A Mosca secondo giorno di congiura

A Mosca secondo giorno di congiura Riunito in segreto il Consiglio di sicurezza, c'è il piano per esautorare il Parlamento A Mosca secondo giorno di congiura Eltsin vuole scaricare il premier MOSCA DAL NOSTRO INVIATO C'è stato il Consiglio di Sicurezza? Non c'è stato? Se non fossimo nel 1992 ci sembrerebbe di essere tornati agli Anni 70, quando non si sapeva neppure in quale giorno si tenevano le riunioni del Politburo. Il lupo perde il pelo... e l'informazione ufficiale, come allora, non ama svelare i segreti del potere, specie se la lotta è in corso. E di lotta dura si tratta, anche se non è del tutto chiaro chi la conduce, contro chi. Nonostante le smentite, noi propendiamo - sulla base di buone informazioni - per la tesi che il Consiglio di Sicurezza si è tenuto ieri mattina. Senza il vice presidente Rutskoi, che non è tornato a Mosca, e senza il vice presidente del Parlamento, Filatov, che sarebbe rimasto a Londra. Non a caso assenti gli unici due uomini non «eltsiniani». Forse l'inghippo si spiega con il fatto che il Consiglio di Sicurezza - organo previsto dalla Costituzione - non è stato «formalmente convocato». Ma le nostre fonti - e l'agenzia Interfax - aggiungono perfino particolari precisi della discussione che vi si è svolta. Tra questi - anche la ufficiosa Itar-Tass l'ha riferito ieri - c'è l'indiscrezione secondo cui Eltsin avrebbe avanzato la proposta di sostituire Egor Gaidar alla testa del governo con Jury Skokov, il poten- te segretario del Consiglio di Sicurezza, l'uomo che tutti danno in irresistibile ascesa. Ma secondo altre indiscrezioni - che non contrastano con questa - sarebbero state due le «varianti» prese in esame dalla riunione «informale». La prima sarebbe stata quella di impedire la convocazione del Settimo Congresso dei deputati del popolo. Come? Attraverso un decreto presidenziale che «sospende» il Parlamento (e tutti i soviet locali) per un periodo di tempo determinato, Al suo posto si sarebbe esaminata la proposta di costituire un «Consiglio di coordinamento anticrisi», alla cui testa - appunto sarebbe messo Jury Skokov. Del Consiglio entrerebbero a fare parte l'attuale vice-premier Poltoranin, il segretario di Stato presso il presidente, Burbulis, l'ormai «ex» premier Gaidar e due ministri della sua compagine, Sciokin e Ciubais. E' la variante dei «falchi». La seconda «variante» - ma è chiaro che si tratterebbe di una soluzione opposta alla precedente - viene definita, in termini scacchistici, un «arrocco di quadri». Cioè un rimpasto di governo. Di nuovo il nome di Jury Skokov appare in cima alla lista al posto di Gaidar. I moderati della squadra del Presidente preferirebbero non andare allo scontro con il Parlamento. Scon¬ tro, per altro, molto grave, che difficilmente potrebbe sfuggire alla definizione di colpo di Stato, visto che la Costituzione in vigore (firmata da Eltsin il 24 aprile 1991) afferma (art. 5, comma 11) che «il Presidente della Federazione Russa non ha alcun diritto di sciogliere o sospendere le attività del Congresso o del Soviet Supremo». Obiettivo delle «colombe» come ha scritto ieri sulla Nezaviziamaja Gazeta un anonimo «consigliere di Eltsin» - sarebbe quello di «togliere di mezzo i ministri di Gaidar prima del Congresso», per permettere a Eltsin di «riconquistare, senza troppo rumore e resistenza, una parte dei deputati del Soviet Supremo. In tal caso il Congresso potrebbe rivelarsi non troppo pericoloso e Eltsin potrà conservare per sé le funzioni di capo dello Stato». A quanto pare la partita è ancora aperta. Ma ormai la miccia è accesa. Gavriil Popov, ex sindaco di Mosca, ha appoggiato ieri la prima variante e si è detto favorevole a una «temporanea rinuncia alle tradizionali forme democratiche». Ovvero soluzione «peruviana», alla Fujimori. Invece la tempesta è esplosa in casa del ministro della Difesa, Pavel Graciov. Dopo le sue minacciose dichiarazioni pro-Eltsin di venerdì, tre suoi consiglieri (A. Evstigneev, G. Melkov, V. Sadovnik) si sono clamorosamente dimessi in segno di protesta contro una linea «che trascina le forze armate nel conflitto tra potere esecutivo e legislativo» e che, «appoggiando il primo, crea le premesse per uno scivolamento dell'esercito verso le forze reazionarie». Intanto queste ultime si sono unite ieri a Mosca in Fronte per la Salvezza Nazionale, proclamando come obiettivo primario le dimissioni di Eltsin. Ma in piazza, a chiedere la testa del Presidente di Russia, c'erano solo 6-7000 persone. A quanto pare i pericoli veri non vengono da questi nostalgici. Giuliette Chiesa

Luoghi citati: Londra, Mosca, Russia