Estate e fumo per la Falk di Osvaldo Guerrieri

Estate e fumo per la Falk In prima italiana a Roma «Il treno del latte non si ferma più qui» Estate e fumo per la Falk Nella splendida interpretazione dell'attrice il sorprendente dramma di Tennessee Williams ROMA DAL NOSTRO INVIATO «Il treno del latte non si ferma più qui» è una commedia di Tennessee Williams apparsa per la prima volta a Spoleto, in lingua originale, nel 1962. Da allora l'opera ha avuto alcune rappresentazioni americane non propriamente fortunate, è stata offerta in una brutta versione cinematografica da Joseph Losey con la coppia Taylor-Burton, dopo di che se ne son perdute le tracce. Adesso arriva l'allestimento del Piccolo Eliseo con la traduzione di Masolino d'Amico basata su una delle ultime stesure del dramma, e pensi, forse inevitabilmente, che si tratta del recupero forzoso di un mito che nel frattempo ha appannato la sua lucentezza. Ma quando l'azione comincia ad avviarsi e a crescere su se stessa, cominci a ricrederti. «Il treno del latte» non sarà un capolavoro, anzi non lo è, ma è un copione con molti pregi, costruito con abilità almeno in tutta la prima parte, terribilmente sincero e così impudico nell'esibizione di tutti i vizi stilistici di Tennessee Williams, nel lirismo, nel simbolismo, nel maledettismo, che qui giungono velati da un'ironia e da un umorismo di brillante incisività. «Il treno del latte» è dominato dalla figura di Flora Goforth, un'ex attrice, un'ex donna di mondo, un'ex divoratrice di uomini con sei matrimoni alle spalle e un numero incalcolabile di adulterii. In un'estate mediterranea abbagliante e disperata, Flora detta alla segretaria le proprie memorie. E' una donna capricciosa, assediata da mille nevrosi che combatte con droghe, aspirine, sigarette, alcol. Soffre di un male dal quale non si può guarire, lei lo sa, e poiché sente il fuggire del tempo, rende la vita impossibile alla fedele e dimessa Frances. Finché il copione si fa servo di questo personaggio che rimemora anche con sarcasmo la propria vita lussuosa e dissipata, è di una leggerezza meravi¬ gliosa. Le cose s'invischiano un poco quando appare Chris Flanders, un poeta-scultore di trentacinque anni soprannominato l'angelo della morte, poiché è vissuto prestando la propria giovane vita a donne molto mature. Qui scatta la molla tragica di Williams: Chris non è uno sfruttatore ma uno sfruttato, è stato utilizzato dalle sue vittime per quel tanto di vita, d'affetto e di sesso che ha potuto offrire, l'angelo della morte è in realtà l'angelo della vita. Esplode così la guerra alle apparenze così cara a Williams, che la enuncia con una verbosità appena incrinata dalla crudele, sincera sofferenza di Flora. Un bel testo, nonostante i limiti, e un allestimento curato, elegante. Teodoro Cassano, alla sua prima prova registica dopo un'onorata attività d'attore, ha puntato sul garbo e sull'ironia. Nell'ariosa scena di Uberto Bertacca (il soggiorno di un villa aperto su un lussureggiante giardino, con una parete che all'occorrenza mostra l'interno di una camera da letto) ha concertato un gioco d'attori quasi sempre efficace, con Valentina Emeri che dava molta falsa dolcezza al personaggio della segretaria, con Stefano Madia che era un po' troppo statuario nel ruolo di Chris, con Marisa Mantovani bravissima nel dare perfidia a Vera, l'amica di Flora. Ma la trionfatrice della serata è stata a giusto titolo Rossella Falk. Salutata con entusiasmo da una platea che ospitava mezzo teatro italiano (Zeffirelli, Placido, Carlo Giuffrè, Bellei eccetera) la Falk ha fornito un ritratto strepitoso della sua diva, giocando con lei come fa il gatto con il topo, sfidando volutamente l'ineleganza, lei, elegantissima sempre, splendida nei pepli disegnati da Folco. La Falk tossiva, fumava, beveva, s'inacidiva, si smemorava, soffriva, incrudeliva, non temeva di prendersi in giro con una naturalezza strabiliante. Chi potrebbe chiederle altro? Osvaldo Guerrieri Rossella Falk sulla scena del Piccolo Eliseo con il dramma di Williams. Interpreta il ruolo di una ex attrice, ex donna di mondo ex divoratrice di

Luoghi citati: Roma, Spoleto