Ciancimino: la mia verità sul delitto Lima

Ciancimino: la mia verità sul delitto Lima Lettera dell'ex sindaco de di Palermo: «Voglio essere interrogato subito dall'Antimafia» Ciancimino: la mia verità sul delitto Lima «E stato un avvertimento ai politici» PALERMO DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Vito Ciancimino rompe il silenzio, dice la sua sul delitto dell'eurodeputato de Salvo Lima e chiede alla commissione parlamentare antimafia (che si riunirà oggi) di ascoltarlo al più presto. L'ex sindaco, da nove anni non più de, accusato di essere un mafioso legato a doppio filo al clan del suo paese, Corleone, capeggiato dal superlatitante Salvatore Riina numero uno delle cosche, ha scritto a Luciano Violante, neopresidente dell'antimafia. Il testo è stato reso noto per fax a Palermo dai figli. Lui da un po' di tempo se ne sta a Roma. Qui torna solo per soggiorni-lampo nella lussuosa villa nel Lido di Mondello. Con Lima Ciancimino fu amico più di 35 anni fa, quando sindaco il primo e lui assessore ai Lavori Pubblici, raggiunta anch'essa dal boom economico, Palermo conobbe un'espansione urbanistica senza precedenti. Il «sacco edilizio» di Palermo sostennero gli oppositori, tutto nel rispetto del piano regolatore dell'architetto Samonà, uomo dichiaratamente di sinistra, ribatterono sempre gli amministratori comunali. Ed ora sull'uccisione di Lima, per il cui contesto Ciancimino è stato chiamato in causa da cinque pentiti,.cosa sostiene? «Il delitto Lima - scrive Ciancimino a Violante - non può essere liquidato con ipotesi semplicistiche sul suo movente. E' di quelli che vanno oltre la persona della vittima e puntano in alto, un avvertimento, come si suol dire». A questo punto una precisazione che, sotto sotto, potrebbe anche celare qualcos'altro, magari l'annuncio di essere pronto a clamorose rivelazioni : «Sono stato, per molti anni, testimone ed in parte protagonista di certo contesto politico. Sono convinto che questo delitto faccia parte di un disegno più vasto. Un disegno che potrebbe spiegare altre cose, molte altre cose». E aggiunge: «Ancora oggi sono pertanto a disposizione di codesta commissione antimafia, se vorrà ascoltarmi». Un «ancora oggi» che sottintende una polemica da lui aperta due anni fa con l'allora presidente dell'antimafia, il senatore Gerardo Chiaromonte, come Violante del pds. Allora il 27 luglio del 1990 Cian- cimino rispose a Chiaromonte di essere disposto a ribattere alle domande che i deputati ed i senatori della commissione avessero ritenuto di porgli, ma pretese che l'audizione avvenisse in diretta tv «non per fare spettacolo - puntualizza ora ma perché volevo che l'opinione pubblica potesse giudicarmi direttamente e non per interposta persona, cioè per il tramite dei giornalisti a volte imprecisi, spesso sintetici e superficiali e quasi sempre obbedienti al sistema politico-finanziario interessato non alla verità, ma alla difesa di certe posizioni». La diretta televisiva non fu concessa, Ciancimino non si presentò. Oltre a prendersela stavolta anche con i giornalisti, il chiacchierato ex uomo politico coglie l'occasione per polemizzare una volta di più con la prima commissione antimafia istituita dopo la strage di Ciaculli nel 1963. «Senza mai ascoltarmi - scrive Ciancimino all'onorevole Violante - nonostante da me sollecitata sin dal 1970, mi ha condannato "irrevocabilmente" e le sue "sentenze" sono diventate la "prova" delle mie presunte colpe davanti alla pubblica opinione e alla magistratura». Condannato a sette anni per associazione mafiosa (attende il dibattimento d'appello) e a tre anni e otto mesi per gli appalti «facili» del Comune di Palermo (sentenza definitiva, ma senza obbligo di detenzione per via del condono), Vito Ciancimino aspetta ora un altro processo sempre per presunte irregolarità negli appalti comunali. Nell'istruttoria sul delitto Lima è stato chiamato in ballo dai pentiti Tommaso Buscetta, Gaspare Mutolo, Francesco Marino Mannoia, Leonardo Messina e Giuseppe Marchese. Quest'ultimo sarebbe il primo pentito della «famiglia» dei Corleonesi. E Mutolo in particolare ha indicato Ciancimino come «legato esclusivamente a Riina Salvatore ed ai corleonesi», tutt'altro che una sensazionale rivelazione, se si vuole, visto che per questo c'è già stata una sentenza di condanna. Continua a trascinarsi da anni, ormai, la procedura per la confisca dei beni accumulati da Ciancimino che con moglie e cinque figli vive tuttora nel lusso. Antonio Ravidà «Quell'omicidio non va liquidato con interpretazioni semplicistiche come ho sentito» Giulio Andreotti e, sopra, Luciano Violante, presidente dell'Antimafia Nella foto grande Salvo Lima, mentre depone ad un processo, e l'ex sindaco Vito Ciancimino

Luoghi citati: Comune Di Palermo, Lido Di Mondello, Lima, Palermo, Roma