«Non sparate sugli autisti blu» di Francesco La Licata
«Non sparate sugli autisti blu» Dopo le accuse del pds Testa, stop al «bivacco» nel cuore di Roma e al gallismo «Non sparate sugli autisti blu» E le scorte si ribellano ROMA. Inossidabili, impermeabili alle polemiche stazionano davanti all'entrata di Montecitorio. Sono loro, quelli delle auto blu. Impropriamente chiamati «scorte», molto più realisticamente identificabili come «tuttofare» di ministri e deputati. No, non tutti sono «scorte». Nel senso che la maggior parte degli onorevoli non hanno bisogno della protezione. E poi, si sa, le blindate con gli uomini di guardia entrano dal tunnel e lo scortato raggiunge il Parlamento dall'interno. E allora, chi sono questi soldati di un esercito numerosissimo, perennemente schierato tra piazza Montecitorio, piazza del Parlamento, fino alle propaggini di via Uffici del Vicario? «Sono autisti», dice il vigile urbano con rassegnazione. E' l'ennesima diatriba che vede coinvolti agenti, ma anche autisti privati e dipendenti ministeriali al seguito dei parlamentari. La pietra, com'è noto, l'ha lanciata il deputato del pds Chicco Testa. Ha scritto una lettera al presidente della Camera, denunciando l'arroganza e il comportamento «perlomeno discutibile» di questi personaggi che ormai sono diventati la nota caratteristica della piazza. Anche ieri se ne stavano appoggiate alle loro auto, le «scorte». Giovani con la zazzera e maturi «baffoni» con le tempie brizzolate e la pancetta, spia di una vita trascorsa al volante. Telefonavano poco, però, ieri pomeriggio. Già, perché una delle accuse che viene loro mossa riguarda l'uso smodato del radiotelefono. «D'altra parte, come fare ad ingannare l'estenuante attesa dei lavori parlamentari? L'osservazione, innocente fino a sembrare sfacciata, viene da un ragazzo vestito italian-style (maniche della giacca color prugna rigorosamente rimboccate), chili di gel sui capelli e «Crono» variopinto al polso. Dice di essere un poliziotto. Nome? Chi scorta? «Dopo i giornali di stamattina, non dico neppure se piove o c'è il sole». E' convinto che la polemica è tutta una questione di ricerca di pub¬ blicità a buon mercato. Oppure una questione di parcheggi. In effetti, la ricerca del posteggio è un continuo braccio di ferro. Ieri hanno persino raddoppiato la presenza dei vigili urbani, in piazza Montecitorio. E per la prima volta qualcuno dei «signori delle auto blu» ha dovuto rinunciare al «bivacco» davanti al Parlamento. Ieri c'era il numero chiuso nella piazza. Sempre tante le auto, ma si è trovato almeno un limite. E poi, a guardare bene, sembravano più compiti. Sia gli agenti che i «privati». Anche se stavano seduti, non avevano il sedile reclinato. Non ascoltavano neppure la radio a volume alto. Non sonnecchiavano, incuranti del resto del mondo. E le ragazze? No, ieri non le guardavano. Non insistentemente, come sostiene Chicco Testa nella sua lettera-denuncia a Giorgio Napolitano. «Veramente, questa storia delle ragazze che vengono importunate, addirittura palpate, mi sembra una esagerazione». La sentenza è di Clemente Scarfone, uno dei responsabili della «sicurezza» di Montecitorio. «Sono qui - dice - da vent'anni, una vita ho trascorso in questa piazza. Eppure non ho mai visto importunare nessuno. Sì, forse qualche complimento. Ma sempre nei limiti». Eppure in quella piazza è accaduto anche che l'autista di un deputato prendesse in braccio fon. Cicciolina, appena eletta, e la portasse dentro Montecitorio. Forse non sono proprio invenzioni quelle dell'on. Testa. Una battuta, per sdrammatizzare, se la concede il socialista Claudio Signorile. «Chicco Testa difende le signorine importunate dagli agenti? Incredibile, proprio lui che con le donne va forte!». Ma il risultato più significativo raggiunto dall'on. Testa è il consenso suscitato presso i colleghi. I parlamentari, infatti, forse non subiscono le attenzioni dei «pappagalli», ma certamente con loro hanno ingaggiato una lotta senza quartiere per il posto macchina. L'episodio che ha provocato la reazione dell'on. Testa è nato da una lite al posteggio. E l'aneddotica di Montecitorio è ricca di episodi simili. Tutti ricordano Vittorio Orefice minacciato da un agente con tanto di pistola per aver «osato» far notare che il posteggio è riservato anche ai giornalisti. Ma anche i parlamentari si dichiarano defraudati. Maria Rita Lorenzetti Pasquali, deputato del pds, conferma: «Sono entrata in conflitto con questi signori per ben due volte. Alla fine ho dovuto fare una piazzata e per un bel po' l'hanno capito». Ma dopo, a giudicare dalla lettera di Testa, punto e a capo. Francesco La Licata Auto blu parcheggiate nel cortile di un palazzo romano
Persone citate: Chicco Testa, Claudio Signorile, Giorgio Napolitano, Maria Rita, Scarfone, Testa, Vittorio Orefice
Luoghi citati: Roma
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