Un fiore del superstite ai compagni affondati

Un fiore del superstite ai compagni affondati L'ex sommergibilista in crociera con la moglie per rendere omaggio alle vittime della guerra Un fiore del superstite ai compagni affondati // marinaio del Gondar torna 52 anni dopo nel mare d'Egitto Il giorno del matrimonio, nel '49, a Trapani, aveva promesso alla moglie che l'avrebbe portata nel punto dove, il 30 novembre del '40, nel mar di Alessandria, in Egitto, si era salvato fortunosamente dall'affondamento del suo sommergibile, il «Gondar», uno dei due mezzi (l'altro era lo «Scirè») impiegati come basi mobili per gli assalti degli uominirana alla flotta britannica con i siluri a lenta corsa, più noti come «maiali». Ma Antonio Francolini, 72 anni, cavaliere della Repubblica, sottocapo radiotelegrafista, marinaio per vocazione dal '37, anche se per necessità trasferito a Torino dal '50, ci ha messo 43 anni a'tener fede alla promessa: «Mi ero prefisso - dice - di andare a onorare nel mare di Alessandria l'unica vittima del Gondar, il "girobussolista" Luigi Longobardi, e gli amici dello Scirè, con cui operavamo quotidianamente: ne sono rimasti 58 nel som¬ mergibile affondato nella baia di Haifa, i corpi sono ancora oggi nello scafo sul fondo». La scorsa primavera, Francolini, oggi pensionato, su un opuscolo della compagnia «Grandi Viaggi», scopre che una crociera della motonave russa «S. Rustaveli» tocca Rodi, dove lui fu di base con il «Gondar», Haifa e Alessadria, dove operò il sommergibile: «Era l'occasione buona e il 30 agosto sono partito da Genova con mia moglie, Paola. A bordo ho spiegato alle due interpreti, Angelita Borracchia e Sivia Dapas, che volevo gettare un mazzo di fiori dove giacevano lo Scirè e il Gondar. Ne hanno parlato al direttore della crociera, Arnaldo Palumbo, e il comandante della nave, Yury Miknievich, ha accettato di buon grado di fermarsi proprio nei punti esatti degli affondamenti». Così la notte del 6 settembre scorso, nella baia di Haifa, Francolini, commosso con gli altri crocieristi, ha potuto commemorare i suoi vecchi compagni d'armi morti in missione. Il trombettista dell'orchestra di bordo, un russo, ha suonato quattro volte il silenzio mentre una corona benedetta dal cappellano della S. Rustaveli, don Di Stasio, scendeva in mare con un messaggio del gruppo di Torino dell'Associazione marinai d'Italia. Due giorni dopo analoga cerimonia nel mare di Alessandria: «Mi pare di vederlo ancora adesso il girqbus- solista Longobardi, seduto sul portello stagno. La madie morì quando le dissero che il figlio era scomparso in mare». Nella sua casa, alla Falcherà, ricorda l'affondamento del Gondar: «Ci furono 12 ore di attacchi con bombe di profondità lanciate da navi e aerei. Alla fine fummo costretti ad emergere e ad abbandonare il sommergibile dove c'erano i contenitori dei inaiali, lo rimasi sei ore e mezzo in acqua prima di essere raccolto da un cacciatorpediniere australiano». Poi la prigionia, in India e in Inghilterra, il ritorno a Trapani, il matrimonio. Antonio Francolini fu direttore della stazione radio di Lampedusa, poi, entrato nella pubblica amministrazione, si trasferì a Torino. Il ricordo di quella terribile notte, fra gli scoppi delle bombe di profondità, ora che ha rivisto i luoghi, sembra meno amaro. Gianni Bisio Antonio Francolini ha potuto commemorare i compagni morti in missione: «lo rimasi oltre 6 ore in acqua prima di essere raccolto da una nave»