«Resuscita» la minimum tax di Stefano Lepri

«Resuscita» la minimum tax Amato smentisce le voci e chiede la fiducia: nessuna modifica all'imposta «Resuscita» la minimum tax E Scalfaro esorta: «Ce la dobbiamo fare» ROMA. Non era vero nulla: l'imposta minima per i lavoratori autonomi non cambierà. Ieri mattina Giuliano Amato, mentre la falsa notizia df un suo cedimento faceva precipitare la lira sui mercati valutari, ha garantito che non ci saranno emendamenti, né ora alla Camera, né più tardi al Senato. Tutto torna come prima, le associazioni di commercianti e artigiani confermano le loro azioni di protesta. 0 quasi come prima: perché nella riunione governo-dc di martedì sera qualcosa si è concluso. Nell'esaminare le eccezioni alla minimum tax, gli uffici tributari saranno di manica larga. COME E' SUCCESSO. L'equivoco era nato, martedì sera, da una dichiarazione di Wilmo Ferrari, capogruppo de alla commissione Finanze. All'uscita della riunione governo-dc, era stato lui a parlare con un giornalista di agenzia, dandogli l'impressione che l'emendamento de, presentato dallo stesso Ferrari, sarebbe stato accolto dal governo al Senato. Il governo non è stato in grado di smentire. Amato, rientrando a casa verso mezzanotte, ha visto i titoli dei quotidiani del giorno dopo all'«edicola» dei telegiornali: «Ho avuto un sobbalzo - racconta - nel leggere cose che non mi risultavano accadute». Ma ormai era troppo tardi. LA SMENTITA. La notizia di una ritirata del governo di fronte alle proteste dei lavoratori autonomi era parsa verosimile alla Borsa e agli operatori valutari internazionali. Per spiegare che non era vera il presidente del Consiglio e il mini- stro del Tesoro hanno convocato subito una conferenza stampa. Nell'incontro di martedì sera, chiesto dal capogruppo de Gerardo Bianco, Amato afferma di aver detto che «in nessun caso il governo avrebbe accettato emendamenti all'articolo 11 bis» del decretolegge che contiene l'imposta minima. Per discutere di modifiche, sarebbe stata comunque necessaria una riunione con tutta la maggioranza. QUALE ERA L'INTESA. Nel racconto di Amato e del ministro Giovanni Goria, tra governo e deputati de si era avuto invece «un chiarimento» sull'interpretazione da dare alla legge in sede amministrativa. Peraltro nella giornata di ieri si sono continuate a sentire ipotesi diverse su se e dove sarà scritto questo chiarimento. In un ordine del giorno da approvare, diceva il presidente democristiano della commissione Finanze, Manfredo Manfredi; in un allegato a cura della commissione Bilancio che si riunirà oggi, sosteneva il presidente socialista della Bilancio, Angelo Tiraboschi; nei decreti attuativi, affermavano altri; mentre per Goria «è già tutto, nelle leggi». COME FUNZIONERÀ'. Il problema è: che cosa deve fare un contribuente il cui reddito sia stato, in quell'anno, diminuito da «fattori eccezionali»? Deciderà - spiegano sempre Amato e Goria - di non rispettare l'imponibile minimo previsto dalla nuova legge, e di pagare solo l'imposta corrispondente al reddito che ritiene effettivo. Dopo qualche tempo (da alcuni mesi a un anno, prevedibilmente) riceverà una cartella esattoriale con l'invito a pagare la differenza. Entro 30 giorni dovrà allora inviare le prove dell'evento eccezionale («incendi, furti, alluvioni» dice Goria). Gli uffici tributari le valuteranno. A questo punto si aprono tre diverse possibilità: 1) i documenti sono ritenuti validi, e il contribuente non deve pagare nulla in più; 2) non sono ritenuti validi, e il contribuente deve pagare il maggior tributo «iscritto a ruolo»; 3) ci sono dubbi, e si sospende temporaneamente la procedura dando il via ad accertamenti. Da molte parti trapela che la sostanza dell'intesa è qui: gli uffici avranno istruzioni di non esagerare in severità, impiegando il potere discrezionale che le leggi vigenti gli attribuiscono. LE CONSEGUENZE. Lo scossone alla lira, che poi in giornata ha recuperato, rende più difficile una riduzione del tasso di sconto a breve scadenza. Le associazioni di categoria degli autonomi, che per qualche ora avevano nutrito speranze, si indignano ancor più per la «beffa». Le opposizioni parlano di «un modo vergognoso di legiferare» (pri), di «offesa al Parlamento» (pds) o accusano la de di «simulazione per forzare la mano al governo» (Verdi). La manovra economica avanza a colpi di fiducia: ieri il governo l'ha chiesta sulla leggedelega al Senato, oggi la chiederà sul decreto alla Camera. Stefano Lepri Nella foto al centro il presidente del Consiglio Giuliano Amato Qui accanto il capo dello Stato Oscar Luigi Scalfaro

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