Quando De Gaulle gridò «Viva il Quebec libero» di Foto Ansa

Quando De Gaulle gridò «Viva il Quebec libero» Quando De Gaulle gridò «Viva il Quebec libero» DA DUE SECOLI FRATELLI NEMICI EL 1967 l'allora presidente francese De Gaulle arrivò in visita ufficiale in Canada. Alla vigilia del viaggio il generale aveva confidato ai suoi più intimi collaboratori: «Laggiù mi farò sentire, è l'ultima occasione per rimediare al lassismo della Francia». Le accoglienze a De Gaulle, sia a Quebec che a Montreal, furono trionfali. In un discorso in gran parte improvvisato dal balcone del municipio di Montreal disse, con tono premeditato, calmo ma fermo: «Viva il Quebec libero, viva il Canada francese». La gaffe, peraltro voluta, fece concludere precipitosamente la visita di De Gaulle e nello stesso tempo ridiede fiato alle passioni autonomiste del Canada francofono. Vi tornò in modo traumatizzante il dilemma del Paese nordamericano che si trascina da due secoli: una federazione di dieci province rette da un governo centrale o un insieme di due nazioni, una delle quali di lingua e cultura francese, che si considera assoggettata a quella di lingua e cultura inglese? Nel 1774 il Parlamento ingle- se riconosceva al Quebec l'uso della lingua e del diritto civile francesi nonché l'esercizio della religione cattolica. Ma per gli abitanti del Quebec la concessione fatta da Westminster nel momento in cui il Canada era una colonia britannica, era insufficiente. I canadesi di origine francese declamavano autonomie giuridiche e legislative ben più ampie. Né riuscì a riappacificare francofoni e anglofoni la proclamazione a Londra, nel 1867, di una Costituzione canadese che, secondo i francofoni, rafforzava ancora di più il potere centrale di Ottawa. In effetti la Costituzione era modellata sulla legge britannica. La situazione non cambia nel 1926, quando, in base al «Rapporto Balfour», il Canada, ancorché legato alla Corona britannica, ottiene l'indipendenza. I canadesi devono darsi una nuova Costituzione, non più dettata da un Parlamento straniero come quella del 1867. Ma le discussioni si prolungano, c'è di mezzo la Seconda guerra mondiale che i soldati canadesi, siano essi della comunità britannica o di quella francese, combattono a fianco della Gran Bretagna. La Seconda guerra mondiale però non supera i problemi, semplicemente li accantona per qualche anno. E finalmente, nel 1980, il governo federale di Ottawa annuncia che riformerà la vecchia Costituzione senza consultare i rappresentanti delle dieci province. La mossa di Ottawa è suggerita dall'impossibilità di risolvere il vecchio dilemma tra le due comunità con una trattativa concreta. Quel «Viva il Quebec libero» di De Gaulle ha interpretato bene lo stato d'animo esasperato degli indipendentisti del Quebec. Nel 1976 le elezioni nella provincia francofona hanno portato al potere René Lévesque, il quale chiede alla sua comunità, attraverso un referendum, il mandato per negoziare una forma di «sovranità» che non rappresenta un distacco totale dal Quebec e dal Canada ma l'acquisizione di autonomie molto estese. Il premier di Ottawa, Pierre-Elliott Trudeau, para il colpo promettendo ai canadesi francofoni un (muovo federalismo», il referendum di Lévesque è bocciato, la maggioranza vota «no». Ma anche quest'ennesimo tentativo di scongiurare i'approfonthmento del solco che divide le due comunità canadesi non ha successo. Nel 1981 Trudeau vara una serie di riforme che riguardano anche il possesso e l'utilizzazione delle risorse naturali delle singole province. Gli abitanti del Quebec sconfessano il loro premier Lévesque che secondo loro si è mostrato troppo debole, mentre accusano Trudeau di non aver mantenuto le promesse. Bisogna arrivare al 1985, con l'ascesa al potere di Robert Bourassa nel Quebec per riprendere le trattative. Ma a Ottawa c'è ora il conservatore Brian Mulroney. Bourassa pone condizioni pesanti. Nel luglio di quest'anno il governo federale decide per il referendum e lo strappo è ancora più profondo. Per gli anglofoni del Canada le concessioni fatte ai francofoni minacciano l'unità federale, per i francofoni viceversa sono sempre troppo esigue. Anche sul continente americano si affaccia lo spettro di un conflitto nazionalista. Gianfranco Roma nello Nel 1774 un regalo del Parlamento britannico alla provincia: l'uso del francese Nel '67 Charles De Gaulle (a fianco) fece un viaggio trionfale in Canada Nella foto in alto il premier Brian Mulroney [FOTO ANSA]