«Così mi parlava il maniaco»
«Così mi parlava il maniaco» «Così mi parlava il maniaco» L'agente «Mario» racconta la sua sfida UNA CACCIA SUL FILO DEL TELEFONO FOLIGNO NOSTRO SERVIZIO Trentacinque anni, sposato, un figlio: per l'impiegato-assassino si chiamava Mario, ma all'anagrafe è Domenico Ghetti. E' lui il poliziotto, in servizio al commissariato di Foligno dopo dieci anni alla Digos di Ravenna, che ha raccolto le sette telefonate del mostro al «numero verde» subito attivato dal questore Serra. E' riuscito a conquistare la «fiducia» dell'assassino, lo ha incalzato, blandito, gli ha offerto spunti per essere richiamato. «Già al primo contatto "Mario" era riuscito a stabilire un rapporto con il giovane omicida» assicurano i diretti superiori del poliziotto. «Del suo lavoro non parla quasi mai - racconta la madre al telefono dalla sua abitazione di Foligno -. Da quando Simone era stato ucciso, mio figlio era teso, preoccupato. Noi familiari sapevamo soltanto che faceva parte della squadra antimostro». Cinque poliziotti si sono alternati sino al momento dell'arresto dell'omicida al centralino dello 0742-35.34.48. La prima telefonata, «Mario» l'ha ricevuta otto giorni dopo il ritrovamento del corpicino straziato di Simone. Già alla seconda chiamata è scattato l'allarme: Domenico Ghetti si è fatto raccontare particolari che soltanto chi aveva ucciso il piccolo Simone poteva conoscere. «Dimmi quale auto hai usato per venire a Foligno e per portare il corpo di Simone a Casale», ha chiesto il poliziotto. «Una Peugeot bianca, l'ho fatta riverniciare da poco, prima era nera». Stefano Spilotros parlava a lungo, la telefonata del 14 ottobre, la seconda, è durata 12 minuti. «Ho visto Simone che stava giocando sotto un albero con, un ragazzo più grande di lui; ho capito che potevo prenderlo, portarlo con me, bastava aspettare». «Quali segni aveva sul collo?» ha chiesto «Mario». La descrizione di alcune violenze, compiute in varie parti del corpo, tutti particolari che non erano stati diffusi dagli inquirenti, ha offerto un altro riscontro. «E perché sei venuto a Foligno?». «Dovevo incontrarmi con un amico, non l'ho trovato e ho preso a girare attorno alla città». Le conversazioni sono andate avanti nei giorni successivi. Domenico Ghetti aveva trovato il sistema di comunicare al suo interlocutore quali erano gli orari del suo turno di lavoro. Una volta che il «poliziotto di fiducia» non è stato rintracciato, l'omicida di Simone non ha risposto, ma ha fatto capire di essere il «confidente» di Ghetti. Venerdì 16 la polizia sapeva già tutto del presunto omicida di Simone: nome, cognome, luogo di residenza, posto di lavoro. Era stato fornito anche l'ultimo elemento: «Se non mi fermate, uccido un altro bambino - aveva annunciato al telefono antimostro -: come si chiama? Roberto, abita a poche centinaia di metri dalla casa di Simone». Gli inquirenti hanno controllato l'indicazione: in effetti la sua descrizione era perfetta, Roberto abita proprio vicino alla famiglia Allegretti. Il mosaico era completo, gli inquirenti hanno deciso di intervenire. Mario Mariano
Persone citate: Allegretti, Domenico Ghetti, Ghetti, Mario Mariano, Stefano Spilotros
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