De Zan: ora vi racconto il mio amore

De Zan: ora vi racconto il mio amore IL CAMPIONE DEL CICLISMO PARLATO Il Giro, che passa dalla Rai alla Fininvest, nei ricordi della «voce» della grande corsa rosa De Zan: ora vi racconto il mio amore «In auto con Carosio e Campanile» E PALMA DE MAJORCA RO al mio primo Giro d'Italia. Tappa a Genova. Vado a cercare Bartali. Stava in un alberghetto di quinta categoria, 10 faccio scendere e gli dico: Gino Bartali, ci viene con me a seguire il Giro per la televisione? Mi manda a quel paese. "La televisione, quella tutta nebulosa che 'un si vede nulla? Un ci penso nemmeno. Ma lo sai chi sono io, sono i'Bbartali, vattene via". Non me ne andai e#lo convinsi». 11 Giro d'Italia passa dalla Rai a Berlusconi. Adriano De Zan, il telecronista che dal 1955 segue il romanzo della maglia rosa, è in attesa di conoscere il proprio destino. Sarà ancora quella voce a portarci in casa il racconto d'una delle ultime grandi avventure dello sport? De Zan scarta i ricordi e rivede il film del suo amore. E allora che successe? «Successe che avevo una tuta puzzolente e una cabriolet. Io, Bartali e Bepi Albertini della televisione svizzera sulla cabriolet. "Mi fate morire dal freddo, siete due mascalzoni, 'un ci vengo più con voi", urlava Bartali. Al traguardo saltavo dalla macchina, inseguivo i corridori sotto le docce. La sera c'era mezz'ora di trasmissione: un quarto d'ora di filmato, e un quarto d'ora di interviste. Ero stanco morto e innamorato pazzo del Giro». E dopo? «Altra corsa. Sempre sulla cabriolet. Mi ritrovo con Nicolò Carosio e Achille Campanile. Carosio, molto distinto, mi chiede: "Ma lei, i corridori, li conosce?" Campanile, si mette il monocolo e mi domanda: "Caro, in sostanza, di che cosa si tratta?". Era perplesso. Smise di esserlo in discesa, batté sulla spalla di Caro¬ sio e, all'uscita di un tornante, gli disse: "Mi faccia parlare con Coppi". Carosio, ciondolando fuori dall'auto, cominciò a gridare: "Forza Coppi, dove sei Coppi, Campanile ti vuol parlare". Va in fuga un certo Donato Piazza. Lo avviciniamo. Carosio gli punta il dito alla fronte: "Lei, Piazza, fa sul serio o no? Allora pedali, perdio!". Era il mio Giro adorato». E la terribile tappa del Monte Bondone? «Uh, mamma mia, la nevicata del Bondone. L'anno di Gaul. Eravamo a cinque chilometri dal traguardo. Passavano sfiniti, stravolti i corridori. Avevo di nuovo Bartali con me, implorava: "Fermati Adriano, 'un siamo più l'auto della televisione, siamo l'ambulanza della Croce rossa". Si precipitava sulla strada, raccoglieva i gregari a pezzi, li trascinava in un bar lì vicino, grappa, grappa, dategli la grappa. Quelli erano fradici di neve e di grappa, e io dovevo andare al traguardo, mi veniva da piangere. Me le posso dimenticare quelle giornate, me lo posso strappare di dosso.il Giro?» . E nasce il mito del telecronista che non fallisce un nome nelle zuffe allo sprint. «Un dono di natura. Entro negli alberghi del Giro, la sera, all'ora di cena, e mi piazzo vicino a loro che mangiano. Li guardo, li studio, mi imprimo nella mente le facce. Li seguo negli allenamenti, imparo a memoria la pedalata, come mettono le braccia, come muovono la testa. E ho fiuto. Avrei potuto fare il detective». E' la cosa più difficile? «No, la cosa più difficile è prima, quando comincia la trasmissione. Ora le informazioni mi arrivano a getto continuo, ma fino a pochi anni fa, io ero sul palco, appariva l'immagine di un corridore solo, magari schermata dalla pioggia, e dovevo dire subito chi era, nome, cognome, data e luogo di nascita e subito dovevo ricostruire la corsa, spiegare perché quello era lì e non sapevo nulla. Amici telespettatori buongiorno. E poi?, poi che gli racconto. Ma ti salvi sempre, mi sono sempre salvato». Anche in motocicletta. «Mica tanto. In moto andavo dopo l'avvento delle telecamere mobili, Baldini aveva vinto il campionato del mondo. L'audio era orribile. Due anni, e decidemmo di smetterla. Ah, ecco, mi ricordo un'altra cosa, ima cosa di Albertini, il grande maestro. Dunque, il Giro arriva a Roma e io e Albertini andiamo al night club. Lui soffriva di ulcera, si sente male e sussurra: "Voglio fare testamento". Si sdraia per terra, sul tappeto: "Lascio le mie telecronache e i miei microfoni ad Adriano De Zan". E Gimondi?». Gimondi e il casino? «Primo Giro di Gimondi. Sono sul palco con Zavoli. Processo alla Tappa. Tema: la Molteni non ha attaccato. Come non ha attaccato?, si ribella Albani, chiedetelo a Gimondi che è giovane, puro e non conosce le bugie. Gimondi, gli intima Zavoli, la Molteni ha attaccato o no? E che ne so, fa lui, era tutto un casino. Zavoli schizza in piedi: lei è un maleducato, fuori di qui, e non si ripresenti più!». E l'eroe abruzzese dei poveri, Vito Taccone? «Aveva chiuso con le corse e, a una tappa, mi piomba sui piedi, mi strappa il microfono, sbraita in diretta: campioni di pappa, scansafatiche, buoni a nulla, è così che si combatte Merckx, razza di fannulloni? Io a Merckx gli avrei fatto sputare sangue! Mi urlavano in cuffia fermate il matto. E chi lo fermava Taccone?». Ma il campione del cuore chi era? «Coppi, Coppi. E Koblet. Quando Ugo Koblet al Giro decideva di vincere, telefonava al suo patron, a Borghi: "Signor Borghi oggi si metta il doppio petto grigio, il grigio starà benissimo accanto alla mia maglia rosa"». E i colleghi della tv? «Ho voluto bene, voglio bene a tutti e con tutti sono stato a meraviglia. Il mio indimenticabile Adone Carapezzi. Un inventore: "Gentili signori e signore, vedete quel corridore con la fronte china sul manubrio? E' Pierino Baffi. Egli sta dirigendosi alle Fonti del Clitumno al fine di riempire la borraccia per il suo capitano. Signori e signore, è in fuga Meucci. Abbiamo cercato di metterci in contatto con i suoi parenti per avvertirli dell'impresa del congiuto, ma a casa Meucci non hanno il telefono"». Si può vivere senza il Giro? «Forse. Soffrendo molto. Ho tanta esperienza, casse di esperienza. Vogliamo davvero buttarle via?». Gianni Ranieri «Una vecchia tuta Bartali accanto; così cominciò tanti anni fa la mia stupenda storia di strada» De Zan (sin) e Carosio, che gli disse: «Ma lei i corridori li conosce?» Gino Bartali compagno d'auto di De Zan all'esordio nel Giro d'Italia

Luoghi citati: Borghi, Genova, Italia, Roma