Assassino «per scherzo»

Assassino «per scherzo» Il proiettile, partito a causa di un errore, ha trapassato la testa dei ragazzi che erano in auto Assassino «per scherzo» Agente uccide due amici a Milano MILANO. «Madonna mia, madonna mia, ma cosa ho fatto». Walter Ravarro, 35 anni, poliziotto, è sconvolto davanti alla scena: due ragazzi, due suoi amici, sono lì, morti. E li ha ammazzati lui, per sbaglio, per gioco. Un colpo solo, un proiettile malefico, che è entrato prima nella testa di uno e poi nella tempia dell'altro. Morti sul colpo, a poco più che vent'anni. Sono le quattro di notte a Rozzano, un centro dell'hinterland milanese. Fabio Pezzulla, 24 anni, sta guidando la sua auto; a fianco è seduto Salvatore Martire, 21 anni; sul sedile posteriore c'è Francesco Cioffi, 23 anni. Sono tre amici, di quelli che si possono definire «amici per la pelle»: stesse scuole, stessi giochi, stesse vacanze, stesse passioni, la discoteca e il calcio. Insomma sempre insieme nel tempo libero. E come passano il venerdì sera tre amici così? Un giro in macchina, una pizza, e tirar tardi in un bar, a Milano, tanto il giorno dopo non si lavora. E' successo così anche l'altra sera e si son ritrovati a tornare verso casa quasi all'alba. Pezzulla si ferma all'angolo di viale Monterosa: i due amici stanno lì vicino, pochi passi a piedi e arrivano a casa. E intanto ancora due chiacchiere, ancora una sigaretta... Alla loro auto, dalla parte del passeggero, se ne affianca un'altra. Niente di sospetto o di pauroso: riconoscono subito la vettura dell'amico, il poliziotto più anziano di loro, ma sempre disponibile a una cena insieme, a una partita a carte, a due tiri col pallone. Che cosa è successo a questo punto nessuno riesce a capirlo bene. Neanche Francesco Cioffi, unico testimone, sa spiegare esattamente la dinamica dei fatti. Lui ricorda soltanto la pistola in mano a Ravarro, dei sorrisi, forse qualche battuta scherzosa tipo «Mani in alto o sparo». La pistola spara sul serio, però. E' un attimo, e quel proiettile sembra guidato da un maleficio. Martire è girato di lato, verso il finestrino: la pallottola gli entra nella fronte, la perfora ed esce dalla nuca. Pezzulla è rivolto verso il parabrezza; viene colpito alla tempia. Un attimo, due morti. Il sangue, il grido disperato del poliziotto, l'angoscia. Francesco Cioffi stenta a capire quanto è successo ai due amici. Sente solo Ravarro che gli dice: «Corri, corri a casa. Chiama aiuto, cerca i carabinieri». E lui corre. Lidia, la madre, sente il trambusto in piena notte, il figlio che telefona con voce affannata. Ma cosa è successo? «Sono morti». Ma chi sono morti? «Fabio e Salvatore sono morti. Li ha uccisi Walter, il poliziotto. Ma non l'ha fatto apposta. Ha tirato fuori la pistola, l'ha mostrata. E' partito un colpo, non so come è successo». Francesco racconta queste cose alla madre pallido in volto, piangendo, palesemente sotto choc. Dopo, quando ormai ha fornito la sua testimonianza agli agenti che svolgono le indagini, starà tutto il giorno in camera sua, imbottito di tranquillanti, protetto dai familiari da quanti vorrebbero sapere, farsi raccontare. Racconta al suo posto la sorella Annamaria: «Due bravi ragazzi - dice delle vittime con mio fratello erano amici fin dalle elementari. Anche il poliziotto lo conoscevo, lo avevo visto qualche volta a cena. Sono sconvolta, mi creda». Racconta la madre Lidia, tra lacrime sincere: «Io li ho visti bambini, capisce? Son cresciuti insieme. E in una notte mio figlio mi dice che sono morti. Davanti a lui. Per uno scherzo, senza un perché». Racconta anche Walter Ravarro. Lui deve raccontare ai suoi colleghi, al magistrato. Spiegare perché, mentre era fuori servizio, ha tirato fuori la pistola d'ordinanza. Cercar di spiegare come sia stato possibile quello sparo. A lui, che non era certo un novellino: attualmente in servizio alla procura presso la pretura, era stato diverso tempo presso la polizia stradale. E' un lungo, difficile interrogatorio quello davanti al sostituto procuratore Francesca Marcelli. Che comunque, alla fine si convince dell'involontarietà di quanto è successo e decide di incriminare Ravarro per duplice omicidio colposo, lasciandolo in libertà. E sull'intera vicenda gli inquirenti, per ora, non vogliono fornire altri particolari. Il poliziotto adesso è a casa sua, ad Assago, pochi chilometri da Rozzano. Dove intanto molti in paese sono andati a casa dei due ragazzi morti, a trovare i familiari angosciati e stupefatti. «Due bravi ragazzi», continuano a ripetere quanti li conoscevano. E non c'è molto più da dire su questi ventenni amici dall'infanzia. Fabio Pezzulla era fattorino; Martire lavorava nella piccola fabbrica di piastrelle del padre. Insieme con Cioffi, che faceva il carrozziere, e altri tre o quattro coetanei formavano un solido gruppo di amici. Durante la settimana si ritrovavano quasi tutte le sere in un bar della piazza. E alla compagnia si univa spesso anche Ravarro. Tra una partita a carte e una bibita, l'argomento delle conversazioni era lo sport: o meglio l'Inter di cui erano accesi tifosi. Anche per questo, per scambiarsi i biglietti di Inter-Juventus Fabio, Salvatore e Francesco si erano visti venerdì sera. Poi è arrivato Walter, il poliziotto che chissà perché ha tirato fuori la sua pistola. E una tranquilla serata tra amici è diventata una tragedia. Susanna Marzolla Minacciava ridendo «Mani in alto oppure sparo» Poi il colpo Salvatore Martire, 21 anni, uno dei due ragazzi uccisi per errore l'altra notte a Milano Fabio Pezzulla, 24 anni, centrato dal proiettile sparato per errore dall'agente di polizia Walter Ravarro

Luoghi citati: Assago, Milano, Rozzano