Genova, venti di guerriglia di Paolo Lingua
Genova, venti di guerriglia L'area del porto presidiata in forze da polizia e carabinieri Genova, venti di guerriglia / camalli assediati dai «padroncini» GENOVA. Si respira da ieri mattina aria di guerriglia. La cinta portuale che corre attorno alle direttrici obbligatorie del traffico è presidiata da polizia e carabinieri in assetto di guerra, con elmi, scudi, sfollagenti, maschere antigas. Le forze dell'ordine sono il cuscinetto tra i portuali della Compagnia Unica, che stazionano all'interno dello scalo, e gli autotrasportatori che con centinaia di mezzi pesanti, hanno deciso il blocco dei varchi. Se l'agitazione non cesserà, nel volgere di pochi giorni piazze e piazzole, dai valichi autostradali agli accessi al porto, saranno invasi da altri camion carichi di container impossibilitati a muoversi. Ieri mattina, quando gli autotrasportatori hanno attuato il blocco strategicamente più delicato, quello di San Benigno ai piedi della Lanterna, sono volati insulti pesanti, monetine, spintoni e qualche schiaffo. Con una azione spericolata alcune centinaia di agenti e poliziotti hanno effettuato un cordone elastico che ha diviso i «padroncini» dai portuali infuriati. Poteva venirne fuori qualcosa di molto grave. Adesso è scattato una ferreo sistema di prevenzione: ma sino a quando si potrà sopravvivere in questo clima? Spiegare il perché di questo rigurgito di violenza e di intolleranza non è facile, perché gli interessi e le strategie delle parti in causa non sono coincidenti né univoche. Tutto ruota comunque attorno al rapporto che divide da una parte il Consorzio del porto, i sindacati e l'utenza (cioè tutti i settori imprenditoriali coinvolti nei traffici marittimi: agenti, spedizio- nieri, importatori, industriali, trasportatori, ecc.) e dall'altra la irriducibile Culmv dei «camalli» del console Paride Batini, ottocento scaricatori decisi ad affermare la loro presenza nel porto e ancora convinti di identificarsi in un ruolo non solamente di azienda di servizio non importa se ad alto livello occupazionale e ben retribuito - bensì di ente decisionale. Tutti gli altri, con motivazioni differenti vorrebbero un porto privatizzato, manageriale, dominato dalle regole del mercato e retto su relazioni industriali, con tempi, costi, tariffe e strutture tali da imporsi sulla concorrenza del Mediterraneo. I portuali sino a tre settimane fa hanno resistito, con uno sciopero che dura da tre mesi, a dire di no, perché la legge ita¬ liana - il fatidico articolo 110 del codice della navigazione consentiva loro il monopolio del lavoro in banchina. Monopolio equivale al diritto di decidere o di concorrere a decidere - senza che la controparte possa rivolgersi a un concorrente esterno - squadre e tariffe. Il ministro dei Trasporti, Giancarlo Tesini, su istanza della Cee per la quale i monopoli sono illegittimi all'interno della Comunità, ha abolito l'articolo 110. Ma la situazione non è tornata alla normalità, né il porto ha ripreso a tirare, forte della nuova struttura avveniristica dell'attracco satellite di Voltri. I portuali hanno aperto una vertenza su un credito di oltre nove miliardi (rimborsi per contributi di spesa che risalgono al 1989) nei confronti del Consorzio, oltre che una guerra personale contro il presidente, Rinaldo Magnani, ex portuale. Ieri hanno rifiutato il tavolo della trattativa: vogliono il denaro subito. Nel frattempo dovrebbero, entro sei mesi, diventare una spa e accettare altre spa sul territorio come possibili concorrenti. I trasportatori e gli utenti che già hanno ottenuto il permesso di operare direttamente su settori del porto potrebbero, per forza di legge, scaricare e caricare con proprio personale. Ma questo non è avvenuto, perché prima dovrebbero essere presi accordi con sindacati, dipendenti diretti dello stesso Consorzio, settori privati e la stessa Compagnia. E' un labirinto senza uscita. Paolo Lingua Tensione ieri al porto di Genova nella manifestazione contro il blocco I poliziotti cercano di separare «i padroncini» dai portuali
Persone citate: Giancarlo Tesini, Paride Batini, Rinaldo Magnani
Luoghi citati: Genova
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