Boskov-Bagnoli, derby contìnuo

Boskov-Bagnoli, derby contìnuo I due tecnici di nuovo rivali in un delicato Roma-Inter: chi perde è fuori Boskov-Bagnoli, derby contìnuo «Osvaldo non sbaglia mai tattica» «Aparole Vujadin ha sempre vinto» ALL'OLIMPICO CE'LA SFIDA DI MARASSI AROMA RIA di derby genovese, aria di ieri, attorno a Roma-Inter. Vujadin Boskov e Osvaldo Bagnoli di nuovo di fronte. Li coinvolge, li cattura, la partita dell'Olimpico che mette di fronte due squadre assetate di punti, per stare in corsa. «Dobbiamo vincere anche perché in casa giochiamo meglio che fuori» borbotta Boskov con la sua voce cosmopolita, un misto dal quale l'italiano stenta ancora a emergere. Vujadin è abituato a ogni situazione. Anche quella di una squadra turbata dalle accuse «amministrative» dentro e fuori dal calcio al suo presidente Ciarrapico. «Vorremmo vincere per far vedere che la squadra è solida, ma non è ancora al meglio» mormora Bagnoli che non è tipo da proclami, ma vorrebbe rasserenare il suo presidente. Ernesto Pellegrini stn già assaporando il solito fiele, con il dirimpettaio Milan avaidi in classifica. Solo di un punto, ma con una gara in meno e girandole di gol che fanno applausi. La prima parola all'ospite. Allora, Bagnoli, la sfida con Boskov è solo un revival? «Distinguiamo. Un conto è la partita. Come sempre l'obbiettivo è cogliere due punti sperando di tornare a casa con uno. Altro è il fatto personale. Vujadin e io di nuovo avversari. Senza esagerare, siamo stati a lungo gli uomini guida di due partiti ben definiti - più di quelli politici sulla piazza di Genova. Abbiamo dato, insieme, un nuovo equilibrio a Marassi, un modo di vivere corretto. Battaglia sul terreno, rispetto e garbo nelle dichiarazioni. Certo, a parole lui mi ha sempre sconfitto. Vujadin è simpatico, è spiritoso. Le sue battute vivaci, a fronte delle mie frasi scarne, erano fuochi d'artificio. Comunque se le battaglie personali, d'immagine, posso averle perse io in quelle sportive mi sono sempre battuto alla pari». Boskov sorride. «Molto di buono abbiamo fatto, insieme, per dare al tifo genovese una misura più accettabile. Se io sono più folcloristico davanti a microfoni e telecamere, è solo perché la carriera mi ha portato in giro per il mondo. Conoscere più lingue è anche un aiuto. Ma se parliamo di football, Bagnoli è un allenatore che non sbaglia mai l'impostazione della partita, uno dei pochi capaci di sistemare la squadra in campo in base alle qualità dei giocatori. Non come altri che prima disegnano la tattica e poi ci appiccicano sopra gli uomini». Un attacco a Sacchi?. «Per carità, ognuno al suo posto». Bagnoli teme intanto i troppi elogi. «Vujadin è un furbone. Perché schemi e tattica sono l'aiuto che un tecnico può, deve, dare ai suoi uomini. Il resto, il più importante, lo fanno loro. I giocatori». Si parla del match, adesso. Boskov è preoccupato: «Sarà una partita da massima concentrazione. Loro sono maghi nel gioco di rimessa. Questo è il vero pericolo. Hanno segnato nove gol in cinque partite. Andate e rivederli. Tutte azioni di contropiede, o quasi». Bagnoli va allo scoperto, senza giri di parole: «I giallorossi hanno ottimi stranieri, e le solite difficoltà di scelta. Stavolta a Boskov le ha risolte la Nazionale argentina che gli ha portato via Caniggia. Mi piacciono molto Mihailovic e Haessler. Tiro e dribbling, due giocate chiave. Quanto ad Aldair è ottimo, purtroppo per noi. Era meglio se giocava Caniggia e non lui. Perché il brasiliano è elemento universale, completo, che sa sostenere la retroguardia e spingere l'attacco. Forte di testa, risolve i problemi del collettivo». Boskov non snocciola nomi. «Non voglio entrare nelle scelte di Bagnoli. Non mi pare abbia problemi, ma neppure io ne ho. Tutti disponibili meno Qaniggia...». Gli stranieri, croce e (forse) delizia. Boskov, lei non è riuscito a trattenere Caniggia... «Respinte con perdite le nostre richieste. Fifa e Uefa sono irremovibili, la Federcalcio non ha avuto voce in capitolo. Caniggia l'abbiamo perso in questi giorni perché in Arabia con l'Argentina. Ditemi se è una cosa seria, una tournée senza sugo. Per lui una mezza vacanza, i compagni di squadra qui a faticare». Bagnoli, come risolve il caso Pancev? «Non è un caso, è un fatto. Pancev è un nerazzurro come gli altri. Se un giocatore si comporta male merita un richiamo all'ordine. Se sgarra una seconda volta il richiamo è più pesante. Sia chiaro, io non voglio approfittare della mia posizione, ma ho il dovere di difendere la società». Boskov e Bagnoli hanno lasciato Genova per due città poli del calcio (Juve permettendo). Nostalgia del mare a portata di mano? Boskov dice sì, ma aggiunge: «Decide sempre la pro¬ fessione. Mi ha portato a Roma. Dopo una carriera buona, ecco una occasione buonissima. I bilanci a fine stagione». Bagnoli: «Io sono un marinaio prudente. Il mare va rispettato. A ogni modo il ritorno a Milano per me non è stato uno choc. Ci andavo spesso da Verona o da Genova. Ho dei parenti, degli amici. La città, l'ambiente, li ho visti cambiare anno per anno. Ma è cambiato più il calcio delle città». In meglio? «La grancassa non è importante, dovrebbe contare la sostanza. Di certo, non è migliorata». Boskov, come va il football? «Di casino in casino. Ma godiamoci questa partita». Bruno Perucca Vujadin Boskov ha 62 anni e l'anno scorso dirigeva dalla panchina le operazioni sampdoriane; Osvaldo Bagnoli ha 57 anni e la scorsa stagione allenava il Genoa

Luoghi citati: Arabia, Argentina, Genova, Milano, Roma, Verona