Omicidio Vicenzi, un arresto di Giuliano Marchesini

Omicidio Vicenzi, un arresto Verona, le indagini per la morte della figlia dell'industriale Omicidio Vicenzi, un arresto Un amico occasionale invitò Pierangela a passare la serata a casa sua Le offrì una dose di eroina, lei si sentì male e fu scaricata nel vicolo VERONA DAL NOSTRO INVIATO Le ha dato una dose di eroina, lei si è sentita male. L'ha messa in macchina per portarla all'ospedale. Ma poi ha avuto paura: ha pensato a quella roba che aveva in casa, al pacco di droga. Allora l'ha scaricata su quel viottolo ed è tornato indietro. Lei era ancora viva: un'agonia nel fango. I carabinieri hanno risolto il caso di Pierangela Vicenzi, la figlia dell'industriale trovata morta in mezzo alla campagna: arrestato Emilio Giardini, 38 anni, di San Martino Buon Albergo, che non ci ha messo molto a confessare. Le accuse, per ora, sono quelle di omicidio preterintenzionale e detenzione di stupefacenti. I carabinieri lo hanno trovato andando a cercare tra i clienti di un bar nel centro della città. Un posto dove la figlia di Mario Vicenzi ha riempito qualche ora cercando di superare i suoi affanni. Ad un tratto è uscita ed è andata a riprendersi il cane a casa della madre del suo ragazzo. Poi è tornata nel bar, ha bevuto qualcosa e ha scambiato quattro chiacchiere. Anche con Emilio Giardini. Non lo conosceva, e nemmeno gli altri frequentatori del bar l'avevano mai visto. Uno di quelli che s'intrufolano, disposti a «far compagnia». Emilio Giardini era insieme con un amico: si sono seduti al tavolo di Pierangela, hanno fatto un sacco di discorsi. Lei ogni tanto rideva, scherzava. Infine ha accettato di trascorrere il resto della serata in casa di Giardini. Escono e lei lascia la sua auto, con a bordo il cane, alla periferia della città, poi va con quell'uomo che le promette che non farà troppo tardi. «Viene anche questo mio amico, ci divertiremo un po'». A casa sua, Emilio Giardini tira fuori un pacchetto di eroina. E offre a Pierangela una «sniffata». Forse la ragazza, soggetta a depressioni, ha già preso qualche psicofarmaco, e risente di quel che ha bevuto al bar. Poco dopo aver preso la droga, Pierangela Vicenzi ha un cedimento. Stordita, si getta sul divano. E l'amico di Giardini si spaventa: «A questo punto, io me ne vado, non voglio storie». Pierangela resta sola con Emilio Giardini, che non sa cosa fare. Lei si assopisce, poi sembra risvegliarsi. Ma di lì a poco crolla. Allora lui la prende tra le braccia e la porta fuori, la mette sulla sua macchina e si dirige verso Zevio, un paese distante pochi chilometri. Pierangela è ancora cosciente, l'ospedale non è lontano, c'è la possibilità di salvarla. Ma non ci arriverà, perché Giardini ha quel ripensamento: si preoccupa dell'eroina che ha in casa, lascia che la ragazza vada incontro alla morte. Quando torna a casa. Emilio Giardini prende le chiavi della macchina di Pierangela, che lei ha lasciato su un tavolo, raggiunge la periferia della città, sa¬ le sulla vettura della ragazza e va a parcheggiarla lontano: la troveranno, con il cane sul sedile, a circa sette chilometri da quella stradina sulla quale Pierangela Vicenzi è morta. E' ormai mattina. Giardini entra in un bar, chiama un taxi, va a recuperare la sua auto e rientra a casa. Così lo racconta agli inquirenti Emilio Giardini, arrestato mentre tornava da un giro in bicicletta. Durante la perquisizione, ha finito per consegnare egli stesso ai carabinieri 400 grammi di eroina e mezzo chilo di sostanza da taglio. «A quella ragazza - ripete - ho fatto fare soltanto una sniffata». Giuliano Marchesini

Luoghi citati: San Martino Buon Albergo, Verona, Zevio