«Emozione da condividere» di Daniela Daniele

«Emozione da condividere» E' BENE NASCERE TRA MAMMA E PAPA'? «Emozione da condividere» Non cambiano idea ostetrici e psichiatri Tutto e il contrario di tutto. La medicina, ormai, ci ha abituati a questo. Basti ricordare l'ultima polemica sul colesterolo. Il guaio è che ogni «rivoluzione» ha bisogno di un po' di anni per prender piede e non appena una convinzione si è radicata, ecco il fulmine a ciel sereno. Il futuro, trepidante, padre era indispensabile alla futura, dolorante mammina in sala parto? No, non è più così. Anzi, non è mai stato così. L'uomo è soltanto un intralcio e, per favore, stia fuori dei piedi. Della partoriente, dei medici e delle ostetriche. Il parto è una questione che riguarda mamma-figlio. E il padre torna confinato al vecchio ruolo: «Lui, nella costruzione della creatura, ha avuto solo la parte più piacevole». Arrivi, dunque, dalla sua compagna con mazzi di fiori e cioccolatini, ma «dopo». Via dalle emozioni, via dal sangue e dalla placenta e dai primi vagiti. Così parlò Leboyer. «Ancora una volta si vuol decidere per la donna, su una presenza oppure un'assenza accanto a lei, nel momento difficile del parto - osserva la psicoterapeuta milanese Daniela Marafante -. E mi sembra assurdo. E' un discorso che non si può e non si deve fare "in generale". Ogni coppia ha una dimensione propria e a quella deve far riferimento. Se il rapporto di coppia è tale da accettare la nascita come l'inizio di una creatività "a tre", la presenza dell'uomo in sala parto sarà positiva». Mentre sarà «fortemente negativa» se vissuta come una forzatura, perché «così si deve fare». Ma il rapporto esclusivo tra madre e figlio, lo scambio di sguardi rassicurante? «Sarebbe bello - commenta la dottoressa Marafante -. Ma in quale ospedale pubblico italiano un incontro così idilliaco e rilassante si può davvero verificare?». E, a proposito di ospedali, come si accetta il «padre-partoriente» in quello che è stato definito «la più grande fabbrica di bambini d'Europa», l'ospedale ostetrico ginecologico Sant'Anna, di Torino? Il direttore sanitario, Giorgio Martiny, accoglie l'affermazione di Leboyer con un certo stupore: «Da noi, la maggior parte degli uomini chiede di assistere al parto. Negli ultimi anni, la richiesta in tal senso è aumentata moltissimo. E se, in un primo momento, l'idea di una presenza estranea in sala parto aveva creato un po' di perplessità al personale sanitario, oggi s'è fatta l'abitudine ad ac- cogliere anche il papà». Come reagiscono le donne? «Benissimo. Sono più tranquille, si sentono più a loro agio. E' indispensabile, però, che la futura mamma e il futuro papà, prima di arrivare al giorno tanto atteso, abbiano seguito un corso di preparazione all'evento». Gli uomini spiegano perché desiderano assistere al parto? «Certo, il motivo è semplice: vogliono dividere con la loro donna l'emozione della nascita». Una rivoluzione, nella coppia, che si è stabilizzata a poco a poco, ma, a quanto pare, saldamente. Secondo la sessuologa Gianna Schelotto, il primo «motore» di questa scelta è la solidarietà. «Non bisogna dimenticare - aggiunge - che l'ecografia ha creato una vera e propria svolta nella gravidanza, permettendo la visione del nascituro ai futuri genitori». E se un tempo stupore e trepidazione, per l'uomo, erano affidati alle sensazioni prova¬ te nell'appoggiare una mano sul «pancione» della futura mamma e nel sentire il lieve movimento della nuova vita, oggi quella vita è palese, è visibile, mese dopo mese, in tutti i suoi più teneri particolari. «E l'uomo - continua Gianna Schelotto - assapora emozioni nuove che nel passato i suoi padri e i suoi nonni non avevano vissuto. Un tempo la gravidanza era "tutta della donna". Adesso non è più così. Nel misterioso, lungo e persino angoscioso cammino della nascita, la donna non è più sola e l'uomo sta imparando a condividere la gioia di un qualcosa "costruito insieme". Dunque, che senso ha escluderlo dal momento in cui la gioia, dopo tanta attesa, tocca il suo culmine?». Tra gli uomini c'è chi ancora non si sente pronto per affrontare «una simile prova» e chi, invece, assicura di aver preso tra le braccia i suoi figli perché non sopportava l'idea che all'atto della nascita «fosse qualcun altro a toccarli per primo». Ma la scena della sala parto, senza un'adeguata preparazione, può davvero provocare uno choc. Che cosa accade nella coppia che vive una simile esperienza? Non c'è il rischio che, di fronte all'intimità della donna svelata in modo estremo, da parte del compagno si verifichi un progressivo calo del desiderio? «Il rischio c'è, se non c'è amore - risponde la sessuologa -. In caso contrario, il desiderio aumenta». Daniela Daniele A Torino il primato dei mariti presenti all'evento Alcuni esperti: «Le donne sono più tranquille» La sessuologa Gianna Schelotto e il dottor Giorgio Martiny, direttore sanitario dell'ospedale Sant'Anna, di Torino

Persone citate: Daniela Marafante, Gianna Schelotto, Giorgio Martiny, Leboyer, Marafante

Luoghi citati: Europa, Torino