L'Arneis ha fatto «gol»

L'Arneis ha fatto «gol» L'Arneis ha fatto «gol» Cresce il successo di un grande bianco ALBA DAL NOSTRO INVIATO L'Arneis del Roero scende in campo e fa subito gol. Gol a chi crede che i produttori non si possano mettere insieme, che non riescano a vincere l'individualismo. Gol anche alla malattia del secolo. E, infine, gol ai gusti del pubblico, al mondo del vino che ha scoperto un prodotto eccezionale, realizzato con tecnologia d'avanguardia. La storia dell'Arneis, i sogni e le realtà di un vino dal sapore seducente la raccontano i produttori in una giornata di sole, in uno scenario che respira i profumi di una terra di frontiera che è a pochi passi da Torino e mescola le magie delle colline, dei paesini raccolti attorno ad un campanile, disegnati da una ragnatela di vie strette, cascinali. E di vigneti. Il primo gol l'Arneis l'ha segnato pochi giorni fa. Ed è subito una rete importante, che scompagina tattiche usurate dal tempo. I produttori dell'Arneis si mettono insieme e sponsorizzano l'incontro tra le Nazionali dei cantanti e degli alle- natori. Con un obbiettivo: contribuire tutti quanti alla sconfitta del cancro, far nascere un modernissimo centro piemontese per la lotta al male del secolo. Conferma Bruno Ceretto, uno dei grandi dell'enologia mondiale: «Ci siamo trovati tutti insieme ed abbia detto sì a questa iniziativa: con entusiasmo, con la voglia di fare. Non ci sono state defezioni, anzi la voglia di costruire ha fatto da moltiplicatore, da volano». Il risultato? L'Arneis del Roero «scende in campo» al Delle Alpi di Torino, è il dodicesimo giocatore di un incontro di beneficienza. Ancora Ceretto: «Abbiamo rotto una tradizione negativa che sembra appartenere al mondo del vino: l'incapacità di operare insieme, l'abitudine a coltivare il proprio orticello. Il miracolo l'ha fatto l'Arneis e i suoi produttori». Eccoli a passeggiare lungo i vigneti, a scrivere la cronaca di un vino che si sta imponendo, ad un prodotto vincente. Parlano Giovanni Negro ed Ernesto Casetta, Tommaso Rabino, Roberto Damonte e Francesca Rapetti. Le loro voci ci mescolano a quelle degli altri 29 produttori e hanno il timbro di chi crede nel proprio lavoro, di chi sa di poter vincere la sfida del mercato e dei gusti. Racconta Giovanni Negro: «L'Arneis è un vino di origine antichissime riscoperto non più di venti anni fa. Ricordo i suoi primi passi. Era il gennaio del '72 quando ci accorgemmo di avere un "brillante" nascosto tra le vigne, da estrarre e da mettere in mostra. Eravamo pochi, allora. Le uve dell'Arneis prodotte nel Roero venivano vendute a prezzi irrisori e finivano in altri vini. Decidemmo di produrre di nuovo l'Arneis, di quello vero, prodotto nei diciannove Comuni che formano il comprensorio del Roero». Il viaggio verso il successo è stato lento ma costante, con una data storica: il gennaio del 1989, quando l'Arneis del Roero ottiene il riconoscimento della doc. Adesso i vigneti che ospitano il vitigno coprono circa trecento ettari, la produzione ha raggiunto i due milioni e mezzo di bottiglie, il mercato si allarga giorno dopo giorno, dal Piemonte l'etichetta copre gran parte dell'Italia, è uscita dai confini nazionali, punta all'America, grazie anche ad un ambasciatore chiamato Ceretto. Confermano i produttori: «E' un vino eccezionale, che completa il terzetto dei grandi vini piemontesi: cioè l'Arneis assieme a Barolo e Barbaresco. E' un ottimo bianco, imbattibile sia a tavola sia nei bar come aperitivo. Può reggere tutto un pasto e può fare gol agli altri bianchi. Quest'anno poi la qualità è ottima, anche se il nostro prodotto rischia di essere coinvolto nell'immagine di una vedemmia negativa. Invece l'Arneis '92 prodotto nel Roero sarà un'annata da ricordare e da collezionare». Luigi Stigliano Bruno Ceretto

Persone citate: Bruno Ceretto, Ceretto, Ernesto Casetta, Francesca Rapetti, Giovanni Negro, Roberto Damonte, Tommaso Rabino

Luoghi citati: Alba, America, Barbaresco, Barolo, Italia, Piemonte, Torino