Industriale fallito minacciati i testi
Industriale fallito minacciati i testi Processo a titolare di ditta di munizioni Industriale fallito minacciati i testi La scritta «Farete la stessa fine di Falcone e Borsellino» è comparsa sul muro di cinta della ditta Erber di Grosso Canavese, di proprietà di Ermanno Bertoldo, industriale che produceva munizioni per cannoni e carri armati, fallito nel 1989, attualmente sotto processo per bancarotta. Le minacce si riferiscono al curatore del fallimento Erber e a uno dei testi chiave dell'accusa contro Bertoldo, principale imputato del processo, insieme con la moglie Cristina Coda. Il pm Prunas ha affidato le indagini ai carabinieri, per capire se dietro a quella scritta c'è un reale tentativo di terrorizzare i testi. L'industriale è processato per aver sottratto alla ditta 20 miliardi. Con i metodi più fantasiosi: false fatture di armi vendute in Grecia, con un conto corrente presso una banca di Lugano: con il nome fittizio di un fiore erano passati 7 miliardi. Nella «distrazione» dei beni dalla Erber, Bertoldo sarebbe stato aiutato dall'ex impiegata Elsa Benedetto e dagli amici Agostino Bernini e Cesare Capucchio. Un'altra amica, Luigia Vigo, ha preferito patteggiare davanti al gip un anno e 4 mesi: ha ammesso di essersi prestata a farsi intestare la Ferrari di Bertoldo dopo averla pagata 5 milioni. E Bertoldo? L'ingegnere e la moglie (lui è detenuto alle Vallette, lei è agli arresti domiciliari) si sono così difesi: «I documenti dell'azienda erano andati distrutti per la pioggia che era entrata negli uffici. Abbiamo pensato di rifarli adoperando il timbro di un falso notaio». I miliardi spariti? «Avevamo investito molto denaro nostro in azienda, in parte ce lo siamo ripreso». Il processo riprende il 17 novembre. Gli imputati hanno chiesto di patteggiare, ma il pm ha acconsentito solo per Bernini, Capucchio e Elsa Benedetto. I coniugi Bertoldo subiranno un processo con rito ordinario. Bertoldo, arrestato a Grosso a maggio, in carcere c'era già finito nell'88, su mandato di cattura del magistrato veneziano Cassou. L'accusa: traffico d'armi. Le sue munizioni sarebbero arrivate in Iran, e forse anche in Iraq.
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