopero al Palagiustizia Fermo da ieri il cantiere del terzo lotto per 41 carpentieri licenziati E' sciopero al Palagiustizia L'impresa: «Costi da rivedere» Da ieri a mezzogiorno non si lavora più nel cantiere del terzo lotto del nuovo Palazzo di Giustizia, tra corso Vittorio Emanuele, via Principi d'Acaja e via Cavalli. I 64 operai della ditta Rizzani de Eccher, appaltatrice dell'opera, sono in sciopero ad oltranza contro 41 improvvisi licenziamenti decisi dall'impresa udinese: 21 sono stati annunciati ieri alla rappresentanza sindacale; altri 20 sono in programma entro il 24 novembre. «E' una manovra inaccettabile che viola non solo buon senso ed onestà ma anche le norme contrattuali - accusa Damiano Angelotti, responsabile della FilcaCisl -. L'azienda la motiva con un esubero di forza lavoro e con il mancato riconoscimento da parte della concessionaria Edilpro di una revisione dei costi in corso d'opera. Non più tardi di una settimana fa, però, avevamo prospettato alla Rizzani la possibilità, in caso di necessità, di trasferire con passaggio diretto immediato dieci operai. Ci è stato risposto che non era il caso di preoccuparsi. Ed ora ecco questa tremenda mazzata ed il rifiuto della Rizzani ad avviare qualsiasi trattativa e a spiegare perché l'esubero di oggi sette giorni fa non esisteva». Dalla sua sede di Udine, intanto, la Rizzani comunica che la prima serie di licenziamenti riguarda «carpentieri che avevano ultimato una fase della lavorazione. Il contratto ci concede questa possibilità». A casa, però, sono stati lasciati non solo carpienteri ma anche muratori. Nel dettaglio dieci operai specializzati, otto qualificati, uno generico più due che avevano oltrepassato la soglia concessa dei giorni di mutua. E altri 20 perderanno il posto fra meno di un mese. «E' stato un colpo a tradimento - esclamano gli operai che presidiano l'ingresso di via Cavalli -, A giugno i nostri delegati di cantiere avevano ricevuto l'assicurazione dalla Rizzani che ci sarebbe stato lavoro per tutti, carpentieri compresi, almeno fino al '93». Dei 64 operai impiegati nel terzo lotto del Palagiustizia quasi la metà sono friulani: lavoratori specializzati che tornano a casa un weekend ogni due. Anche su di loro si abbatteranno i tagli. «Fino a ieri abbiamo fatto straordinari, lavorando anche il sabato. Il lotto deve essere consegnato nel '94 e con i tempi siamo in regola. Qui, però, ci sono ancora un sacco di cose da fare. Abbiamo il sospetto che ci vogliano liquidare per poi aumentare ulteriormente la percentuale dei lavori dati in subappalto, già ben più alta del consentito». «Di qui non ci muoviamo», assicura Angelotti. «Anzi, se la Rizzani resterà così intransigente, ci faremo sentire anche con cortei e blocchi del traffico. Chiediamo la cassa integrazione: è un diritto di questi operai beffati. Ma per risolvere la vicenda bisogna che anche la Edilpro scenda in campo». Roberto Condio La romana Edilpro ha risposto no alla Rizzani di Udine per ricalcolare le spese Il sindacato: «Manovra inaccettabile che viola il contratto. Ci fermiamo a oltranza» iÉtiik> Sopra, il cantiere nella prima fase dei lavori e, a fianco, una parte dell'edificio come appare oggi. I 64 operai della ditta appaltatrice dell'opera sono da ieri in sciopero ad oltranza. Sergio Deorsota, assessore comunale ai Lavori pubblici (con gli occhiali): «Nessuno ci ha informato». L'aw. Gian Vittorio Gabri la scorsa estate ha lamentato la scarsa qualità dei materiali

Luoghi citati: Udine