Actis Dato e le Pause del Silenzio e colorata la via italiana al jazz
Actis Dato e le Pause del Silenzio e colorata la via italiana al jazz r I DISCHI n Actis Dato e le Pause del Silenzio e colorata la via italiana al jazz SE c'è una qualità che non manca al jazz italiano è proprio la vivacità. Liberi da ogni legame storico e culturale, i nostri jazzisti possono spaziare tra generi e idee più diverse, percorrere strade altrove progettate o tentarne di nuove, ricche di inventiva e permeabilità latine. Le novità discografiche offrono un mazzetto di proposte curiose, sospese fra tradizione e sperimentazione. Il più divertente ò l'album del Carlo Actis Dato Quartet, una delle migliori formazioni italiane. Fin dal titolo «Bagdad Boogie» (Spiaseli, 1 Cd) se ne avverte l'originalità. La curiosità aumenta leggendo i titoli dei 12 brani, fra cui «Gorby Dreams», «La mela di Guglielmo», «Le mystère des Anches Bulgares», «Agadir Reggae», «Fleur Creole» Segnali di un raid fra attualità e politica, oltre che in musica. Spunti mediterranei e mediorientali, funky, sonorità caraibiche e balcaniche. Il leader del quartetto (sax tenore e baritono, clarinetto basso) è affiancato da Piero Ponzo (sax alto, clarinetti, flauto), Enrico Fazio af basso e Fiorenzo Sordini (batteria e percussioni) e ben guida questa formazione in una sorta di Commedia dell'Arte della Musica. «Gorby Dreams» riflette la drammaticità e l'utopia di un percorso politico difficile affidandosi ad atmosfere free. Melodie scherzose e multicolori in «Le mystère des An- ches Bulgares». Molti sapori e ottime improvvisazioni. Altre originalità ci vengono dalla Italian Instabile Orchestra con il Cd «Live in Noci and Rive de Gier» (Leo Records). Un gruppo e un'idea nati nel 1990 all'Europa Festival Jazz di Noci. Padre Pino Minafra. Un organico atipico con compositori molto diversi fra loro e non legati alla sola tradizione afroamericana: Eugenio Colombo, Gianluigi Trovesi, Carlo Actis Dato, Daniele Cavallanti, Mario Schiano, Guido Mazzon, Alberto Mandarini, Giancarlo Schiaffini, Lauro Rossi, Sebi Tramontana, Martin Mayes, Renato Geremia, Giorgio Gaslini, Paolo Damiani, Bruno Tommaso, Tiziano Tononi, Vincenzo Mazzoni. Sei le composizioni dal vivo: armonia, sperimentalismo, free, Berio e Strawinski, sinfonismi, sonorità dal Tibet all'Africa s'in¬ crociano tra assoli e improvvisazioni collettive. Un disco piacevole, a tratti prezioso. Un disco molto colto, sfaccettato e inevitabilmente non facile. Nel successivo disco ritroviamo Giorgio Gaslini in un altrettanto curioso progetto. Il compositore milanese ha impiegato tre anni a selezionare cinque voci femminili. Lo scopo era quello di formarle fino a renderle simili, come dice Franco Fayenz, «a cinque canne d'organo». Il gruppo si chiama Le Pause del Silenzio, nome preso a prestito dalle sette Espressioni Sinfoniche di Gianfrancesco Malipiero. Il risultato discografico è «Freedom Jazz Dance» (Soul Note, 1 Cd). Le cinque giovani sono Lucia Minetti, Michela Martelli, Paola Lorenzi, Gabriella Rolandi, Laura Conti. La cultura e la sensibilità di Gaslini (affiancato da Roberto Bonati, basso, e Giampiero Prina, batteria) riescono a fornire un'impronta unitaria ai 14 brani, che riconduce al bebop. Da sottolineare «Good Bait» di Count Basie, «Spiritual» di Coltrane, «Opus One» di Sy Oliver. E poi un'originale versione di «Herc, There and Everywhere» di Lennon e McCartney. E due brani di Gino Paoli: «Dormi» con contrappunto a cappella e «Sassi» vestita di blues. Una prova pienamente riuscita, emozionante. Alessandro Rosa >saj
Luoghi citati: Africa, Europa, Noci, Rive De Gier, Tibet
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