Biagi: le mie Berlino da Willy Brandt alle teste rasate di Enzo BiagiMarco Neirotti

Biagi: le mie Berlino da Willy Brandt alle teste rasate Battute e ricordi dove c 'era il muro Biagi: le mie Berlino da Willy Brandt alle teste rasate BERLINO DAL NOSTRO INVIATO «Non avrei mai creduto di veder tirare giù la bandiera rossa dal Cremlino», dice Enzo Biagi. E'alla porta di Brandeburgo, per tanto tempo simbolo della Berlino divisa e, da due anni, simbolo della Berlino riunita. E aggiunge: «Ma proprio Willy Brandt, sepolto qui pochi giorni fa, mi disse quando era sindaco di mezza Berlino: "La storia non conosce la parola mai"». Forse per questo Biagi ha scelto la Berlino che ha visto senza muro, con il muro e riunificata, per presentare Un anno una vita (Rizzoli), uscito due settimane fa e già nella classifica dei best seller. Un diario privato e un secolo di storia che sintetizza con ironia: «Questo libro è come la carta dei ciocco- ^ D. . latini: si salta, si EnzoB,ag' legge quel che interessa. Ho dato un'occhiata a quello che mi era accaduto e, poiché il mio mestiere è raccontare, mi era accaduto di vedere anche quello che succedeva nel mondo». La Berlino de) nazismo e quella del muro sono fra queste tappe: «Ho sempre provato attrazione e angoscia per la Germania, un Paese che affascina e sgomenta». Parla dei padroni dell'Est e dell'Ovest, li ha tutti conosciuti di persona, e dei «figli della Storia», anonimi o celebri: «La figlia di Himmler mi spiegò che voleva fare un libro per riabilitare la memoria del padre. Le dissi soltanto: che fatica!». Biagi racconta tra la Kurfùrstendamm e la porta di Brandeburgo, sotto il chilometro di muro lasciato in piedi e fra le bancarelle con i pezzi di muro su cui è scritto «Originai Berlin». L'Italia se la prende con la Germania per il marco forte? «Oggi c'è Kohl, non Kesselring, non ci sono i carri armati. La Germania è demo¬ cratica. E' forte? Guardiamo i suoi musei». E il neonazismo? «Non mi farei impressionare da gente con la testa rasata». E' sconfortato davanti alla nostra politica: «Siamo allo sfascio. Eppure c'è gente per bene fra i politici di oggi, e giovani che potrebbero cominciare. Se Martinazzoli mi chiede di aiutarlo lo aiuto». Quello che non funziona è il sistema, il rapporto mafiapolitica: «Buscetta mi disse: io farò dei nomi e lei non mi crederà nemmeno quando saremo dall'altra parte. Buscetta ha ancora molto da dire». Perché non dirlo subito? «Perché deve dire soltanto quel che si può controllare, altrimenti cade il castello». Afferma Biagi: «Non c'è uomo che meriti di essere invidiato. Ho visto potenti che Éf* si portano dietro drammi incrediMfflHit bili». E' attento agli amari detti che spiegano una società: «Ricordo ragazze tedesche che dicevano: meglio un russo sulla pancia che un tedesco sulla testa». Ai giornalisti insegna: «Non fate i fessi per conto terzi». Odia lo scoop cinico e dannoso: «Guardate che cosa è accaduto con Foligno». Lo preoccupa il giornalismo-spettacolo: «Ci si innamorava della firma, ora della propria faccia». Dice: «Ho viaggiato nella nebbia e sono arrivato qua. Ma sono fortunato perché ho visto tanti prodigi e tante nefandezze». Malinconia di ricordi, amici che se ne sono andati. Ma subito torna la battuta: «Dirigevo il Tgl. Un sottosegretario voleva un servizio su una sagra di paese. Gli chiesi perché e rispose: ci sarò io. Promisi: se lei si confessa, mando in onda anche il sonoro». Perché proprio oggi questo diario? «Perché esiste un'età per i ricordi. Se sbagli l'attimo, dimentichi, o colori troppo o aggiungi cose». Marco Neirotti D. . nzoB,ag' Éf* MfflHit