La vittoria sprecata di Bush di Paolo Passarini

La vittoria sprecata di Bush Per la stampa Usa finalmente il Presidente ha messo alle corde Clinton La vittoria sprecata di Bush 7/ duello in tv non lo rilancia nei sondaggi WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Troppo tardi. Nonostante in casa repubblicana un certo entusiasmo sia subentrato allo sconforto dei giorni scorsi, la buona prestazione offerta lunedì notte da George Bush, di fronte a oltre 100 milioni di americani, nell'ultimo dei tre dibattiti presidenziali non potrà, secondo gli osservatori, modificare un risultato elettorale ritenuto ormai scontato: una netta vittoria di Bill Clinton. Commentatori e gruppi di esperti appositamente costituiti non hanno avuto dubbi nell'aggiudicare a Bush una vittoria ai punti nel terzo round, discordando, in questo, dai primi sondaggi. In effetti, i sondaggi sono, in questo caso, meno indicativi, perché riflettono le simpatie politiche già consolidate dagli elettori, che, almeno finora, sono in netta maggioranza a favore di Clinton. Ma il problema per Bush è proprio questo: anche se, dopo le due modestissime prove offerte nei dibattiti precedenti, è finalmente riuscito a mettere Clinton sulla difensiva, nulla indica che l'orientamento degli elettori possa cambiare considerevolmente a due sole settimane dal voto. «Bush mostra di saper picchiare», ha titolato «Usa-Today». Il «Washington Post», che sostiene Clinton, ha parlato di una «forte prestazione del presidente», apparso capace di affondare «colpi più pesanti e meglio mirati». Secondo il commentatore «liberal» David Broder, Bush è riuscito a «diventare la figura centrale nell'ultimo e finale dibattito». Ma lo stesso Broder aggiunge che forse hanno ragione i democratici nel dire che «è troppo poco e troppo tardi». Nella storia relativamente recente delle presidenziali americane si ricorda un solo caso di rovesciamento dei pronostici negli ultimi giorni. Si verificò nel 1948, quando uno sfavoritissimo Harry Truman batté a sorpresa il repubblicano Thomas Dewey. Ma Truman dovette rimontare uno svantaggio di soli 5 punti nei sondaggi. Allora sembravano molti, ma sono una bazzecola rispetto ai 15 punti di distacco da Clinton che i sondaggi assegnano mediamente a Bush. Disaggregando i dati, emerge che, nelle ultime settimane, gli attacchi personali a Clinton ne hanno un po' eroso la credibilità presso gli elettori. Anche la fiducia verso la sua ricetta per portare il Paese fuori dalla crisi economica, secondo l'ultimo rilevamento della Gallup, è calata di 4 punti. Ma l'unico ad essersene avvantaggiato, riguardo a questo tema, è Ross Perot, mentre il grafico di Bush resta disperatamente piatto. Per quanto attiene al pronunciamento finale, l'86% degli intervistati nega che l'andamento dei dibattiti possa modificare la loro posizione. Se si votasse oggi Clinton vincerebbe in almeno 31 Stati su 50, aggiudicandosi quasi 370 dei 538 voti elettorali. Bush può anche recuperare qua e là, ma non ovunque. I piani dei due candidati per gli ultimi giorni di campagna mostrano chiaramente la tragedia del presidente uscente: Bush è diretto a Sud per riconquistare Stati che fino a qualche settimana fa parevano suoi; Clinton farà campagna nel West, tentando di sfondare in alcuni Stati che tradizionalmente sono roccheforti repubblicane. Paolo Passarini Ross Perot e in basso Barbara Bush che applaude il marito al dibattito tv (FOTO AP)

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