Hemingway l'assassino di Fernanda Pivano

Hemingway l'assassino polemica. Nuova Ecologia lo esalta, i lettori s'infuriano Hemingway l'assassino //popolo verde si divide sugli scrittori SrlERGOGNA! Proprio voi ■ /di Nuova Ecologia vi Il mettete a celebrare He- ■ mingway, il più assatanato cacciatore del nostro secolo, inesausto massacratore di animali, maniaco delle corride. Ha provocato più danni lui con i suoi libri di caccia grossa e di «fìestas» che un esercito di cacciatori e toreri! Da luglio il popolo animalista sommerge la redazione con lettere di questo tenore, dopo aver letto sulla Nuova Ecologia un inedito di Hemingway (scritto nel '23). Lo scrittore descriveva le querce di Toronto afflitte dallo smog e dalle auto: «Un vento gelido, freddo, soffia su High Park. C'è neve nell'aria. Gli altri alberi ondeggiano col vento. I pini sembrano goderselo. Ma le querce sono imbronciate e rigide. Spogliate dal vento delle loro foglie, se ne stanno con aria dura e disperata sullo sfondo del cielo. Perché le querce stanno morendo». L'articolo era seguito da un commento di Daniele Brolli, intitolato «Il gusto della natura selvaggia»: Hemingway, dice Brolli, «al di fuori da intellettualismi cerca di affermare un sentimento di appartenenza all'ecosistema... e lo fa attribuendosi il ruolo che gli è emotivamente più consono: quello del predatore». Questa interpretazione a molti animalisti non va proprio giù. Accusano la rivista di «opportunismo redazionale». Nuova Ecologia, però, insiste e non si pente: tra pochi giorni, nel numero di novembre, ospiterà una difesa appassionata, degna di Perry Mason: è quella di Fernanda Pivano, che fu grande amica di Hemingway. Ribattendo a una delle lettere più dure, la Pivano sottolinea la «violenza non proprio ecologica da parte di quella che preferirei considerare una "gentile" protettrice di fiori, di uccellini e di prati». «Negli Anni 60 - continua - la gente si occupava proprio poco di ecologia; e ora che, meglio tardi che mai, se ne occupa, non se la prende coi distruttori del Pianeta ma con Hemingway, che appena ragazzo da precorritore aveva cercato di salvare gli alberi dall'inquinamento; allora quando era poco più che adolescente e già aveva conosciuto molto da vicino la morte che chiamava "l'eterna puta"...». Hemingway era contro l'assurdità della morte in guerra, voleva che i soldati fossero uomini «pacifici e disarmati, impegnati soltanto in avventure incruente che dimostrassero coraggio e onore». E la metafora del suo codice d'onore, del suo «incrollabile stoicismo», fu la corrida. Quanto alla caccia, Hemingway praticava quella che gli aveva insegnato il padre, al quale l'avevano insegnata i vecchi pellirosse. Una caccia che serviva solo alla sopravvivenza. Spesso egli non uccideva gli animali cacciati: «Gli bastava essere certo che 1' "eterna puta" era lì, domata... La morte da domare ossessionò Hemingway per tutta la vita. Era presente ogni volta che prendeva in mano un'arma o una fiocina, nella caccia grossa o nella pesca d'altura». Come replicano, di fronte a tanta argomentazione, i nemici? Stefano Apuzzo, deputato verde e antivivisezionista, rincara la dose sempre su Nuova Ecologia: «Al di là dell'alto pregio artistico della sua opera, non posso dimenticare che Hemingway esalta lo stupro». Carla Rocchi, senatrice verde e militante animalista, non è da meno: «Forse non è un caso - e non è il solo - che Hemingway abbia concluso con il suicidio una vita nella quale il massacro degli animali e l'indifferenza alle loro sofferenze sono stati un filo conduttore». La rivista ha anche raccolto il parere di altri amici degli animali e si è chiesta con loro quali sono i livres de chevet di un vero animalista e quali non compariranno mai nella sua biblioteca. Il risultato lo abbiamo sintetizzato nel grafico in questa pagina: un elenco dei «buoni» e dei «cattivi». Ma non forse definitivo. La polemica non sembra desti- nata a finire qui: un caposcuola ecologista come Fulco Pratesi, ad esempio, ci dice che lui stima molto Hemingway, «perché conosceva la natura, a suo modo la amava molto. Ma ebbe un comportamento venatorìó orribile: stragi inutili, addirittura sadiche. Come quando descrive l'uccisione di una iena, animale che disprezzava». E gli altri autori «cattivi», come Melville e Lon¬ don? «E' difficile valutarli ora, hanno scritto in tempi in cui l'ambiente e i problemi ambientali erano molto diversi da oggi. Salverei però Le memorie di un cacciatore di Turgenev, sono bellissime». La parola agli scrittori: Raffaele La Capria, cacciatore subacqueo pentito, ci ricorda che ogni autore va giudicato in base alla bellezza di quello che ha scritto, non secondo altri criteri. «Certo che Hemingway - aggiunge -, come ambientalista... Però ai suoi tempi c'era meno sensibilità per l'ambiente. Anch'io una volta ero un cacciatore subacqueo, e ora non più. Oggi non mi sento di ammazzare nemmeno un pesce». E Mario Rigoni Stern ricorda le maestose foreste dell'infanzia di Hemingway, grazie alle quali ha mantenuto per tutta la vita «l'istinto atavico» della caccia: «Ma lo ha seguito con bravura e intelligenza, da vero cacciatore, non seguendo il capriccio». Gli animi restano divisi, ma forse per Hemingway si profila un'assoluzione: anche in campo ambientalista. Il leader verde Gianni Mattioli dà ragione alla Pivano: «Facciamo bene a leggere con occhio critico le grandi opere di Hemingway, Melville, London. Ma non si può applicare la sensibilità attuale a 40,80 anni fa. Sono un convinto animalista, rea quelli restano capolavori». Carlo Grande Richard ADino SuzAldous HVsevolodFrante FaChe GuevStanislaoPablo NeMargueriRosa LuxElsa MoraDavid GaMilan Ku Una celebre immagine di Hemingway cacciatore. Sopra, ' Fernanda Pivano