Borsano, ridammi i soldi

Borsano, ridammi i soldi Tradito dalla vendita di Lentini ha citato la società granata Borsano, ridammi i soldi Ieri prima udienza davanti al giudice Accusa: «Così ho perso il mio idolo» Per amore del calciatore Lentini si può finire davanti al giudice. E' quanto succede a un fedelissimo tifoso granata, tale Renato Ferraris, prossimo alla laurea in Medicina, che ha iniziato una causa civile contro la società del cuore per riavere i soldi dell'abbonamento alla stagione '92/*93. Una decisione sofferta, per uno che tifa granata da quando è nato, ma anche una questione di principio: «Sono stato ingannato - spiega -. Il presidente Borsano aveva promesso che non avrebbe mai venduto Lentini. Quelle dichiarazioni mi hanno convinto a comprare l'abbonamento. Ma Lentini è stato venduto. E io voglio indietro le mie 550 mila lire. L'abbonamento, che è un regolare contratto, non è valido». Una grana non solo calcistica, finita nelle mani del giudice conciliatore Michele Bouvet. Ieri mattina l'avvocato Andrea Ricca Barberis (per Renato Ferraris) e l'avvocato Rino Scalisi (per l'onorevole Borsano e il Torino Calcio Spa) hanno depositato le rispettive memorie difensive. La parola ora va al giudice, che ha qualche giorno per decidere. A chi darà ragione? Una cosa è certa, e la dice il legale del Toro: «Se il giudice dovesse darci torto, tutte le società di calcio sarebbero esposte al rischio di vedersi buttare all'aria le trattative di vendita dei giocatori». Un bel guaio: una sentenza favorevole a Ferraris costituì- rebbe un pericoloso precedente. Al centro della disputa l'abbonamento numero 00363, settore Tribuna Est, acquistato il 10 giugno '92, e Gianluigi Lentini. Al giocatore è dedicato un capitolo della memoria difensiva dell'avvocato Ricca Barberis. «E' uno dei più grossi talenti italiani, il classico "figlio del Filadelfia"; titolare inamovibile del Torino e della Nazionale italiana». E ancora: «L'anima della squadra, l'idolo dei tifosi». Per tutti questi motivi il tifoso Ferraris acquistò l'abbonamento, certo che l'idolo non sarebbe mai stato venduto». Così non è stato. Lentini è stato venduto al Milan (prezzo ufficiale, 18 miliardi e mezzo). L'an- nuncio è del 30 giugno. I tifosi si ribellarono, assaltarono la sede di corso Vittorio Emanuele chiedendo la testa di Borsano. La polizia dovette intervenire, il caso Lentini finì a Montecitorio, dove si gridò allo scandalo. Intervenne anche il Vaticano: «E' stata offesa la dignità del lavoro». Molti tifosi minacciarono di disdire l'abbonamento, uno solo a quanto risulta - lo ha fatto: Renato Ferraris. «Il mio cliente è stato ingannato - dice il difensore - dalle dichiarazioni di Borsano». E produce titoli e articoli di giornali: «Lentini al Toro fino al 1995», «Lentini e il Toro ancora insieme», «Lentini resterai per altre tre stagioni». «Ma Borsano mentiva - dice Ricca Barberis -. Infatti il 10 luglio ha comunicato di aver venduto il giocatore in base a un contratto firmato a marzo». La risposta del Torino: «Il contratto di cessione è stato depositato il 3 luglio. Ma è prassi costante dichiarare incedibile un giocatore per farne lievitare il prezzo. La società aveva un passivo di oltre 6 miliardi, quindi la vendita di Lentini è stata necessaria. Infine, l'abbonato ha diritto di assistere alle partite, ma non può vantare alcuna pretesa sui giocatori». La parola ora all'«arbitro» Bouvet. Brunella Giovare Il tifoso chiede il rimborso dell'abbonamento Il Torino si difende «Costretti a cederlo per coprire il passivo di sei miliardi»

Luoghi citati: Filadelfia, Lentini