Ma lo spot non scenda in pista di Gian Paolo Ormezzano

Ma lo spot non scenda in pista Ma lo spot non scenda in pista Dodici ogni due ore di diretta possono bastare DALLA PARTE DEL TELE-TIFOSO LA domanda che il telespettatore si pone, è se nella lotta tra Fininvest e Rai l'utenza e lo sport ci guadagnano. Quel che si è saputo del nuovo Giro, targato Berlusconi, sembra rassicurante: pochi spot pubblicitari e sparpagliati bene (12, pare, di 10 secondi l'uno),.due ore pomeridiane di diretta con 30 minuti per il dopocorsa, un riepilogo serale, collegamenti volanti nella giornata, aggiornamenti nei vari notiziari Fininvest, la maglia rosa sempre intitolata a La Gazzetta dello Sport e basta, nessun carosello di sponsor. E massimo rispetto per la corsa, senza il rischio di una trasmissione asfittica e breve perché urgono - accade alla Rai - altri programmi cari a corporazioni, sette, correnti... Ovviamente la Fininvest deve far sì che il Giro renda, visto che lo paga 10 miliardi l'anno per due anni: ma potrebbe costruirgli intorno tutto un contenitore pomeridiano, con musici e cantanti e attori e saltimbanchi e quizzaroli, ha la gente e le idee per questo. Il discorso dell'interesse del telespettatore e dello sport però ci pare degno di una estensione, di una trattazione più ampia. Dicendo per prima cosa che l'interesse dello spettatore e quello dello sport possono anche non coincidere: il telespettatore vuole magari div."tirsi alle spalle di uno sport, b spese di uno sport deriso, denudato, laparatomizzato la trasmissioni dissacranti. Purtroppo esiste già una pericolosa tendenza di questo tipo, che taluni sport alimentano con masochismo. Poi c'è il problema di tutto lo sport, o meglio dello sport che patisce la preponderanza televisiva, i fasti tv di una disciplina, con trascuratezza o abbandono del resto. Speriamo che sia vero che la Fininvest prenda tutto il ciclismo, credendo in esso ben più di quello che ci ha creduto la Rai, alla quale pure il ciclismo per de¬ cenni è stato quasi regalato. Ma resta il fatto che l'emittenza privata non ha nessuna finalità di t ervizio, e che una volta usato im certo sport ed esaurita la carica di audience che portava con sé, può cambiare scelta, cambiare cavallo. E cosa accade dello sport abbandonato? E non solo: mentre questo sport viene celebrato, orpellato di attenzioni televisive, cosa accade ad altri, trascurati, quasi umiliati? O ad altre manifestazioni dello stesso sport? La Rai, come ente pubblico, deve tenere sempre presenti le esigenze di servizio, deve occuparsi di una certa disciplina sportiva anche se l'audience è poca, anche perché l'audience è poca. In questo spirito è nato, nel giugno;del 1984, l'accordo fra Rai e Coni per l'ospitalità in televisione di tante manifestazioni minori, che non possono sperare di avere il video in funzione della loro forza trainante, della loro possibilità di ca¬ lamitare spettatori. Ma c'è di più. La lotta a colpi di miliardi, ed anche di idee, di iniziative, tra la Fininvest e la Rai sembra impari: le notizie, poche, che giungono da Roma dicono di un ente di Stato in coma, almeno per quel che riguarda la sua residua vitalità nello sport. Le botte prese e quelle in arrivo (il calcio a Berlusconi?) sono terrificanti. E' sempre più possibile che il 18 novembre, da Glasgow per ScoziaItalia, vada in onda la prima partita della Nazionale azzurra fuori degli schermi Rai: Tele+ 2 ha i diritti, è pronta, soltanto un ordine berlusconiano di scambio .con la Rai, prò bono pacis ed a chissà quale prezzo politico ed economico, potrebbe toglierle la «soddisfazione» storica. La Rai sta scontando il suo immobilismo figlio del monopolio, la sua elefantiasi figlia della burocrazia. Se davvero Massimo Marianella sarà per Tele+ 2 la prima voce da Glasgow, la Nazio¬ nale avrà il quarto telecronista nella sua storia. Infatti la Rai sinora ha servito la Nazionale, per 40 anni, con tre sole voci televisive, quelle di Carosio (unica voce radiofonica, fra l'altro), di Martellini e di Pizzul all'insegna della novità, della sperimentazione... Non fa testo il Cerqueti telecronista dell'ultimo Urss-Italia, parlava da Roma, è intervenuto per una lunga interruzione dei collegamenti. E De Zan per ormai quarant'anni ha tarpato ogni altra voce del Giro... Cosa farà la Rai? Una scelta francescana potrebbe essere quella di lasciare la lotta e offrirsi soltanto agli sport minori, alle trasmissioni sportive didattiche, allo sport per tutti. Sarebbe una resa dignitosa e nobile, ancorché totale. Se alla Rai ci sono invece volontà, idee, soldi per fare sport sul serio, questo è il momento, l'ultimo. Gian Paolo Ormezzano

Persone citate: Berlusconi, Carosio, Cerqueti, De Zan, Martellini, Massimo Marianella, Nazio, Pizzul

Luoghi citati: Glasgow, Roma