Povero, bravo, vecchio Dylan stroncato anche dagli spot di S. N.

Povero, bravo, vecchio Dylan stroncato anche dagli spot La festa per i trent'anni del cantante l'altra notte su Canale 5 Povero, bravo, vecchio Dylan stroncato anche dagli spot MILANO. La festa dei trent'anni di Bob Dylan nella discografia, l'altra notte su Canale 5, è stata tutta diversa da come l'avevano vista la sera prima i fortunati e intolleranti ex hippies al Madison Square Garden di New York. E non solo perché le quattro ore di show sono state ridotte per ovvi motivi a circa 95 minuti. Uno show - specie uno show come questo, carico di tanti significati simbolici - è come un film, come una commedia, con un suo sviluppo logico e con sequenze sensate: a New York Bob Dylan ò uscito sul palco solo dopo tre ore e mezzo durante le quali altri avevano cantato le sue canzoni. Il montaggio del network Fininvest ha alterato il copione - s'immagina per motivi spettacolari - sbattendo Dylan a cantare nei momenti più disparati e gratuiti e guardandosi bene dall'offrire una qualche spiegazione. L'imbottitura robusta di spot, ogni due canzoni fino alla conclusione, ha ulteriormente spezzato il filò della serata, già provato dalla mezz'ora di pausa per il telegiornale e l'edicola. In fondo, che differenza c'è fra Dylan e il Festivalbar? si saranno detti. Anche i tagli, inevitabili, sono stati spesso del tutto gratuiti: perché lasciare per esempio l'insignificante (per noi italiani) Johnny Cash e lasciar invece perdere Neil Young nella sua arrabbiata versione di «Ali Along The Watch Tower» con il fantasma di Jimi Hendrix che si aggirava sul Madison? E' filato via di corsa in tv, taglicchiato e pasticciato, anche il momento più polemico, quello dei fischi a' Sinead O'Connor, con Kriss Kristofferson che le diceva forte all'orecchio: «Non lasciare che questi bastardi ti abbattano» e lei che replicava attaccando «War» di Bob Marley. Con la musica, in tv, è sempre la solita storia. Nel pentolone bollono con gli stessi ingredienti Dylan come il Festivalbar, Sanremo come il mai troppo compianto Premio Tenco. Uno sfacelo. Con un unico particolare positivo: erano in trenta o quaranta a cantare, a New York, ma non c'è stato bisogno del playback; nessuno ha accampato i soliti «motivi tecnici». Chissà se qualcuno avrà ancora il coraggio di riproporcelo, ora. [s. n.]

Luoghi citati: Milano, New York, Sanremo