Anche ipotenti soffrono e come è bello vederli di Curzio MalteseBruno Vespa
Anche ipotenti soffrono e come è bello vederli Anche ipotenti soffrono e come è bello vederli Gad LerL pubblico piace vedere che gli scrittori, i politici e le star dello spettacolo, ogni tanto soffrono. Questo li rende più interessanti. Nell'Italia dell'ultimo decennio era uno spettacolo rarissimo. Poi sono arrivate le elezioni del 5 aprile e le inchieste della magistratura. Ora di colpo la sofferenza dei potenti è diventato il più seguito show televisivo. Gli anchormen fanno a gara per invitare politici inquisiti, amministratori usciti di galera e sindacalisti contestati, e li accolgono con la formula del «caso umano» («la ringraziamo per essere venuto qui a testimoniare nonostante tutto»). Se a Lerner riesce il colpo di De Michelis, Costanzo ha il suo Prada, Ferrara convoca l'intero teatrino di Remo Gaspari con banda comunale e claque annesse, per festeggiare l'arresto della giunta abruzzese «via satellite da Gissi». Nientemeno. Tutti si sottopongono alla gogna del medioevo elettronico, rimediano fischi e ululati dagli «autonomi» delle piazze televisive, che son diventate altri pezzetti d'Italia ingovernabile. Perché ci vanno? Voglia di espiare? Forse è soltanto l'abitudine a rimontare i fatti con le parole. Ma nessuno li ascolta. Al tribunale del popolo televisivo contano le facce. Il primo piano è la sentenza. Bettino Craxi spende le frasi di sempre. Dice: «Il segretario de) partito... che sono io... e che intendo rimanere saldamente alla direzione». Ma le famose pause si caricano d'angoscia. Il mezzo giro dello sguardo non è più padronale: serve a intercettare i proiettili vaganti. Un John Wayne convertito allo spaghetti-western. Il Tg2, ormai craxiano a mezzo servizio, compensa per due giorni col parere di Martelli. E' l'era dei tg dimezzati. Il Tgl servitor di due de si rivela nel pendolarismo di Bruno Vespa, che un giorno intervista Martinazzoli e l'altro Forlani. Il direttore (in scadenza) del Tgl combatte per la prima volta nella carriera dalla parte di una causa persa: la sua. Ma con una grinta e una fantasia insospettate. La metamorfosi alla rovescia di Vespa in umano si realizzata in diretta il 6 aprile, quando - al termine di GianfranBruno Vrove I è re I apri er o Funari spa una notte agitata di incubi - il nostro si è svegliato e ha scoperto con raccapriccio che la De era al 30 per cento e il quadripartito ridotto a un colabrodo. L'uomo somatizza subito. Il viso da bimbo gonfio si comprime e assume per sempre una piega amara. Il tono da sommesso si fa esasperato. Vespa litiga (!) con Giorgio La Malfa che gli intima di dimettersi («Lei se ne deve andare con tutta la vecchia de»). Tra i nei s'affacciano le prime rughe. Diventa solitario e simpatico, nel suo accanimento. Tra lunedì e martedì il pervicace direttore si reca in breve sequenza dal nuovo e vecchio «azionista di riferimento». Il primo incontro, molto «lanciato» dai tg, è deludente. Martinazzoli è un gelido galantuomo del profondo Nord, lontano anni luce dalla de televisiva, andreottimista, battutara, da «Crème Caramel». «Pare Zaccagnini vestito Armani», dice Funari. Si sforza di parlar chiaro, come molti politici adesso, col risultato di spiazzare gli intervistatori allevati nel politichese. Soprattutto, non risponde alla questione che maggiormente preme a Vespa: «Sceglierà i suoi collaboratori nel partito o anche fuori?». Di ben altro valore è il duetto Vespa-Forlani del giorno dopo, martedì. Un vero documento sull'informazione pubblica. Siamo nel giardino di casa Forlani. I due, ex segretario e superstite direttore, si tengono a braccetto. Intorno, alberi da quadro naif e, acquattate tra i cespugli, guardie del corpo che la telecamera cerca di tagliare dal campo visivo per non turbare l'aria intima del colloquio. Non è proprio un'intervista. Vespa non ha mai fatto domande a Forlani. Piuttosto, gli esprime solidarietà. «Ma che cosa rimprovera la gente alla de?». Forlani sospira. I due non hanno radiomicrofono. Dalle giacche pendono fili bianchi. Sembrano teleguidati. I cavi ne impacciano i movimenti, limitano i confini della passeggiata. Vanno avanti e indietro in pochi metri - effetto claustrofobico - dandosi il braccio e le battute come due vecchi attori. I poliziotti, lontani e immobili, sono sagome di gente. Curzio Maltese sse^J no Gad Lerner Gianfranco Funari Bruno Vespa
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