Scrive l'ambulante rosso

Scrive l'ambulante rosso consentire deroghe. «Non sono d'accordo con te - risponde Parlato all'ambulante «compagno» ed evasore - né in linea di principio né per immediatezza politica. Non lo sono perché tu, nonostante tutte le tue belle idee sul comunismo, andrai in piazza alla manifestazione organizzata dalla Confcommercio a fare il povero fantaccino che espone il petto per conto della Rinascente, per conto di chi evade più di te e soprattutto comanda te e anche noi». «Tu sostieni - prosegue Parlato - che se rispettassi le norme fiscali, dovresti chiudere baracca. Sostieni quindi che il Parlamento ha fatto una legge inapplicabile. E allora perché tu e le vostre categorie non chiedono leggi chiare ed applicabili? Perché non la smettiamo di fare i furbi e di accettare furbescamente leggi che convalidano la vecchia ipocrita massima del "fatta la legge trovato l'inganno"?». «La verità - conclude duramente Parlato - è che volete esse¬ re furbi anche al prezzo di essere sudditi, cioè di preferire alla legge la discrezionalità del Principe». L'evasione dei compagni tormenta dunque la coscienza del Manifesto, che già a settembre aveva dato risalto al tema, nella rubrica delle lettere. «Non è una scelta particolare del giornale spiega Parlato - ma riceviamo lettere serie, da prendere sul serio, e crediamo che il caos del fisco, causa della rivolta e dell'evasione, sia uno specchio dell'opportunismo dei partiti. Fare leggi confusionarie e inapplicabili è la premessa per costringere tutti a chiedere favori o a distribuire tangenti, è il modo per dar via libera ad arbitri e corruzione». E la minimum tax? «Proporre una tassa simile significa scherzare con la destra. Stimolare reazioni e proteste che portano acqua al mulino della destra. Non mi meraviglierei se il nostro lettore alle prossime elezioni, continuando così le cose, finisse per votare Lega», [r. e. s.] Scrive l'ambulante rosso Botta e risposta sul Manifesto «Ma chi evade fa il gioco dei partiti» ma è necessario distinguere tra me e il proprietario della Rinascente». «Sono d'accordo, la verità è rivoluzionaria, ma questa frase non è una formuletta adatta per tutti gli usi. Non mi si può venire a dire che la rivoluzione inizia col pagare le tasse. Io non mi sento moralmente impegnato a dire la verità a questo Stato». Non è la prima volta che il manifesto si occupa di protesta fiscale. E che tratta, non senza imbarazzo, il tema dell'«evasione» di sinistra. Perché la necssità di essere contribuenti onesti è un principio cui, nelle sue risposte, il direttore Valentino Parlato non può ROMA. Fare il commerciante ed essere un onesto contribuente è impossibile: o si evade o si chiude. E' questa la tesi che un ambulante romano sviluppa in una lunga lettera pubblicata ieri dal quotidiano il manifesto, con il titolo «La rivoluzione e le tasse». «Sono comunista da sempre, per necessità e convinzione - si sfoga l'anonimo lettore-evasore - ma se diventassi onesto, smetterei di lavorare. Se continuo a fare il commercianti, devo cercare di pagare meno». «Non voglio dire - aggiunge - che commercio sia sinonimo di disonestà, come è luogo comune anche e soprattutto nella sinistra,

Persone citate: Parlato, Valentino Parlato

Luoghi citati: Roma