Quarto incomodo, Saddam

Quarto incomodo, Saddam Quarto incomodo, Saddam Perot: hai spinto e foraggiato l'invasione irachena in Kuwait WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Lunedì notte, nella palestra della Michigan State University, terminato il dibattito presidenziale, James Baker si è avvicinato a Ross Perot per dimostrargli che il suo attacco a George Bush sulla politica verso l'Iraq era fondato su dati di fatto sbagliati. Lo ha raccontato ieri proprio Bush, aggiungendo di ritenere che «l'equivoco è chiarito». Ma l'incidente dimostra che perfino sul maggiore successo della sua Presidenza, la Guerra del Golfo, Bush fatica ad ottenere il merito che reclama. E questo avviene mentre l'opinione pubblica si interroga sulle inquietanti rivelazioni emerse nel corso del processo seguito allo scandalo dell Bnl di Atlanta. Nella parte finale della discussione, dopo aver appoggiato Bush contro Bill Clinton sulle questioni che più interessano gli elettori americani, quelle riguardanti l'economia, Perot aveva all'improvviso attaccato il Presidente, sostenendo che la sua amministrazione prima aveva incoraggiato Saddam Hussein a invadere il Kuwait e poi aveva nascosto i documenti che lo provavano. Bush, violando le regole del dibattito, lo aveva interrotto «in nome dell'onore del Paese», definendo le accuse «assolutamente assurde». Anche il «Washington Post», che non appoggia Bush, ha informato i lettori dello scontro tra i due con il titolo: «Nessuna prova sostiene le affermazioni di Perot sull'Iraq». E Clinton, pur criticando le eccessive aperture di Bush a Saddam fino alla vigilia della guerra, si è detto convinto che le accuse di Perot non abbiano fondamento. In effetti, l'ambasciatrice americana a Baghdad, Aprii Glaspie, nel suo discusso incontro con Saddam del 25 luglio 1990, disse che gli Stati Uniti non volevano immischiarsi nelle dispute di confine tra Iraq e Kuwait, ma aggiunse che esse dovevano essere risolte «pacificamente e nel rispetto del diritto internazionale». «Ogni singola carta - ha aggiunto ieri Bush, incluse, fatto senza precedenti le note del segretario di Stato - è stata consegnata al Congresso e studiata in dettaglio." Perot ha ammesso che non lo sapeva e l'incidente è chiuso». Ma non lo è del tutto. Perot ha anche deplorato che il governo americano, fino al '90, abbia speso i soldi dei contribuenti per aiutare Saddam e questa accusa resta, anche se Bush si è giustificato dicendo che l'intenzione era quella di «riportare l'Iraq nel novero delle nazioni civili». «Quando lo sforzo è apparso vano - ha aggiunto - abbiamo detto: "L'invasione non passerà" e l'abbiamo stroncata». Tuttavia tre indagini sono attualmente in corso, una della Cia, una dell'Fbi e una del dipartimento per la Giustizia, per scoprire come è perché l'amministrazione abbia nascosto ai giudici di Atlanta informazioni decisive sullo scandalo della Bnl di Atlanta. In estrema sintesi, la Cia aveva le prove che la direzione della banca e Roma e, di conseguenza, le autorità politiche italiane erano a conoscenza dei prestiti illegali concessi a Saddam dalla filiale di Atlanta, per i quali venne poi imputato solo Christopher Drogoul, il dirigente locale. Non solo la Cia ha ammesso di aver ostacolato le indagini, ma ha rivelato di aver ricevuto pressioni dal dipartimento della Giustizia perché altre informazioni non venissero trasmesse agli inquirenti. Di conseguenza, il nuovo direttore della Cia, Robert Gates, ha ordinato un'inchiesta interna e l'Fbi ha aperto un'investigazione sul comportamento del dipartimento della Giustizia, che a sua volta ha nominato una commissione di indagine sulla vicenda. Il tassello che manca - e che molti sono convinti salterà prima o poi fuori - riguarda una possibile autorizzazione della Casa Bianca a un'operazione illegale. Un articolo pubblicato ieri dal «Los Angeles Times» informa che un funzionario del ministero dell'Agricoltura aveva già segnalato dalla primavera del '90 che Saddam usava i prestiti per comprare armi e non cibo. [p.p.]