Chi ha ucciso il piccolo cinema?

Chi ha ucciso il piccolo cinema? Spariti dalla circolazione i film italiani presentati a Venezia: i distributori accusano Berlusconi Chi ha ucciso il piccolo cinema? ROMA. Da poco più di un mese si è tornati al cinema, anche se la stagione è cominciata alla fine di agosto. In questo breve periodo il mercato cinematografico ha evidenziato problemi e contraddizioni. «Basic Instinct» con i 30 miliardi incassati in un mese si è già candidato al primato stagionale del box-office detenuto da Roberto Benigni con «Johnny Stecchino»: oltre 38 miliardi sull'intero territorio. Al boom di «Basic Instinct» fa da contraltare la scarsa fortuna al botteghino dei film italiani realizzati dai giovani autori. «E' un rischio - osserva il produttore Aurelio De Laurent iis - fare uscire film senza divi a settembre perché in Italia la stagione cinematografica esplode quasi sempre dopo il boom di un film-evento che risveglia l'interesse del pubblico dalla lunga sonnolenza estiva. "Pretty Woman", che nel 1990 incassò oltre 25 miliardi, era uscito in settembre; e anche "Basic Instinct" è stato lanciato dopo la metà di settembre». Se si escludono tre titoli («Fratelli e sorelle» di Avati, un miliardo e 429 milioni; «Morte di un matematico napoletano» di Martone, 953 milioni; e «Un'altra vita» di Mazzacurati, 590 milioni) la maggioranza dei film italiani presentati alla Mostra di Venezia ed usciti subito dopo nelle sale sono già quasi spariti dalla circolazione. Alcuni titoli non hanno neppure raggiunto i cento milioni d'incasso: «Verso sud» di Pozzessere 27 milioni, «Quattro figli unici» di Wetzl 43 milioni, «La corsa dell'innocente» di Carlei 50 milioni, «Centro storico» di Giannarelli 65 milioni, «La discesa di Aclà a Fioristella» di Grimaldi 79 milioni, «La valle di pietra» di Zaccaro 82 milioni e «Volevamo essere gli U2» di Barzini 93 milioni. «La Mostra di Venezia - dice il regista-attore Maurizio Nichetti era l'evento che doveva aiutare i film dei registi giovani, ma perché l'evento funzioni bisogna sostenerlo con una programmazione intelligente. Anziché programmarli tutti assieme, i film veneziani dovevano essere proposti, nelle varie città, uno dopo l'altro, e certamente avrebbero avuto più spettatori». E' possibile: ma, se non fossero usciti in quel momento, forse non sarebbero usciti affatto. «L'offerta veneziana del nuovo cinema italiano - aggiunge Paolo Ferrari della Warner Bros era sproporzionata alla domanda del mercato. Oggi l'esercizio, così come è concepito, può assorbire soltanto opere commerciali e di grande spettacolarità anche perché deve fare quadrare i suoi bilanci con sei mesi lavorativi, anziché con dodici. Finché non si arriverà alle multisale vere, quelle con 9 o 12 schermi, i film cosiddetti minori non potranno aspirare ad una tenitura garantita nelle sale». Tra le vittime del settembre cinematografico c'è anche «Gangsters», l'opera seconda di Massimo Guglielmi, che dopo le uscite di Milano, Torino e Genova è stato ritirato dal produttore Gianni Minervini per l'impossibilità di trovare a Roma una sala adatta. «"Gangsters" l'ho fermato - spiega il produttore - per farlo riuscire sull'intero territorio nazionale quando la stagione sarà un po' più effervescente e quando mi assicureranno a Roma una sala che non abbia programmato fino al giorno prima film sexy. In questo momento a Roma non c'è spazio per i film dei produttori indipendenti, ossia non legati alla Penta». «Tutto dipende dal genere di film di cui si dispone - spiega Vito Matassino della Uip -. E' facile ottenere sale quando si offre "Giochi di potere" ( 3 miliardi) con Harrison Ford, che in 9 giorni ha superato i tre miliardi. In questa stagione c'è la tendenza a selezionare drasticamente l'offerta del mercato: l'interesse del pubblico si concentra su pochi titoli e gli altri vengono snobbati. Un po' come avviene anche negli Stati Uniti, dove il successo non è più assicurato neppure ai kolossal». Lo dimostra «Il ritorno di Batman» che occupa il secondo posto del box-office italiano con 5 miliardi d'incasso; distanziati sono «Nel continente nero» di Marco Risi con 2 miliardi e 894 milioni e «Io speriamo che me la cavo» di Lina Wertmùller con 1 miliardo e 823 milioni. Per le sale di prima visione a Roma si è creata una situazione anomala. Per oltre il 90 per cento sono di proprietà o programmate da società che fanno capo a Berlusconi e ai Cecchi Gori che essendo anche titolari della Penta Distribuzione condizionano il mercato. Nella Capitale non c'è più spazio per il prodotto di qualità che non garantisca grossi incassi. In compenso è assicurata la circolazione dei film prodotti o distribuiti dalla Penta che, direttamente o indirettamente, può contare sul trenta per cento delle sale italiane di prima visione. «Il cinema nazionale e quello di qualità - afferma Vania Traxler dell'Academy - si può risollevare soltanto se riesce a fermare il monopolio di Berlusconi e Cecchi Gori. Un monopolio che sta estendendosi a Milano, Genova, Catania e nella ricca provincia italiana. Noi a Roma abbiamo una sala-gioiello, l'Alcazar, dove però non sempre possiamo programmare i nostri film per i condizionamenti del sistema distributivo». «C'è indubbiamente disagio aggiunge Paolo Ferrari della Warner Bros - ma è comprensibile perché avendo loro investito nei settori della produzione, della di¬ stribuzione e dell'esercizio è normale che cerchino di portare a casa il più possibile. Scarseggia l'equilibrio. Tuttavia fuori Roma si può ancora operare senza i condizionamenti del giro BerlusconiCecchi Gori. Se si esclude il boom di "Basic Instinct" la stagione è cominciata male. Ma la causa è da attribuire al fatto che da maggio non veniva distribuito un film importante e ciò ha disabituato la gente ad andare al cinema». La nuova politica dell'esercizio sta rivoluzionando anche la programmazione. In certe situazioni è già Natale. La Penta ha anticipato l'uscita di «Taxisti di notte» di Jim Jarmusch, con Roberto Benigni (nel primo weekend di programmazione in nove città 332 milioni d'incasso). Aurelio De Laurentiis, che a Natale distribuirà «California dreaming» di Carlo Vanzina e «Luna di fiele» di Roman Polanski, sta per sondare la disponibilità del pubblico a recepire fuori del periodo tradizionale le costose e casarecce commedie comiche di genere natalizio. Uscirà infatti ai primi di novembre «Anni '90» di Enrico 01doini con protagonisti i ragazzi di «Vacanze di Natale»: Boldi, De Sica, Greggio, ecc. «Decongestionare il mercato per il periodo delle feste - dice Paolo Ferrari - è una necessità D'altra parte a Natale i titoli che non riescono ad inserirsi nei primi quattro posti del box-office raccolgono al botteghino quanto incasserebbero uscendo in altri periodi dell'anno e non correrebbero il rischio di essere smontati dopo l'Epifania poiché a gennaio sono numerosi i bei film in attesa di programmazione». Ernesto Baldo Primato stagionale per «Basic Instinct» con 30 miliardi incassati in un mese ha ucciso cinema? CF«Tutto dipende dal genere di m di cui si dispone - spiega Vito atassino della Uip -. E' facile otnere sale quando si offre "Gioi di potere" ( 3 miliardi) n Harrison Ford, che in giorni ha superato i tre liardi. In questa stagio c'è la tendenza a seleonare drasticamente fferta del mercato: l'inresse del pubblico si ncentra su pochi titoli e altri vengono snobbati. n po' come avviene ane negli Stati Uniti, dove successo non è più assicurato ppure ai kolossal». Lo dimostra ritorno di Batman» che occupa secondo posto del box-office itano con 5 miliardi d'incasso; dianziati sono «Nel continente nePrimato stagionale per «Basic Instinct» con 30 miliardi incassati in un mese Traxler dell'Academy - si può risollevare soltanto se riesce a fermare il monopolio di Berlusconi e Cecchi Gori. Un monopolio che sta stribuzione e dell'esercizio è normale che cerchino di portare a casa il più possibile. Scarseggia l'equilibrio. Tuttavia fuori Roma si