La «carissima» autostrada del Fréjus e lo sconcerto del Presidente

La «carissima» autostrada del Fréjus e lo sconcerto del Presidente AL GIORNALE La «carissima» autostrada del Fréjus e lo sconcerto del Presidente Ci è costata il triplo che in Savoia Un servizio dell'I 1 ottobre ha pubblicato una serie di incredibili costi di lavori per l'autostrada del Fréjus; la società concessionaria, la Sitaf, ha replicato che il costo di costruzione è inferiore a quello dell'autostrada Messina-Palermo. Il paragone non è dei più appropriati: sarebbe stato più corretto fare il confronto in Savoia, con la prosecuzione della stessa autostrada. Per i 62 chilometri nella valle delle Maurienne, gli ingegneri francesi hanno calcolato, a fine 1991, un costo complessivo di circa 900 miliardi, che è in linea con altre autorevoli valutazioni nel settore. Per contro, i 73 chilometri dell'autostrada del Fréjus, tenendo conto, oltre che delle spese sostenute dalla Sitaf, anche di quelle sostenute dall'Anas e della necessità di rivalutarle in lire 1991, assommano a 3200 miliardi, cui andranno ad aggiungersi i 1100 miliardi richiesti per il completamento delle opere e degli impegni. In totale 4300 miliardi, di cui almeno 3400 di stretta pertinenza autostradale. Fatte le debite proporzioni emerge un costo triplo e circa 2000 miliardi di spese per gran parte delle quali ci sarebbe da attendersi delle spiegazioni adeguate. Per esempio che si eviti di citare grossi progetti, come «l'impianto di depurazione delle acque che scorrono sulla piattaforma autostradale, potenzialmente inquinabili da eventuali sversamenti», per cui contrariamente a quanto scritto, ora come sei mesi fa, nulla è stato costruito, nulla è stato predisposto, ed ancora nessuno è in grado di garantire che possa funzionare effettivamente. Mario Cavargna, Torino Pro Natura Piemonte Ma lo sfascio dell'Italia si conosceva da anni Da poco ho letto sul vostro giornale, con stupore, quanto segue: attenti italiani, perché dopo un cammino di egoismi e di divisioni dietro l'angolo potreste anche incontrare una dittatura. Così il presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro ha terminato la sua recente visita in Germania con un preoccupato accenno ai fatti di casa nostra. Ma perché tanto sconcerto da parte del primo cittadino d'Italia su una situazione che gran parte di noi ben conosceva da anni? I veri italiani ben altro avrebbero voluto: che, almeno da parecchio, politici o non politici responsabili dello sfascio italiano venissero arrestati e severamente condannati senza nessunissima attenuante. Sicuramente i cammini di egoismi e di divisioni che portano alla sorpresa di trovare dietro l'angolo una dittatura non esisterebbero nemmeno in minima traccia. Michele Picchiri, Cagliari Per vincere l'alcolismo basta la volontà Alcune recenti pubblicazioni raccomandano nuove soluzioni per il problema dell'alcolismo. E' opportuno trattare questo argomento, data la gravità del fenomeno e la sua estensione, che certamente è di molto superiore a quella delle droghe illegali, ma le modalità con le quali l'alcolismo viene trattato non sono corrette. Come per l'eroina, sembra che la ricerca, le risorse e la mira dei mass media siano orientate a proporre nuove molecole o sostanze che dovrebbero risolvere il problema. Già nel passato si è cercato di farlo, producendo e distribuendo morfina per curare la dipendenza da oppio, poi eroina per sostituirla alla morfina, per arrivare sino al metadone. L'unica cosa che abbiamo ottenuto in questo modo è stata il creare nuove forme di tossicodipendenza. Eppure oggi ci propongono di usare nuovi farmaci: nonostante le segnalazioni, giunte da vari Paesi in tutto il mondo, relative ai pericoli derivanti dall'uso di farmaci a base di fluoxetina, og¬ gi si propone questa molecola come cura per l'alcolismo. La fluoxetina si trova in farmaci che dovrebbero curare la depressione. Nel 1990 una ricerca scientifica apparsa su una delle riviste americane più prestigiose del settore, dimostrava che la fluoxetina era in grado di fare insorgere idee suicide anche in pazienti depressi che, prima del suo utilizzo, mai avevano pensato al suicidio. Tali idee sparivano poco dopo la sospensione del farmaco. Ciò avviene specie se è assunta in forti dosi. Da anni sappiamo che non vi è farmaco efficace per combattere l'alcolismo, così come non ce ne sono per l'eroina. Solo l'indivi¬ duo può arrivare a decidere di smettere; allora, e solo allora, quasi qualsiasi trattamento farmacologico può divenire efficace, ma solo a livello di aiuto, per superare la crisi iniziale (e spesso non c'è nemmeno bisogno di farmaci). Come medico e presidente del Comitato dei cittadini per i diritti dell'uomo (fondato da T. Szasz e dalla Chiesa di Scientology nel 1969) ritengo sia inutile proporre soluzioni strampalate illudendo la gente che esistano pillole magiche. Roberto Cestari, Milano Presidente Ccd u (Comitato dei cittadini peri diritti dell'Uomo) Giulio Confalonieri Maestro dimenticato Voglio parlarvi di un uomo che non dimenticherò mai: Giulio Confalonieri. E' morto vent'anni fa. Fu un grande critico musicale: nessuno lo ha commemorato. L'ho conosciuto negli Anni Cinquanta e ogni volta che lo incontravo mi trasmetteva una carica di saggezza, di umanità, di umiltà che mi arricchiva l'anima. Potei assistere alle sue conferenze, sempre così interessanti e stimolanti, che il pubblico presente ne rimaneva elettrizzato. Da allora posso dire di aver sempre letto con gioia e passione i suoi scritti, dai quali si rivela la serietà e la profondità dei fatti musicali, senza mai ricorrere a quel linguaggio complicato di cui ancor oggi buona parte dei critici d'arte fa abbondante uso forse per coprire le incertezze e le oscurità del pensiero. A mio parere i grandi critici musicali italiani del Novecento si possono contare sulla punta delle dita e sono: Giulio Confalonieri, Massimo Mila e Fedele d'Amico, tre studiosi di formazione e nature diverse gli uni dagli altri ma tutti e tre con la capacità di fare critica. I libri di Confalonieri meriterebbero di essere ristampati poiché essi riportano concetti preziosi, come è stato fatto in anni recenti e come si sta facendo tuttora per i due illustri colleghi, per farli conoscere alle nuove generazioni. Devo quindi dire che Confalonieri è stato un genio perché quando parlava e scriveva esprimeva originalità ad alto livello e posso affermare che Egli, «il Maestro», è sempre vivo in chi, come me, abbia avuto la fortuna di ascoltarlo da vicino. Nello Bertellini, Milano Il bambino crescerà «furbo» e egoista Fra due mesi, Natale e i regali. L'anno scorso, verso Natale, ho saputo di un bimbetta di pochi anni che dichiarò alla mamma che lui regali non ne voleva, di niente avendo bisogno. La madre se l'ebbe a male, lo rimproverò. Quel bimbo aveva cercato di levare la sua vocetta contro il consumismo, non fu capito. Non avrebbe dovuto la mamma rallegrarsi? E magari proporgli di destinare quei soldi (i soldi corrispondenti ai regali) ai bambini che non hanno niente? Di un altro bambino, mi hanno detto, un ragazzino che ha fatto un-piacere a scuola a un compagno, contro il proprio interesse. Anche in questo caso la mamma lo ha sgridato, arrabbiandosi, nel timore che il figlio non diventi abbastanza «furbo». Poiché i bambini hanno un enorme bisogno dell'affetto e della considerazione dei genitori, quel bambino cercherà di «adattarsi» e conformarsi alle aspettative, secondo un insegnamento basato sulla «furbizia» e sull'«egoismo». L. A., insegnante