Su Ustica la parola agli Usa

Su Ustica la parola agli Usa Il ministro della Difesa chiede «più disponibilità» dopo la raffica di smentite sulla tragedia Su Ustica la parola agli Usa Andò a Cheney: aiutate i giudici italiani ROMA. Gli Stati Uniti devono dire ai magistrati tutto quello che sanno sul giallo di Ustica. E' quanto ha detto ieri sera il ministro della Difesa Salvo Andò al suo omologo americano Richard Cheney nel corso di una cena di lavoro. Poche ore prima a El Alamein, dove si trovava per commemorare i caduti della storica battaglia, Andò aveva dichiarato: «Ritengo che il governo statunitense abbia qualcosa da dire e dare agli inquirenti in merito alla vicenda di Ustica». E per questo avrebbe chiesto a Cheney «una disponibilità completa a collaborare». E' la prima volta che il governo chiede in termini così chiari e insistenti la collaborazione di Washington. Ed è la prima volta che il governo si dice convinto che gli Stati Uniti possano aiutare a trovare la soluzione del mistero. Già in passato c'erano state blande richieste di collaborazione e il governo americano aveva risposto di non avere elementi da offrire ai magistrati. Ora Andò afferma che quelle risposte non sono sufficienti e chiede un'indagine più approfondita. La nuova linea del ministero della Difesa, incoraggiata dal presidente del Consiglio Amato, è emersa in seguito agli ultimi sviluppi delle indagini. E in particolare alla pubblicazione della conversazioni tra gli avieri del centro radar di Grosseto, registrata un'ora dopo la strage. In quella conversazione gli avieri fanno riferimento, tra l'altro, ad aerei in dotazione alle forze americane nel Mediterraneo (Phantom e FI5). 1 magistrati sono del resto convinti che la notte del 27 giugno 1980 ci fu in realtà un'intensa attività militare nella zona in cui passò il Dc9 della Itavia. L'ambasciatore americano Peter Secchia ha però respinto questa ipotesi appena una settimana fa, assicurando che «quella notte non c'erano aerei da combattimento in quell'area». Secchia ha anche ricordato che questa versione era già stata confermata da tre segretari alla Difesa. «E non vedo cos'altro potrei aggiungere se non che il governo degli Stati Uniti non può essere in grado di nascondere qualcosa per dodici anni». Gli avieri di Grosseto - così traspare dalla conversazione avevano l'impressione che la portaerei americana Saratoga non si trovasse nella rada di Napoli, dove doveva essere e dove le autorità degli Stati Uniti hanno sempre detto che fosse. E difatti il Pentagono ha subito confermato quella versione la settimana scorsa, non appena sono state rese note le registrazioni. Interpellato dall'Ansa, un portavoce del dipartimento alla Difesa, il tenente colonnello Kenneth Satterfield, ha precisato: «La Saratoga è rimasta nel porto di Napoli dal 23 giugno al 6 luglio. E non c'è modo di nascondere una portaerei grande come quella». Le dichiarazioni fatte ieri a El Alamein dal ministro Andò sono per certi versi sorprendenti perché sembrano mette're in dubbio la veridicità delle precedenti risposte americane alle sollecitazioni del governo italiano. La richiesta a Cheney ò venuta dopo che anche i familiari delle vittime della strage di Ustica avevano lanciato un appello al governo Amato affinché si rivolgesse al governo degli Stati Uniti. Già la settimana scorsa alla riunione della Nato che si è tenuta a Gleneagles, in Scozia, Andò aveva brevemente accennato alla questione Ustica nei suoi colloqui con Cheney, ripromettendosi di approfondire la questione durante la cena di lavoro prevista per ieri sera. Andrea di Robilant Dopo le voci di duello aereo sono sorti nuovi interrogativi Nella foto grande un relitto del Dc-9 Itavia ripescato nel mare di Ustica A sinistra il ministro della DifeSalvo AndSopra il segretaalla Difesdegli StatUniti Dick Che Nella foto grande un relitto del Dc-9 Itavia ripescato nel mare di Ustica A sinistra il ministro della Difesa Salvo Andò Sopra il segretario alla Difesa degli Stati Uniti Dick Cheney