L'Armata Rossa razziava così

L'Armata Rossa razziava così Per la prima volta Mosca ammette il possesso di collezióni scomparse nel 1945 L'Armata Rossa razziava così Quercino, Dùrer e Rembrandt tra i «tesori segreti» MOSCA DALNOSTRO CORRISPONDENTE I padroni del Cremlino l'avevano ampre negato, ma storici ed espttti d'arte occidentali hanno semire saputo che nei sotterranei i nelle soffitte dei maggiori musi di Mosca e Pietroburgo, dai tempi dell'ultima guerra, venivaio gelosamente conservati i tesoi d'arte razziati nella Germana occupata dall'Armata rossi. Frutto del «rastrellamento», ordinato direttamente da Stalh, furono non solo le collezion dei più prestigiosi musei tedechi, ma anche quelle opere che tedeschi, a loro volta, avevane «prelevato» nei Paesi europei Ma via occupati dalle truppe nazite. Oli, un anno dopo la caduta del omunismo e la disintegrazioni dell'Urss, per la prima volta le autorità russe hanno ammeso di essere in possesso di aimero due delle collezioni «scomparse» nel 1945, quando squdfre di esperti d'ogni campo dell'irte setacciarono la zona delli Germania occupata dai russ con il preciso scopo di portarea Mosca quanti più tesori potwano. Di più: uno dei diretti protigonisti di quelle operazioni, 'allora sottotenente Viktor Baldn, ha rivelato a «La Stampa» :he una quantità imprecisata ci capolavori dell'arte mondiale finirono nelle mani di soldatie ufficiali e potrebbero ancor iggi abbellire le case private di uesti ignari possessori di opee preziose. fon siamo ancora al ritrovamelo del «tesoro di Priamo», l'or trovato dall'archeologo tedeso Schliemann a Troia e consertato nel museo di Berlino fino 1 maggio '45. Ma dai «fondi speiali» (spetskhran) dei musei rusi sono già emerse la collezione d opere grafiche della Galleria L'arte di Brema ed i 526 tra disegni e stampe del museo Boymas-van Beuningen di Rotterdam; portati per volere di Hitler in in castello vicino a Dresda nel 1941 e finiti quattro anni dopo nelle mani dei «raccoglitori» di Stalin. E' proprio dalla collezione della Kunsthalle di Brema che provengono le opere illustrate in questa pagina. Conservate segretamente per decenni parte al museo Pushkin ed al museo di architettura di Mosca, parte all'Ermitage di Pietroburgo, le opere di Rembrandt, Durer, Raffaello, Tiziano, Velàzquez, Rubens, Goya, Corot, Roditi, Manet, Munch, Van Gogh, Van Dyck, sono state un anno fa riunite all'Ermitage dove sono state scattate le fotografie venute in nostro possesso. La Commissione di Stato russa per la restituzione dei valori culturali, creata su indicazione di Boris Eltsin e presieduta dal ministro della Cultura Evghenij Sidorov, ha infatti deciso di «legalizzare» la collezione, incaricando gli specialisti dell'Ermitage di attribuire e catalogare le opere. Sotto la guida di Irina Novoselskaja, conservatrice della collezione d'arte europea occidentale dell'Ermitage, gli esperti passi hanno già messo a punto i testi di un catalogo che dovrebbe apparire tra qualche mese. Il direttore della Galleria di Brema Salzmann, informato delle novità, è subito partito per Pietro¬ burgo, ma una restituzione rapida della collezione è da escludere. «Con l'aiuto degli occidentali dobbiamo preparare un registro completo delle perdite artistiche da noi subite durante la guerra ha detto il ministro Sidorov - solo allora si potranno aprire i negoziati per la restituzione dei valori, il loro scambio, il pagamento di compensazioni». Chi è invece favorevole ad una restituzione senza condizioni è Viktor Baldin, l'ex tenentino che grazie all'amore per l'arte e ad un raro spirito d'iniziativa riuscì a salvare dalla razzia e dalla distruzione centinaia di opere grafiche della Galleria di Brema. La sua storia merita di essere raccontata. «Avevo 25 anni quando, nel '45, la mia unità, un reparto del genio, si acquartierò nel castello di Karnezow, a un centinaio di chilometri da Berlino - ci ha raccontato Baldin - dietro ad un armadio c'era una porta murata di fresco, che conduceva in un sotterraneo». I soldati scoprirono l'entrata segreta e prima che Baldin potesse far qualcosa, migliaia di opere dal valore inestimabile erano già state saccheggiate da soldati ed ufficiali. Particolarmente ambiti erano i disegni di nudi. Quando Baldin scese nel sotterraneo, solo qualche centinaio di opere erano rimaste, sparse in disordine sul pavimento della cella. «Prima della guerra mi ero laureato in architettura e avevo studiato storia dell'arte - dice Baldin - e capii subito di cosa si trattava. Nella zona non c'era nessuno specialista di arti figurative. Io mi rivolsi ai miei superiori, ma della mia scoperta non gli importava nulla e mi risposero di fare quello che volevo». Smontate le pesanti cornici, Baldin sistemò quante più opere potè nelle valigie di legno dell'esercito, ma fu costretto a lasciare almeno 100 altri lavori nel sotterraneo. Alcune delle più importanti opere saccheggiate riusci a recuperarle dagli altri militari, offrendo in cambio stivali, armi, cibo e quant'altro poteva soddisfare i suoi commilitoni. Incaricato poco dopo di condurre in patria un gruppo di traditori, Baldin si ritrovò a Mosca I con il suo tesoro: «Non credevo ai miei occhi», dice ancor oggi. I Le opere restarono per due anni a casa sua, ma nel 1947 il tenente le consegnò al famoso architetto Aleksej Schusev, allora di| rettore del museo che oggi porta il suo nome. Per ben 44 anni questi tesori d'arte restarono sepolti in un deposito segreto del museo d'architettura, anche se Baldin, che dal 1963 ne fu direttore, scrisse ripetutamente ai leader massimi del Paese, da Breznev a Gorbaciov, per chiedere di poterli pubblicizzare. «Nessuno se ne voleva occupare», dice Baldin. Finalmente l'anno scorso l'allora ministro della Cultura Gubenko decise di riunire all'Ermitage quello che si era salvato delle opere un tempo appartenute alla collezione di Brema. «Mi piacerebbe che fossero restituite ai tedeschi prima della mia morte», ci ha detto Baldin, ormai settantaduenne. Ma tra i 30 membri della Commissione per le restituzioni ben cinque sono i rappresentanti dei ministeri degli Interni, della Difesa e della Sicurezza (ex Kgb) e il loro voto non sarà certo favorevole agli ex nemici. Fabio Squillante u n incisione di Dùrer proveniente ctela Kunsthalle di Brema, «canto: Irina Jovoselskaja, Conservatrice all'lrmitage, con alcune opere Le opere provenienti dalla Kunsthalle di Brema ora vengono catalogate. Un ex ufficiale descrive il saccheggio di capolavori in un castello: «I soldati preferivano i disegni di nudo» I I | Opere di Van Gogh e del Guercino. Sopra: il timbro di Brema