Critici, assassini dell'arte

Critici, assassini dell'arte polemica. L'accusa del pittore Enrico Baj : strapotere mal usato Critici, assassini dell'arte «Argan non ha capito Modigliani e neppure Marx Bonito Oliva, una mente sconvolta da Freud» MILANO critici d'arte italiani? «Assassini degli artisti». La Biennale veneziana delle arti visive? «L'eterno inghippo». I musei, le strutture ufficiali? «Fuori dai circuiti culturali mondiali: nessuna programmazione, spreco di soldi». I centri di arte contemporanea, Rivoli, Prato? «Moda. Rivoli è il castello degli orrori». I galleristi? «Ridotti a mediatori». I giovani artisti non possono emergere. «Nel '93 con l'abbattimento delle frontiere e senza un catalogo generale delle opere d'arte, lo Stato non potrà impedire la fuga dei nostri capolavori oppure saremo costretti a mantenere in vita una legge autarchica, di autodifesa che ci metterà fuori dall'Europa. Come va dicendo da tempo Zeri. L'arte è lo specchio dei tempi». A 68 anni Enrico Baj, il pittore dei famosi «generali», il patafisico grande appassionato della polemica, se possibile rinforza le provocazioni. Personalmente non ha di che lamentarsi, i suoi quadri finiscono da sempre in importanti collezioni, oggi a Milano si aprono due mostre contigue su un suo lavoro compiuto insieme al giovane americano Mark Kostabi: alla Marconi opere di Baj «contaminate» da Kostabi, alla Fondazione Mudima l'inverso. Ma il panorama gli pare troppo squallido per tacere. Attacca. Quando si accusa, però, bisogna motivare, far nomi. Partiamo dai critici. Chi sono i reprobi per Baj? «Almeno quattro: Argan, Bonito Oliva, Sgarbi, Barilli, che è il meno peggio». Cominci allora da Argan. «Notabile fascista; passato al comunismo come la gran parte degli intellettuali seguaci di Mussolini; collaboratore, da sindaco di Roma nel dopoguerra, di chi ha operato lo sfascio capitolino. La sua ultima cantonata fu l'avallo alle false teste di Modigliani; ma nel '78, aveva avuto un altro clamoroso incidente: commemorando la morte di De Chiri- co lo aveva definito "artista del passato" tutto preso dalla sua posizione marxista, in base alla quale l'unica arte è quella che può venir trasferita nel proletariato. Sbagliando l'interpretazione di Marx». Il secondo «imputato» di Baj è Achille Bonito Oliva, diret-, tore della Biennale Arte, inventore della «transavanguardia». «Arrivato a quella poltrona con l'appoggio di Craxi e grazie all'accordo-baratto tra Del Turco e Andreotti che voleva Rondi presidente dell'Ente al termine del mandato di Portoghesi (da tempo in prorogatio ndr). I suoi scritti rasentano l'assurdità; nel suo "bollettino parrocchiale", la rivista Flash-Art,, ha pubblicato un articolo intitolato "Perché gli artisti non si suicidano più"; ha escogitato il "sistema dell'arte", teorizzato il mercato dell'arte come "opera d'arte in sé" dove il critico ha potere assoluto. Freud ha scolvolto molte menti, anche quella di Bonito Oliva quando sostiene: "Al coito il collezionista ha sostituito la contemplazione voyeristica dell'opera d'arte alla quale resta possessivamente attaccato come il bambino alle sue feci..;"». Barilb, l'unico dei quattro a essersi interessato alla pittura di Baj, pare quasi assolto. Non altrettanto Sgarbi. «Barilli, un protetto psi di area maitelliana. Non è senza peccato. Inventò a suo tempo una follia, "l'aggancio dell'arte al prezzo del petrolio". Ama troppo l'arte spettacolo. Sgarbi invece mi pare fuori senno. Non è nemmeno un inventivo, quando spiega l'arte dice le cose più conformiste da libro di lettura delle scuole medie. Solo un Paese abituato al degrado della "podofilia" calcistica, specialmente televisiva, può accettare un personaggio del genere». I grandi critici del passato, Venturi, Longhi sono invece tutti immuni da colpe? «Longhi non direi. Quando si è interessato all'arte contemporanea ha sostenuto quella specie di neorealismo all'italiana capitanato da Guttuso...». L'edizione '92 della Biennale Arti visive è slittata al '93. Una dolorosa decisione. «Si è trovata la scusa che questa manifestazione deve tenersi in anni dispari, essendo nata nel 1895. La lotta, anche lì, è sempre più selvaggia, la partitocrazia, nonostante tutto quello che sta capitando in Italia, ancora non si arrende». Neppure all'estero tutto è rose e fiori. Il «mercato», sino al '90, è stato a lungo gonfiato, vedi le quotazioni dei Van Gogh, dei Picasso. «Lo scandalo è enorme. Un Pontormo o un Mantegna valevano meno di un rimbambito De Kooning o di Warhol. Quanto agli uomini faccio un solo esempio, collegato strettamente all'Italia. Il Gugghenheim di New York ha un direttore, Tom Krenz, che è venuto a comperare le opere dei newyorchesi, come Dean Flavin e Donald Judd, a Varese, dal conte Panza di Biumo. Ed è Krenz che ha chiamato a sé, come vice, Germano Celant, l'inventore dell'Arte Povera per ricchi».. Amen. Mirella Appiatti «Barilli ama solo chi fa spettacolo. Sgarbi: è ormai fuori di senno» Bonito Oliva, direttore della Biennale Arti Visive (qui a sinistra). Sotto: Argan. Nella foto grande: Baj. Oggi a Milano si aprono due mostre del pittore dei «generali»