«Caro Eltsin, niente risse salviamo la Russia»

«Caro Eltsin, niente risse salviamo la Russia» EX URSS Gorbaciov parla (in videocassetta) al Convegno Pio Manzù di Rimini: i democratici devono stare uniti «Caro Eltsin, niente risse salviamo la Russia» «Sono pronto a dare il mio contributo alle riforme» Brzezinskj: farebbe meglio a presentarsi in tribunale RIMIMI DAL NOSTRO INVIATO Di nuovo prigioniero in patria dopo la breve parentesi berlinese Mikhail Gorbaciov affida ad una videocassetta di dieci minuti proiettata in mondovisione il suo ultimo messaggio. Non è, come forse qualcuno si attendeva, l'ennesima denuncia contro i nemici di Mosca che gli hanno negato il visto d'uscita per la trasferta italiana, è piuttosto un preciso segnale distensivo rivolto dal maxischermo del Teatro Novelli, in apertura del convegno Pio Manzù, ad un unico destinatario, quel Boris Eltsin lontano migliaia di chilometri. «Anche da noi, in Russia, l'albero dell'amicizia continuerà a produrre splendidi frutti» dice Gorbaciov, lo sguardo ben puntato sull'occhio delle telecamera. Dunque niente proclami di fuoco ma quasi un ramoscello d'olivo agitato attraverso l'etere, affinché lo capiscano al Cremlino, da parte dell'uomo che doveva essere la star alla tregiorni riminese, l'ospite d'onore in una delle tante tappe di un trionfale viaggio a Sud delle Alpi. Qui lo attendevano una medaglia d'oro e un ricco gettone di presenza, deve accontentarsi invece della registrazione affidata a Demetrio Volcic per l'inoltro sulle rive dell'Adriatico. L'ex Presidente sovietico parla a braccio misurando ogni frase con la consumata abilità del grande comunicatore. «Non bisogna sbagliare troppo in questo momento, la fase transitoria in cui ci troviamo è tra le più complesse. Ci siamo messi in cammino senza aver potuto pensare in anticipo alla direzione verso la quale si andava e così la presa di coscienza storica comporta anche fenomeni dolorosi. Ci troviamo ad un bivio e dobbiamo operare delle scelte». Lui, precisa, l'ha già compiuta. Rivendica orgogliosamente l'intuizione di «non aver sbagliato nel rimettere in questione gli equilibri di allora quando crollarono i regimi totalitari ed il mondo ha cominciato a liberarsi dalla conflittualità permanente dovuta alla guerra fredda». Poi il monito. «Le riforme debbono essere salvate, ciò che sta accadendo da noi a Mosca, compresi i fatti che mi privano della presenza tra voi, rappresenta solo un episodio. Noi riformatori pos¬ siamo avere opinioni divergenti, siamo tuttavia d'accordo su una questione di fondo: la nuova Russia democratica deve essere politicamente pluralista. Possiamo discutere su tutto se ci rendiamo conto che la nostra federazione, un Paese immenso, deve essere rinnovato». Infine, ecco la novità, l'offerta piena, incondizionata, della propria disponibilità. «C'è la volontà da parte di chi ha cominciato le riforme a dare il suo contributo affinché i processi politici aperti possano arrivare a buon fine». Non sarà un cammino facile perché «in una fase di polemiche circa gli strumenti che possono salvare la Russia vi sono episodi di incomprensione e di intolleranza che danno l'idea di uno scontro profondo. Il mio impegno fino al sacrificio consiste nel superare il fossato nella speranza che alla fine prevalga la ragione. Nell'interesse della Russia mi colloco al di sopra delle parti, dei partiti e dei gruppi. Confido in una nuova fase di solidarietà che faciliti il raggiungimento di tali traguardi». E' l'annuncio di un nuovo corso, la promessa di scendere dalle barricate per un clamoroso rientro politico che eviti il muro contro muro in contrapposizione agli eltsiniani? «Staremo a vedere», commenta a muso duro il «falco» Zbigniew Brzezinski, consigliere per la sicurezza nazionale durante la presidenza di Jimmy Carter. «In questa diatriba l'America è rimasta silenziosa, a mio avviso Gorbaciov sbaglia nel rifiutare di sottomettersi all'operato della giustizia. Farebbe meglio a presentarsi in tribunale, l'unica sede appropriata per far valere le sue ragioni». Non si è discusso comunque solo di Gorbaciov in questa kermesse romagnola convocata a discutere delle mutazioni geo-politiche dei poteri nazionali. Ossia delle molteplici crisi che attraversano trasversalmente il nostro pianeta. Tante mine vaganti evocate da molti protagonisti in carica come il ministro degli Esteri Emilio Colombo e da alcuni ex di prestigio come Javier Perez de Cuéllar, già segretario generale dell'Onu, e Toshiki Kaifu, un tempo primo ministro giapponese. Per tutti lo stesso verdetto: l'instabilità ci terrà compagnia ancora per lunghi anni. Piero de Garzarolli

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