I cavalli della camorra di Angelo Conti

I cavalli della camorra I cavalli della camorra Da Lucky Luciano ai nuovi guappi una passione diventata business «Quell'ippodromo è un covo di camorristi: chiudiamolo». Il prefetto di Caserta, ricevuto l'ennesimo rapporto delle forze dell'ordine, ha deciso di sospendere per sei mesi l'attività del «Cirigliano», l'impianto di Aversa, in attività da 24 anni. Respinto un ricorso urgente al Tar, l'ippodromo potrà riaprire solo il 2 aprile '93. Il provvedimento, unico in Italia, era stato preceduto da una sospensione di tre settimane, lo scorso febbraio. Dopo quell'«avviso» nulla era però mutato. I rapporti della polizia, che segnalava «infiltrazioni mafiose e camorristiche», hanno nel frattempo continuato ad accumularsi. L'ippodromo Cirigliano ospita, ogni anno, circa 70 giornate di corse ed ha un pubblico medio di circa 3000 persone. E' considerato fra i primi 10 impianti d'Italia per volume di scommesse (una media/giornata superiore ai 300 milioni). Eppure ha già visto di tutto, compreso un rogo doloso per uccidere un trottatore. Quest'anno c'è stato persino uno sciopero dei guidatori, stufi di essere oggetto di intimidazioni. Il mondo dell'ippica, da sempre, soffre di gravi fobie. Ad esempio non ha mai saputo affrontare, con decisione, le infiltrazioni della malavita. Non è un mistero che vi siano pregiudicati in molti ippodromi italiani: anche in veste di proprietari, fantini e driver. Sono una ridotta minoranza, a fronte di un tessuto sostanzialmente sano, ma non si riesce ad emarginarli. Non c'è sufficiente controllo sulle licenze, concesse dagli enti che fanno capo all'Unire, presieduta (fra le polemiche) dall'ex onorevole de Giuseppe Zurlo. La storia delle infiltrazioni criminali nel mondo dell'ippica ha comunque radici lontane, quasi storiche. Già il mitico Al Capone si dava da fare, all'inizio del secolo, in quel di Chicago: la sua scuderia era poderosa, comprensibilmente imbattibile. Lucky Luciano trasferì questo vezzo in Italia: per almeno un decennio fu infatti fedelissimo frequentatore di Agnano. Qui ricevette l'unico sgarbo della sua vita: un guappo, forse a caccia di rischiosa pubblicità, lo schiaffeggiò durante una corsa. Lui, impassibile, non reagì sino a corsa finita. Negli Anni 60, sempre ad Agnano, fu la volta dei Giuliano: il re dell'ippodromo divenne don Alfredo, proprietario di una affollata scuderia. Un regno durato una decina d'anni, sino all'avvento di Lorenzo Nuvoletta, il boss di Marano. Con i colori dell'Allevamento Vallesana, e poi con quelli di scuderie intestate a prestanome, ha schierato - negli anni - trottatori di eccellente fama. Sul finire degli Anni 70 i Nuvoletta hanno aperto un allevamento modello a Licola, in provincia di Napoli, ed un altro a Pignataro Maggiore, vicino a Caserta. Gli impianti, fra un sequestro e l'altro, risultano ancora in qualche modo attivi. L'amministratore giudiziario vende ogni anno i puledri nati dalle fattrici, molte delle quali rese gravide dallo stallone americano Justacinch, vincitore di un «Lotteria» e valutato un miliardo, anch'esso sotto sequestro. La passione per i trottatori è stata condivisa, più di recente, anche da Carmine Alfieri, un altro temutissimo boss della camorra. Ma Alfieri, probabilmente per rispetto verso i Nuvoletta, ha sempre figurato in modo marginale negli ippodromi ufficiali, preferendo quelli clandestini (dove le scommesse corrono ugualmente copiose). Anche lui è stato recentemente arrestato. La malavita ha «toccato» anche gli ippodromi del Nord: a San Siro-trotto sono state denunciate infiltrazioni della 'ndrangheta, a San Siro-galoppo operava «Pippo» Lottusi, «ragioniere» del cartello di Medellin e riciclatore di milioni di narco-dollari in Svizzera; a Vinovo s'è visto a lungo in azione il palermitano Bernardo Chianello, un boss del racket. Assassinato all'inizio di quest'anno, è stato lasciato carbonizzato di fronte all'ippodromo. Angelo Conti