Vilnius rialza la bandiera rossa di Foto Epa
Vilnius rialza la bandiera rossa Le prime elezioni democratiche condizionate dalla delusione per il fallimento economico Vilnius rialza la bandiera rossa Puniti i leader dell'indipendenza MOSCA DAL NOSTRO INVIATO Clamorosa sconfitta del presidente Vytautas Landsbergis e di Sajudis (il Fronte nazionale) nelle prime elezioni democratiche della Lituania indipendente. Sajudis ha ottenuto soltanto il 19,8% dei voti, cioè 18 seggi sui 70 in palio dove si è votato con il sistema proporzionale. Il vincitore indiscusso - a sorpresa, perché i sondaggi registravano un sostanziale equilibrio delle forze - è il partito democratico del lavoro (Pdl), guidato da Algirdas Brazauskas, l'ex primo segretario del partito comunista lituano. Il Pdl ha raccolto uno straripante 46,5% dei voti e 35 seggi, cioè la metà esatta di quelli disponibili con il sistema proporzionale. Altri 71 seggi del Parlamento devono essere assegnati con il sistema maggioritario. Per questi ultimi la conta dei voti è solo all'inizio, ma i segnali della vittoria del Pdl si confermano. I candidati di Brazauskas hanno infatti conquistato la maggioranza assoluta in 10 su 14 circoscrizioni finora scrutinate, mentre Sajudis ha preso solo un seggio. In 39 circoscrizioni si dovrà ricorrere al ballottaggio tra i due candidati meglio piazzati, che sono dovunque quelli del Pdl e di Sajudis. In altre 18 circoscrizioni lo scrutinio è ancora in corso. Il crollo di Sajudis conferma il logoramento della politica fin qui seguita dalle forze più radicali. Ottenuta l'indipendenza politica, l'opinione pubblica lituana si è accorta con delusione che essa non è stata affatto garantita da una effettiva preparazione dell'indipendenza economica e si rivolge ora alle forze indipendentiste moderate. La pesantissima crisi economica, che ha colpito anche il settore agricolo, un tempo il punto di forza dell'economia lituana, e le interminabili liti tra le fazioni di Sajudis, hanno fatto il resto. Brazauskas, nonostante il suo passato comunista, era rimasto un leader molto popolare proprio per la chiara scelta a favore dell'indipendenza lituana fin dal 1989. Era stato proprio Brazauskas a proclamare l'autonomia da Mosca dei comunisti lituani e ad allearsi con Sajudis nella fase più difficile della lotta contro il Pcus. Ma Landsbergis, appena ottenuta la vittoria, aveva deciso di rompere tutti i ponti con Brazauskas e gli ex comunisti lituani. Che ora sembrano in condizioni, sotto nuova veste, di tornare al potere per via elettorale. Brazauskas ha però subito offerto un ramo d'ulivo allo sconfitto, dicendosi favorevole a una «grande coalizione». Landsbergis ha risposto ieri, a botta calda, che «si potrà parlare di cooperazione, ma io credo che un Paese democratico abbia bisogno di un'opposizione». In ogni caso il rospo è duro da digerire. Il presidente uscente ha riconosciuto la sua «sorpresa» per il risultato elettorale e ha subito attaccato «la Bussia, che ha attivamente partecipato a queste elezioni e non l'ha neanche nascosto». In effetti il risultato del voto lituano è stato ieri accolto con evidente soddisfazione nei circoli governativi di Mosca, i cui rapporti con Landsbergis erano tutt'altro che agevoli. Brazau¬ skas ha condotto la sua campagna elettorale all'insegna della fermezza per quanto concerne le date del ritiro delle truppe russe, ma non senza sottolineare che Vilnius ha bisogno di buoni rapporti economici e commerciali con il potente vicino orientale. E l'elettorato ha premiato il suo realismo. Il ministro della Giustizia in carica (e uno dei leader di Sajudis) ha recriminato che «il popolo è stato ingannato». La destra estrema, cancellata in queste elezioni, attraverso il leader del¬ la Lega della libera Lituania, Antanas Tiarlizkas, mette in guardia contro la «emergente minaccia comunista». Ma sembra un'interpretazione molto parziale, visto che in Lituania nessuno pensa a un ritorno del comunismo. L'esito del voto sembra dimostrare invece che l'elettorato ha fatto una scelta «moderata». Lo confermano sia l'affermazione del partito Cristiano democratico (10 seggi proporzionali e finora 1 dei maggioritari) e del partito Socialdemocratico (5 seggi proporzionali e 1 maggioritario), mentre l'Unione del Polacchi entra in Parlamento con 3 seggi e il 3% dei voti. L'altra ventina di partiti (molti dei quali alle ali estreme dello schieramento politico) che si era presentata alle elezioni, non ha raggiunto neppure il quorum minimo per un deputato. Nello stesso tempo si è votato per la nuova costituzione - che conferma in pieno la scelta indipendentista - e l'elettorato l'ha approvata con uno schiacciante 83,5% di voti, a conferma che il voto popolare non indica alcun «ritorno indietro». Brazauskas, come s'è visto, sembra propendere per un governo di coalizione. Se Sajudis rifiuterà, il Pdl potrebbe comunque rivolgersi sia ai socialdemocratici che ai cristiano-democratici. Giuliette Chiesa Il leader dell'ex pc lituano Brazauskas trionfatore delle elezioni [FOTO EPA]
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