«Mani pulite» in Toscana: 14 arresti

«Mani pulite» in Toscana: 14 arresti Inchiesta sulla diga del Bilancino che ha fatto lievitare i prezzi da 283 a 600 miliardi «Mani pulite» in Toscana: 14 arresti Tra gli eccellenti: Marcucci (pds) e i cugini Lodigiani FIRENZE. L'inchiesta «mani pulite» esplode in Toscana e scuote il pds. Con l'accusa di truffa bis (prevista per chi provoca rilevanti danni all'Amministrazione statale), falso ideologico e abuso d'ufficio, sono finite in carcere 14 persone; ad altre 6 è stata notificata un'informazione di garanzia. Fra gli arrestati spicca il nome di Marco Marcucci, 43 anni, pidiessino, già assessore all'Ambiente e presidente della giunta regionale, attualmente solo consigliere. Sotto inchiesta i lavori per la diga di Bilancino, iniziati nell'84 da parte di un «cartello» di imprese, formato da Lodigiani, Cogefar (vecchia gestione, prima dell'ingresso della Fiat) e Cmc, e la continua lievitazione dei prezzi: dai 283 miliardi preventivati agli attuali 600 già spesi, con l'opera ancora da terminare. Le indagini, condotte dai sostituti procuratori della Repubblica, Paolo Canessa e Alessandro Crini, dopo una serie di accertamenti bancari e patrimoniali, hanno portato all'individuazione di responsabilità da parte di politici, imprenditori e funzionari pubblici. Gli ordini di custodia cautelare in carcere, firmati dal giudice per le indagini preliminari, Maurizio Barbarisi, sono stati eseguiti ieri mattina dagli agenti della Digos e dalla Polizia giudiziaria a Firenze, Lucca, Pistoia, Roma, Milano e Ravenna. Oltre all'ex presidente della Regione Toscana, sono finiti in manette i cugini Vincenzo e Mario Lodigiani, rispettivamente presidente e vicepresidente dell'omonima impresa, entrambi già coinvolti in inchieste su presunte tangenti: il primo è stato arrestato a Roma, il secondo a Milano. Arresto a Ravenna per Adriano Antolini e Vittorio Morigi, all'epoca dei fatti rispettivamente direttore generale e direttore della sezione centrale costruzioni della Cmc (la più importante cooperativa di costruzioni della lega). Antolini, 50 anni, ingegnere, ha lasciato la Cmc nel 1990 e attualmente fa il libero professionista; Morigi, geometra, nel frattempo è diventato vicedirettore centrale della cooperativa ravennate. La lista degli arrestati prosegue con l'ingegner Salvatore Cardu e il geometra Raffaele Bertolucci, responsabili della direzione lavori per conto della Cogefar; Pier Lorenzo Tasselli, pidiessino, ex assessore comunale a Firenze ed ex presidente del Consorzio idrico Schema 23 (che gestisce l'invaso di Bilancino); l'ingegner Alessandro Martelli, responsabile dei collaudi per Schema 23; l'ingegner Giuseppe Baldovin, progettista della diga e direttore dei lavori per conto della Regione; l'ingegner Pier Luigi Giovannini, capo dipartimento Ambiente della Regione; Graziano Bracali, titolare della Cave Tana a Bagni di Lucca; l'imprenditore Luciano Leonardi, già amministratore delegato Cogefar Spa prima e della Cogefar Impresit dopo; Fausto Bellettini, direttore generale della stessa Cogefar Spa. Ad attirare l'attenzione della magistratura sono stati più elementi. Primo: un incredibile quanto costante aumento dei costi di realizzazione, saliti da 283 a circa 600 miliardi (ma pare ne servano almeno altri 100 per completare l'opera). Secondo: ben 10 perizie suppletive per altrettante varianti in corso d'opera, con relativo ritocco dei prezzi. Terzo: il costo del «rockfill calcare», il pregiato pietrisco necessario per la realizzazione del corpo centrale della diga. Proprio su questo aspetto, da tempo c'erano segnalazioni di operazioni poco chiare. Ora gli arrestati dovranno chiarire perché fu deciso di andare ad approvvigionarsi di quel materiale in alcune cave della Lucchesia, distanti 90 chilometri dal cantiere di Bilancino, e perché i prezzi fatturati (compreso il trasporto) risultino quasi triplicati rispetto alle tariffe previste dalle relative tabelle ministeriali. Complessivamente, una differenza di 30 miliardi la cui destinazione i magistrsfr/.vogliono accertare. «SiarictiiJnquilli, non abbiamo nulla da "Nascondere, anche se i danni morali sono già evidenti», ha detto Francesca Pittaluga, moglie di Marcucci, confermando l'arresto del marito. L'ex presidente della Regione Toscana, pri- ma di essere trasferito al carcere di Sollicciano, è stato portato alla sede del gruppo consiliare del pds in Regione per un'acquisizione di documenti. Sotto choc il pds toscano. «Sono sinceramente sconcertato - ha ammesso Guido Sacconi, segretario regionale della Quercia -. Credo che in questo caso la magistratura fiorentina, di cui conosciamo il valore, vada incoraggiata e sostenuta nel rapido e pieno-accertamento della verità. Non può essere che questa la scelta del pds, un partito che ha fatto della moralizzazione della vita pubblica una delle ragioni costitutive». Di costruire una diga a Bilancino, nel Mugello, si cominciò a parlare subito dopo la tragica alluvione del 1966. Si trattava di creare un grande invaso artificiale lungo il corso della Sieve, uno dei maggiori e più capricciosi affluenti dell'Arno, in modo da regimare tutto il bacino idrico della zona. Questo permetterebbe di difendere Firenze e il Basso Valdarno da altre inondazioni e garanti1 rebbe l'approvvigionamento idrico per 23 Comuni anche nei periodi di massima siccità. Ma ora, a otto anni dall'apertura del cantiere, coi lavori in alto mare, il danno dei costi gonfiati si aggiunge alla beffa dei mille ritardi. Francesco Matteini Il segretario della Quercia: sono sconcertato Ma i giudici vanno incoraggiati Nella foto a sinistra: Mario Lodigiani Sopra: Marco Marcucci 43 anni pidiessino già assessore e presidente della giunta regionale toscana Nella foto a destra: l'imprenditore Vincenzo Lodigiani