Gli operai di Bernari

Gli operai di Bernari Lo scrittore è morto a 83 anni Gli operai di Bernari L primo, grande merito di I Carlo Bernari è stato I quello di scrivere, nel 1934, uno dei pochissimi _MJ romanzi operai dell'intera letteratura italiana e di essere stato, di conseguenza, l'antesignano di quello che, almeno un decennio dopo, fu chiamato «neorealismo»: ma bisogna subito dire che Tre operai non ha nulla a che vedere con l'operaismo e il populismo così spesso stucchevoli del dopoguerra. Il romanzo affronta esemplarmente i suoi protagonisti, tre operai meridionali (e anche questa è una bella originalità), come personaggi «totali», nell'implicazione strettissima che in essi si esprime fra la crisi politica e sindacale - nel momento in cui il fascismo sta per prendere il potere e le lotte operaie stanno fallendo dovunque -, e la crisi esistenziale determinata dal rapporto che si è instaurato fra i due uomini e la donna, moglie dell'uno e amante dell'altro. La sconfitta della politica si intreccia con la sconfitta dei sentimenti e della vita. I personaggi operai non sono ridotti alla semplicità che si pretende dalle figure del popolo, non sono soltanto azione, ma ansia, tormento interiore, divisione dell'anima. L'operaio sindacalista, che è al centro della vicenda politica e dei sentimenti e che si dedica all'azione in fabbrica, organizza uno sciopero. Quando già la situazione si sta facendo avversa, viene arrestato, finisce in carcere e si riduce a un relitto umano, mentre il fascismo trionfa. La vicenda è una vigorosa allegoria della classe operaia nel primo do- Carlo Bernari poguerra. Certo, Bernari non ignorava la «Nuova Realtà» della narrativa tedesca dei tardi Anni Venti, ma, nei confronti, per esempio, dell'allora molto celebrato (e non ingiustamente) Hans Fallada, la sua rappresentazione della sconfitta operaia a opera del fascismo è senza patetismo, spoglia e netta, ben disegnata sullo sfondo di un Sud di fabbriche e operai davvéro insolito; né meno asciutta è la raffigurazione della situazione privata dei personaggi. II secondo romanzo di Bernari, Quasi un secolo (1940) è di carattere storico. Vuole essere una sorta di ampio affresco del costituirsi dell'Italia unita come società, classi, costume, attraverso complesse e un poco grigie vicende, ambientate verso la metà dell'Ottocento, fra Napoli e Roma, in ambito popolare e borghese, complementariamente descritti. Il discorso di Tre operai, per necessità dei tempi, si trasferisce nel passato; ma subito nel dopoguerra ecco che Bernari ritorna energicamente alla narrazione politica con Tre casi sospetti (1946), tre brevi romanzi che hanno in comune l'atmosfera di angoscia per una sorta di onnipresente e ossessiva persecuzione poliziesca, e che mostrano come Bernari parta da un modello kafkiano per svilupparlo in direzione storica e realistica. Prologo alle tenebre (1947) ha l'ambizione dell'affresco sociale e storico che abbraccia il fascismo, la guerra e l'immediato dopoguerra. Ma, in questa direzione, il risultato migliore di Bernari è piuttosto Speranzella, del 1949, che è una vivacissima, acuta, partecipe rappresentazione della vita napoletana, con i suoi motivi magici, le sue superstizioni, i suoi inganni, la sua corruzione quasi innocente, le sue possibilità di pericolose illusioni politiche sull'onda del sentimento, sullo sfondo dei giorni dei moti napoletani in favore della monarchia all'indomani del referendum istituzionale del 1946. Bernari sa cogliere con particolare forza tutto un fermentare oscuro di istinti, di scatti irrazionali, di timori, di sofferenza e di morte, di vizio, di ingenua generosità, di corruzione pubblica e privata, che è presente nella Napoli così profondamente ferita dalla guerra, dalla miseria, dall'occupazione alleata, come compendio di una condizione storica in qualche modo irrimediabile. Dopo, Bernari insiste, sì, sul grandioso progetto realistico di romanzo corale, con Napoli sempre protagonista di Vesuvio e pane (1952), di Era l'anno del sole quieto (1964), che è un quadro anche ironico del Sud alle prese con l'espansione economica, di Le radiose giornate (\969), che riprende il progetto di romanzo storico e sociale abbozzato nel Prologo alle tenebre, ma con un andamento riflessivo, quasi saggistico, che segna una novità nel suo discorso narrativo. Ma vi alterna l'altro modo del romanzo, che gli ha sempre interessato, quello legato ad atmosfere angosciose e misteriose, che, col passare degli anni, va piegando verso il gusto dell'intrigo, fra il politico e il poliziesco, come si può vedere in Un foro nelparabrezza (1971), in Tanto la rivoluzione non scoppierà (1976), ne // giorno degli assassinii ( 1980). In questo ambito, l'opera senza dubbio più significativa è il breve romanzo Amore amaro (1968), che è una tesa ed essenziale rievocazione di una vicenda di sentimenti, che dolorosamente sfocia nella pena, nella fatica della comunicazione, nell'affanno, nella delusione, ma anche in una dolorosa maturazione morale. Il romanzo è perfettamente equilibrato fra analisi e riflessione, ed è, questa, una conquista davvero non da poco, che ben rileva a posteriori la lucidità e la novità con cui lo scrittore aveva, in Tre operai, rappresentato il mondo operaio nella doppia faccia politica e dei sentimenti, e, in Speranzella, una Napoli politica e sociale al di fuori di ogni folclore, nelle ragioni profonde di concezioni e azioni e situazioni. In questa originalità, che è al di fuori di classificazioni e schemi, sta il significato dell'opera di Bernari, al centro, come tempo e come esperienze, del nostro Novecento. Giorgio Bàrberi Squarotti ROMA. Lo scrittore Carlo Bernari è morto all'alba di ieri. Aveva 83 anni. Nato a Napoli nel 1909, debuttò a venticinque anni col romanzo «Tre Operai», scoperto e lanciato da Cesare Zavattini. Il libro si rivelò subito come una delle opere più innovative della narrativa italiana, diventando così capostipite del neorealismo, con «Gli indifferenti» di Alberto Moravia e «Gente d'Aspromonte» di Corrado Alvaro. Bernari ha scritto oltre 20 romanzi e numerose opere di saggistica, approfondendo la sua vena sperimentale é anticonformista. Mondadori ha ripubblicato di recente il suo «Giorno degli assassinii» nella collana «Evergreen». Carlo Bernari

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