Dicono di lei

Dicono di lei Dicono di lei Biagiotti: fa parte dei miei 18 anni Regge: non riconosco la sua voce MELANO. «Mina è una donna libera». E' sommesso ma pieno di entusiasmo, Giancarlo Livraghi, il pubblicitario per cui la signora Mazzini ha fatto tre anni fa il suo ultimo spot (prestava la sua voce al whisky Glenlivet). «L'ho vista molte volte e penso che sia assolutamente straordinaria: ha fatto una scelta molto intelligente, quella di essere pura voce, e riesce a gestirla benissimo. E poi è simpatica. Quando mi ha telefonato per lo spot, le ho detto: "E' stata molto gentile a ricordarsi di me". E lei "Anche lei è molto carino a ricordarsi di me". Come se fosse possibile dimenticare una donna come lei». «Mina fa parte dei miei diciotto anni - ricorda la stilista Laura Biagiotti -, abbiamo esordito insieme, dato che io l'anno prossimo compio cinquant'anni. Sentire le sue canzoni mi dà ancora oggi grande emozione, la mia preferita era "Il cielo in una stanza", noi ragazzine la sentivamo in continuazione, con quei grossi giradischi portatili di allora. Ma mi piacevano anche i brani allegri, come "Tintarella di luna". Era spontanea, semplice, divertente, con una carica umoristica trascinante. Io credo che questo suo rifiuto di comparire oggi sia una scelta molto raffinata, che ammiro e rispetto. Non è facile sottrarsi ai riflettori, non credo si tratti solo di snobismo o di un modo per attrarre l'attenzione o di una vergogna per il suo aspetto fisico. Penso ci sia anche una componente di timidezza, nella scelta: e soprattutto sottrarsi al gioco perverso degli specchi della nostra società, che moltiplica e inflaziona l'immagine di tutti, significa riuscire a rimanere grande». «Mina? Se la sento cantare non riconosco la sua voce». E' spiaz- zante, il parere dello scienziato Tullio Regge. «Lo so, lei dirà, è incredibile. Invece è proprio così. Un giorno, tempo fa, uscii nel cortile di casa e sentii una musica. Chiesi: "Che è?" e il mio vicino "Ma professor Regge, è Mina!" Niente da fare, è un tipo di musica che mi entra da un orecchio e mi esce dall'altro. Sempre meglio del rock, comunque, che mi fa venire i nervi da morire. Saranno quarant'anni che non ascolto musica leggera. Conservatore? Dica pure reazionario». «Mina? La adoro e basta». Il mattatore deH'«Istruttoria» Giuliano Ferrara non vuole parlare d'altro che di politica, ma che sia un amante del bel canto, lirico e meno lirico, è cosa nota da sempre. Del resto non a caso l'anno scorso per la sigla iniziale dell'«Istruttoria» si era cimentato nella notissima aria del «Don Giovanni» mozartiano, «Voglio fare il gentiluomo». «La adoro, Mina. Che altro c'è da dire?». «Mina? I miei sentimenti verso di lei sono un grumo non facile da districare - lo scrittore Alberto Bevilacqua non si unisce ai cori di ammirazione cui la Mitica è abituata -. Non l'ho mai conosciuta personalmente. A Viareggio una volta le sedevo vicino e la guardavo interdetto. Mi ha sempre suscitato una strana sensazione. Quello che non mi convince è che percepisco in lei un contrasto netto fra il calore e la spontaneità degli inizi e quel suo successivo rifuggire dalla vita e dalla gente, che invece è quello che dà alimento all'arte. Questo isolamento di testa, di interesse, non mi piace e non mi pare che abbia giovato alle sue canzoni, che sono ora molto peggiori di un tempo. In sintesi penso si possa dire che è un personaggio che non mi "parla" molto, nonostante i suoi silenzi». «Mina? Io veramente ho sempre amato il jazz... - Il regista Pupi Avati, reduce dalla premiazione del suo «Fratelli e sorelle» al Festival di La Boulle, in Francia, è interdetto -. Il tipo di musica che Mina rappresenta, per me significa molto poco. Certo, è inevitabile che alcune sue canzoni restino nell'immaginario collettivo. Come "Parole parole parole". Ma soprattutto come "Senza fine"... La sa una cosa? Il grande Hoagy Carmichael, l'autore di "Stardust", che è stata eletta la migliore canzone del secolo, considera miglior canzone del dopoguerra "Senza fine". Lo vede? Anche un anglofilo riluttante come me non può fare a meno di Mina...» Raffaella Silipo $ Laura Biagiotti («Ho esordito con Mina») e Pupi Avati $ («Preferisco il jazz»)

Luoghi citati: Francia, Viareggio